di Valeria Zeppilli - Chi scrive dei post denigratori su Facebook corre il rischio concreto di subire una condanna penale per diffamazione e, con il diffondersi dell'utilizzo di tale social network, sono sempre più numerose le sentenze che confermano la concretezza di tale rischio.
Ad esempio, con la pronuncia numero 101/2018 (qui sotto allegata), la Corte di cassazione ha confermato la condanna per il reato di diffamazione a mezzo strumenti informatici inflitta dal giudice del merito a un uomo, colpevole di aver utilizzato Facebook per offendere un avvocato coinvolto nel suo giudizio di separazione personale dalla moglie.
Niente manipolazioni
A propria difesa, l'imputato aveva tentato di rilevare che il suo sito Facebook era stato manipolato da altri e che altri avessero quindi postato il commento denigratorio.
Tuttavia, nel corso del giudizio diversi elementi fattuali avevano dimostrato l'infondatezza di tale giustificazione, anche considerando che il sistema di tale social network impedisce detto tipo di manipolazioni.
Portata offensiva del commento
Il commento, inoltre, era effettivamente inerente alla vicenda del reo e alla sua separazione dalla moglie ed era caratterizzato da un'evidente portata lesiva dell'onorabilità e della reputazione professionale dell'avvocato. Esso trasmodava dai limiti di verità e di continenza dell'espressione, era stato espresso in relazione a un problema particolarmente sensibile ed era caratterizzato da animosità e linguaggio tali da rendere impossibile scriminarlo, considerato anche che erano rapportati alla sorte dei figli.
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