di Valeria Zeppilli - L'etilometro è uno strumento utilissimo per accertare l'eventuale stato di ebbrezza degli automobilisti, largamente utilizzato dalle forze dell'ordine e in grado, in pochi attimi, di valutare se un determinato conducente abbia o meno superato i limiti di assunzione di bevande alcoliche fissati dal nostro ordinamento e in che misura.
Tuttavia anche l'etilometro può incontrare dei problemi applicativi che ne renderebbero imprescindibile un utilizzo meno rigido.
Uno tra questi è quello che si riscontra nel caso in cui l'accertamento venga svolto nei confronti di un soggetto che, a causa di una disabilità, non è in grado di soffiare in maniera adeguata e impedisce, in tal modo, la corretta esecuzione dell'alcoltest.
Incapacità di soffiare
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Un lettore ci racconta, ad esempio, di essere stato sottoposto a etilometro ma di non essere riuscito a emettere, come l'aria necessaria nel tempo richiesto, nonostante i molteplici tentativi. Ciò per problematiche correlate alle vie respiratore che lo rendevano incapace di soffiare con la giusta energia.
Gli agenti accertatori hanno paragonato la sua situazione a quella di chi si rifiuta di sottoporsi ad alcoltest (e quindi a quella di chi ha nel sangue una quantità di alcol superiore a quella massima consentita dalla legge); le conseguenze sono state il sequestro del veicolo e il ritiro della patente.
Serve più flessibilità
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La vicenda denuncia una realtà che presenta non pochi vizi: quella che subiscono persone che, nonostante la loro disabilità, sono costrette a trascorrere mesi se non anni tra indagini ed eventuali procedimenti proprio a causa della patologia che le affligge.
È evidente quindi che l'etilometro, sebbene sia uno strumento utilissimo per la salvaguardia della sicurezza su strada, debba essere utilizzato in maniera appropriata da chi lo ha a disposizione ed eventualmente anche accantonato a favore del prelievo del sangue nel caso in cui sia evidente che non è in grado di assolvere alla sua funzione.
Volume insufficiente
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Si rende a questo punto opportuna una breve digressione sul responso di "volume insufficiente", che è quello che l'etilometro dà quando non rileva tutta l'aria necessaria per funzionare adeguatamente. In particolare, è interessante quanto affermato dalla Corte di cassazione con la sentenza numero 19161/2016.
In tale pronuncia si legge, infatti, che "La misurazione ... non può ritenersi inficiata dall'inspirazione di un volume d'aria minimo; anzi, può dirsi acquisita, in nome del favor rei, una misurazione verosimilmente inferiore per difetto al reale, della quale ovviamente il prevenuto non ha motivo di dolersi. L'nsufficienza del quantitativo d'aria immessa nell'etilometro non esclude che l'apparecchio sia in grado di rilevare il tasso di etilemia; qualora lo strumento pervenga alla misurazione dell'etilemia, nonostante il volume insufficiente d'aria in esso inspirata dal prevenuto, ma tale comunque da consentirne il funzionamento, il tasso alcolemico così riscontrato (da ritenersi inferiore a quello che si sarebbe rilevato nel diverso caso di immissione di un volume d'aria invece "sufficiente") può essere assunto a fondamento della decisione".
Si ringrazia il Consulente Tecnico Investigativo Giorgio Marcon per la cortese segnalazione