di Gabriella Lax - Corte di giustizia Ue, ok all'accesso ai dati personali per reati minori. Possono essere consentite compressioni della privacy per ragioni investigative anche quando l'autorità giudiziaria procede per reati non particolarmente gravi.
A questa conclusione arriva l'Avvocato generale della Corte Ue, nelle conclusioni della causa C-207/16: il diritto comunitario non impedisce che la magistratura possa avere accesso ai dati di identificazione, detenuti da fornitori di servizi di comunicazione elettronica, quando questi dati permettono di rintracciare gli autori di un reato non grave.
In sostanza, si legge, «una misura che consenta alle autorità nazionali competenti di accedere, a fini di contrasto a reati, ai dati di identificazione degli utenti dei numeri di telefono attivati da un telefono cellulare specifico e durante un periodo limitato comporta un'ingerenza, nei diritti fondamentali garantiti da detta direttiva e dalla Carta, che non raggiunge un livello di gravità sufficiente affinché occorra riservare un tale accesso ai casi in cui il reato in questione presenti un carattere grave».
Corte Ue, accesso più facile ai dati telefonici
Il tutto ha origine dopo la rapina di un portafoglio e di un telefono cellulare e la richiesta della polizia giudiziaria spagnola al giudice istruttore di poter accedere ai dati identificativi degli utenti dei numeri di telefono attivati dal telefono rubato. La richiesta è stata respinta dal giudice istruttore che ha ritenuto i fatti oggetto d'indagine non costituivano un reato grave, punito cioè con pena superiore a 5 anni di detenzione. Questo perché in Spagna l'accesso ai dati d'identificazione è possibile solo per questi ultimi reati.
Come chiarisce il Sole 24 Ore, la direttiva sulla vita privata e le comunicazioni elettroniche prevede che i Paesi Ue possono limitare i diritti dei cittadini se la restrizione è una misura necessaria per l'accertamento di reati.
La Corte di giustizia ha utilizzato la nozione di «reati gravi» per valutare la legittimità e la proporzionalità di un'ingerenza nel diritto al rispetto della vita privata e della vita familiare e nel diritto alla protezione dei dati di carattere personale. A tale proposito il risultato è che la richiesta della polizia giudiziaria spagnola non è invasiva, considerato che è volta a una possibilità di accesso per un'indagine penale a dati detenuti a fini commerciali da fornitori di servizi e riguarda solo l'identità (nome, cognome ed eventualmente indirizzo) di una categoria ristretta di abbonati o utenti di uno specifico mezzo di comunicazione, quelli il cui numero di telefono è stato attivato dal telefono cellulare il cui furto costituisce l'oggetto dell'indagine, e per un periodo limitato.
Aspetti dannosi modesti per le persone interessate dalla richiesta di accesso, se si considera inoltre che i dati richiesti non sono saranno diffusi e la facoltà di accesso offerta alle autorità di polizia è tutelata con garanzie procedurali per il controllo giurisdizionale.
Conclusioni Avvocato Corte Giustizia Ue• Foto: 123rf.com