Per il TAR Piemonte non è possibile ospitare cani in casa senza alcun limite, potendo giustificarsi il sequestro degli animali tenuti in condizioni incompatibili

di Lucia Izzo - Troppi cani tenuti in casa in condizioni igieniche e di alloggiamento non consone, possono far scattare i provvedimenti dell'autorità e addirittura il sequestro amministrativo degli animali a seguito di un'ispezione disposta dalla Procura.


È quanto avvenuto a una coppia nella vicenda analizzata dal T.A.R. Piemonte, sez. II, che ha respinto le loro doglianze nella sentenza n. 1378/2017 (qui sotto allegata).


I ricorrenti si scagliano contro l'ordinanza con cui il Comune ha disposto il trasferimento di tutti i 29 cani presenti presso la loro proprietà, ad esclusione di 5 animali da individuarsi in accordo con i responsabili del Presidio Multizonale Veterinario.

La vicenda

Il Comune costituitosi in giudizio, evidenzia come, a seguito delle lamentele di alcuni vicini, il servizio veterinario di igiene e sanità pubblica della ASL competente aveva effettuato un sopralluogo presso la proprietà, riscontrando una situazione critica.


In un primo momento, ai ricorrenti era stato prescritto di provvedere allo sgombero di materiali ivi accumulati, alla pulizia e disinfezione; provvedimento rimasto, tuttavia, inottemperato.


In seguito a nuovi esposti, dunque, veniva effettuato un sopralluogo da cui scaturiva il verbale poi oggetto di convalida e successiva opposizione: in particolare, i Carabinieri rilevavano la presenza dei 29 cani detenuti in condizioni incompatibili con la loro natura per numero, modalità di custodia e promiscuità.

In aggiunta, il Comune rappresenta come la fase esecutiva del provvedimento impugnato fosse apparsa piuttosto travagliata, poichè la proprietà, dapprima, rifiutava l'accesso, quindi non interveniva spontaneamente.

Inoltre, soggiunge l'amministrazione, con un nuovo sopralluogo in una fase successiva venivano individuati ulteriori 14 cani, oltre ai 29 già oggetto dei provvedimenti impugnati, che risultavano convivere con ratti, con i quali condividevano cibo e acqua, oltre che essere affetti da patologie comportamentali.

Rischia il sequestro degli animali chi detiene troppi cani in condizioni inadeguate

Il T.A.R. si pronuncia in primis sulla natura dell'atto impugnato, chiarendo che il sequestro confermato in sede di opposizione resta un provvedimento di natura cautelare, destinato a perdere automaticamente efficacia ove non intervenga la confisca (che lo assorbe) e comunque nel massimo termine di sei mesi. Nel caso in esame, pertanto, il ricorso viene ritenuto improcedibile per la perdita di efficacia ex lege del provvedimento di sequestro.

Quanto al merito, il Tribunale valuta le relazioni di esperti prodotte dai ricorrenti dalle quali emergerebbero considerazioni diverse circa lo stato di detenzione dei cani: secondo il Collegio, infatti, queste non sarebbero idonee a sconfessare i plurimi accertamenti disposti dall'amministrazione e prodotti in giudizio, aventi tutti esito sostanzialmente univoco circa la condizioni critiche in cui venivano tenuti gli animali.

Addirittura, spiega il T.A.R., in una delle due relazioni invocata a proprio favore da parte ricorrente, si legge espressamente come il veterinario redattore non abbia potuto osservare gli animali.

Inammissibile anche la memoria con cui i ricorrenti si sono lamentati della richiesta (ritenuta da loro illegittima) relativa alle spese per il mantenimento dei cani: non solo tale memoria difensiva non è stata notificata, ma la problematic atterrebbe comunque alla giurisdizione del giudice ordinario.

TAR Piemonte, sentenza n. 1378/2017

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