di Gabriella Lax - Il rischio è pagare tanti contributi minimi seppur il guadagno è molto basso. Per questo motivo molte casse professionali tentano di trovare rimedi. E' Repubblica a rendere noto lo sforzo della Cassa forense, con un'intervista al presidente Nunzio Luciano, che ha apportato correzioni necessarie stante il numero di 240mila iscritti ed il reddito medio di 38 mila euro.
Cassa forense, in attesa della decontribuzione intelligente
Il presidente spiega che si è attivata una sorta di "decontribuzione intelligente", ovvero la stessa Cassa ha statuito una temporanea abrogazione per gli anni dal 2018 al 2022 del contributo integrativo minimo del 14,5 per cento per i suoi iscritti.
Sarà possibile attuarlo e dare un aiuto a chi guadagna poco?
Attualmente il provvedimento proposto sulla decontribuzione è al vaglio dei ministeri vigilanti, Economia e Giustizia e potrà entrare in vigore solo dopo l'approvazione. Il presidente Luciano chiarisce che c'erano 40mila avvocati che pagavano il contributo integrativo di 710 euro su base annua così «abbiamo deciso di eliminare per cinque anni la contribuzione minima per aiutare i più deboli. Il collega che guadagna poco, versa in relazione a quello che ha incassato effettivamente, cioè in base a quanto gli paga il cliente».
In ogni caso gli iscritti alla Cassa potranno comunque beneficiare dell'assistenza della stessa per casi che vanno dalle maternità ai familiari con handicap, poiché il sistema di welfare sia attivo sia passivo è ben impostato: con 8.000 avvocati che usufruiscono della polizza sanità.
Infine, oltre alle riduzioni, per i giovani avvocati è prevista la banca dati giuridica gratuita, il rimborso di stampante e prodotti tecnologici ma, badate bene, non il telefono cellulare, e sono previsti 64 milioni di euro per la polizza grandi rischi e gravi malattie.