di Valeria Zeppilli - Anche chi contrae troppi debiti per via del gioco può essere sottoposto ad amministrazione di sostegno, considerato che la giurisprudenza è ormai consolidata nell'affermare che tale misura di protezione può essere adottata anche in presenza dei presupposti di interdizione o di inabilitazione e quindi anche quando ricorre una condizione di progalità.
L'ultima testimonianza di tale orientamento è rappresentata dalla sentenza della Corte di cassazione numero 5492/2018 del 7 marzo (qui sotto allegata), che si è occupata della vicenda di una donna che aveva contratto con un bar un debito di 34mila euro, di cui la metà per l'acquisto di gratta e vinci. Non solo. La signora aveva anche contratto diversi prestiti con un istituto di credito e uno di 40mila euro con la figlia, stipulato un mutuo Inps con cessione del quinto della pensione e accumulato alcuni debiti condominiali.
La prodigalità
Nella sentenza in commento, che ha confermato l'amministrazione di sostegno in capo alla donna, i giudici hanno peraltro chiarito cosa debba intendersi per prodigalità, specificando che il concetto non è necessariamente connesso con una specifica malattia o con un'infermità.
Tale comportamento, che si traduce in un'abituale "larghezza nello spendere, nel regalare o nel rischiare eccessivamente rispetto alle proprie condizioni socio-economiche e al valore oggettivamente attribuibile al denaro", configura quindi una causa autonoma di inabilitazione ai sensi dell'articolo 415, comma 2, del codice civile, "anche quando si traduca in atteggiamenti lucidi, espressione di libera scelta di vita, purché sia ricollegabile a motivi futili".
In sostanza: potenzialmente anche quando si esagera con i gratta e vinci.
Corte di cassazione testo sentenza numero 5492/2018• Foto: 123rf.com