di Annamaria Villafrate - Un atto che fa riferimento ad un generico "conferimento di incarico" non è sufficiente per rilasciare un mandato al difensore. Lo ha stabilito la Cassazione (con la recente sentenza n. 29590/2017 sotto allegata), pronunciandosi sul ricorso di un avvocato.
La vicenda
La vicenda che ha condotto la Cassazione a pronunciarsi in tal senso ha inizio nel momento in cui l'avvocato attore si rivolge al Tribunale per chiedere la condanna di due clienti al pagamento del corrispettivo dovuto in relazione all'attività di assistenza, consulenza, rappresentanza e difesa nelle controversie giudiziali e stragiudiziali svolta su loro incarico. Il Tribunale condannava i clienti al pagamento, riducendo però vistosamente l'importo richiesto dal legale a titolo di corrispettivo. L'avvocato a quel punto ricorreva in appello, sostenendo che "l'accordo richiamato valeva a conferire incarico per tutte le cause e procedure indicate".
La Corte d'appello però respingeva le richieste del legale "stante l'assoluta genericità del documento".
Da qui il ricorso alla Suprema Corte.
Avvocati: l'atto di conferimento generico non ha valore di mandato
Ma la Cassazione rigetta le doglianze del legale. In merito all'interpretazione dell'atto di conferimento di incarico professionale oggetto di controversia, gli Ermellini precisano, infatti, che: "si tratta di un atto dal contenuto generico, che non individua alcuna controversia specifica", esso, pur facendo riferimento ad un "conferimento di incarico, non è realmente idoneo a rilasciare alcun mandato al difensore, ma vale soltanto a fissare un accordo quadro generale, finalizzato all'individuazione dei criteri di computo dei compensi in relazione agli incarichi che sarebbero stati in futuro conferiti". Per cui il ricorso è rigettato.
Cassazione n. 29590 11/12/2017• Foto: 123rf.com