Le forme di governo indicano la tipologia di rapporti intercorrente tra gli organi titolari del potere, la distribuzione del potere tra gli stessi configura la forma di governo

Guida diritto costituzionale

Forme di governo: cosa si intende

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Con questo riferimento si indicano comunemente le modalità di articolazione delle funzioni politiche tra i diversi organi dello stato, e in particolare le dinamiche relazionali tra il potere esecutivo e legislativo.

In particolare, le forme di governo indicano le tipologie di rapporti che intercorrono tra gli organi titolari del potere d'imperio (organi che nello specifico svolgono le cd. funzioni statali): la distribuzione di questo potere tra il Capo dello stato, il Governo (funzione di direzione politica e amministrativa) e il Parlamento (funzione legislativa), configura la forma di governo.

Classificazione delle forme di governo

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In base ai criteri classificatori delle varie forme di governo si può distinguere tra forme di governo storiche (lo sono la monarchia assoluta e la monarchia costituzionale) o contemporanee (in cui rientrano la monarchia o la repubblica parlamentare, la repubblica presidenziale, la repubblica semipresidenziale e la repubblica direttoriale).

Una seconda distinzione, più puntuale e rispettosa delle differenze, attiene invece alla divisione dei poteri e alla ripartizione delle competenze tra i vari organi costituzionali. Si avranno in questo caso forme di governo pure, quando cioè non esiste una forma di dipendenza reciproca tra potere esecutivo e legislativo (è il caso della monarchia costituzionale, e della repubblica presidenziale) ovvero miste, quando invece sono previste forme di collaborazione tra i due poteri (come succede nella monarchia parlamentare, repubblica parlamentare e repubblica semipresidenziale).

E da ultima, la terza classificazione, pone l'accento sulle forme di governo democratiche. In base a questo criterio, la distinzione è tutta concentrata sulla figura del capo dello stato, in quanto titolare del potere sovrano in modo ereditario o elettivo, configurandosi in questo modo la forma di governo monarchica (monarchia costituzionale, monarchia parlamentare) o repubblicana (repubblica presidenziale, repubblica parlamentare, repubblica semipresidenziale).
Delle tre tipologie di distinzione tra forme di governo, quella che occorre prediligere è la seconda, che si concentra sulla ripartizione delle competenze tra gli organi costituzionali, definita la quale, lo stesso ragionamento si potrà applicare anche alle altre distinzioni citate.

Forme di governo pure

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Tra le forme di governo pure rilevano la monarchia costituzionale, la repubblica presidenziale e direttoriale:

Monarchia costituzionale

Definita anche monarchia limitata, essa caratterizza la prima fase dello stato liberale, e da questo mutua il principio di separazione dei poteri. È una forma di governo di transizione tra la monarchia assoluta e quella parlamentare, con un assetto fortemente dualistico, (fondato cioè su due centri di potere, con una scissione netta tra la figura del monarca e la figura assembleare del parlamento).

Un esempio storico di monarchia costituzionale la troviamo Inghilterra (dal 1625-1626); in Francia (1814-1848), in Prussia/Impero tedesco (1850-1918); in Austria-Ungheria (1867-1918); nel Regno di Sardegna (dopo il 1848). È la prima forma di governo dove è stabilmente accolto il principio di separazione dei poteri. Il re mantiene una posizione di vantaggio (è inamovibile e titolare del potere di scioglimento della camera elettiva e di quello di approvare le leggi parlamentari). Il dualismo si scorge appieno perché si ha una contrapposizione tra monarca e parlamento, nell'assenza di un organo costituzionale intermedio (il governo). Questa forma di governo nasce storicamente per obbligare il sovrano a convocare il parlamento in tutti i casi in cui si disponessero provvedimenti di spesa o provvedimenti sui diritti (è il caso della celeberrima riserva di legge: no taxation without representation). Il sovrano detiene infine poteri in campo giurisdizionale, ma questi devono essere condivisi con il parlamento. Le teorie dell'assolutismo vengono superate nella fase del cosiddetto dispotismo "illuminato" in cui si fanno strada alcune prime riforme che tengano conto delle esigenze individuali e collettive.

Repubblica presidenziale

l'esempio storico più risalente è dato dalla costituzione USA del 1787, in cui è prevista una rigida separazione fra legislativo ed esecutivo, ancora attuale. L'esecutivo è impersonato da una sola persona, un presidente sia Capo dello stato che del governo, eletto a tempo determinato (direttamente dal corpo elettorale o quasi) senza possibilità di revoca da parte degli elettori, lo stesso non ha però la facoltà di sciogliere anticipatamente l'organo legislativo (in questo modo si dimostra la separazione netta di questa forma di governo, dove il parlamento non può provocare le dimissioni del presidente e il presidente non può sciogliere il parlamento). La durata degli organi è cioè fissa, e si vedrà come il Presidente non possa essere sfiduciato dal parlamento, tranne che per l'istituto della messa in stato d'accusa, al ricorrere di specifiche condizioni… I vantaggi di questa forma sono certamente l'esistenza di un esecutivo stabile, mentre lo svantaggio più prossimo è il realizzarsi di paralisi quando l'organo presidenziale si trovi in forti contrasti con un legislativo di diverso schieramento politico.
Tipica di questa forma di governo è allora l'esistenza di una serie di controlli fra i poteri che consentono di governare. In realtà occorre sottolineare come non ci sia una separazione pura tra i due poteri, intervenendo in molti casi i cosiddetti checks and balances (contrappesi), che rappresentano lo strumento che compensa questa formale rigidità della separazione dei poteri. Quella USA è una delle maggiori forme di governo circolate nel corso dei decenni. Il continente in cui il modello è stato maggiormente importato è quello del centro America e sud America. In questi paesi oggi possiamo parlare di forme di presidenzialismo con tratti parlamentari (Paraguay, Costa Rica, Panama) oppure forme di presidenzialismo parlamentarizzato (Argentina e Colombia), in ogni caso rappresentando delle applicazioni che hanno snaturato la forma di governo presidenziale (cosiddetto presidenzialismo).

Repubblica direttoriale

E' il terzo e ultimo esempio di forma di governo pura. È l'unico caso in cui un collegio composto da sette persone funge da Capo dello Stato e del Governo. Anticamente questa forma di governo nasce in Francia con la costituzione rivoluzionaria dell'anno III; mentre oggigiorno l'unico esempio attuale è dato dalla Svizzera. Carattere precipuo è la forte separazione tra il potere legislativo e il potere esecutivo collegiale (il direttorio). Il Parlamento nomina infatti i membri del direttorio, quale organo esecutivo, ma non può revocarli da questo incarico. Il governo non è infatti espressione della sola maggioranza parlamentare, ma è espressione di tutte le anime politiche all'interno dell'organo legislativo. La presidenza del Direttorio è annualmente individuata dall'Assemblea federale (il parlamento) per motivi di rappresentanza e di rapporti con l'estero, in realtà il presidente è un primus inter pares e non esercita funzioni diversificate.

Forme di governo miste

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Tra le forme di governo miste rilevano invece il governo parlamentare, la dittatura, o anche il consociativismo:

Governo parlamentare

è una forma di governo ampia e che può comprendere sia l'accezione repubblicana, sia quella monarchica. Caratteri ricorrenti e fondamentali di questa forma sono la previsione che la nomina del capo del governo spetti sempre formalmente al capo dello stato; la presenza di un gruppo di ministri; la prassi per cui al venir meno della fiducia parlamentare seguono le dimissioni governative; e come contrappeso a questa previsione il potere di scioglimento delle camere elettive riservato all'esecutivo (anche se formalmente viene attribuito al capo dello stato, di concerto con l'esecutivo e i vari gruppi parlamentari).
Per trattare questa forma di governo, occorre operare una classificazione in base alla preminenza di uno specifico organo costituzionale sugli altri. In questo modo si avrà un governo parlamentare a preminenza assembleare, nel caso in cui a essere accentuato sia il ruolo del parlamento rispetto al governo ovvero un governo parlamentare a preminenza del gabinetto ministeriale o del suo presidente, dove cioè il governo dirige l'attività dell'assemblea (e anche all'interno di questo caso si potrà operare un'ulteriore distinzione tra governi parlamentari con fiducia all'intero gabinetto ministeriale come nel caso italiano e governi parlamentari con fiducia al solo primo ministro come nel caso della Germania e della Spagna, paesi in cui opera inoltre il particolare istituto della fiducia costruttiva).
Scendendo nel dettaglio della forma parlamentare e considerando dapprima la monarchia parlamentare, occorre rilevare come questa rappresenti un'ulteriore fase evolutiva della forma di stato monarchica (prima assoluta e poi costituzionale). Gli aspetti comuni alle varie esperienze sono la perdita progressiva del potere politico da parte del sovrano, ridotto meramente a funzioni simboliche e tradizionali, un legame fiduciario tra il parlamento e il governo. Questo modello di monarchia parlamentare è oggi meno frequente e proponibile di quanto non lo fosse in passato, ma alcune delle forme di democrazia più stabili del continente europeo adottano tuttora questa forma di governo (la troviamo infatti in Belgio, Canada, Danimarca, Giappone, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Regno Unito, Spagna, Svezia…).

Analizzando ora il modello della repubblica parlamentare, si deve evidenziare subito come non si distingua troppo dalla monarchia parlamentare, con l'eccezione fondamentale che il Capo dello stato non è ereditario, bensì eletto dal parlamento, da un collegio elettorale, appositamente convocato e dal popolo. Il parlamento si rapporta con il governo mediante l'istituto della fiducia, svolgendo un controllo costante sugli atti adottati dall'esecutivo.

La forma parlamentare può essere più o meno modificata (cosiddetta razionalizzata) da strumenti istituzionali volti a evitare un'eccessiva instabilità dell'esecutivo, rafforzando la figura del governo.
Ad oggi si caratterizzano per essere repubbliche parlamentari, adottando una forma di governo che non accetta la rigidità della separazione fra legislativo ed esecutivo, paesi come: Albania, Austria, Bulgaria, Croazia, Estonia, Finlandia, Germania, Grecia, India, Iraq, Irlanda, Islanda, Israele, Italia, Lettonia, Lituania, Macedonia, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Tunisia, Ungheria.

Governo semipresidenziale

Presenta caratteri tipici della forma parlamentare per quanto riguarda i rapporti tra parlamento e governo e caratteri della forma presidenziale, riconoscendosi una netta prevalenza del capo del governo. Differisce da queste forme, precedentemente analizzate, per l'equilibrio diarchico che si viene a creare tra capo del governo e capo dello stato e per la netta prevalenza del capo dello stato sugli altri organi, salvo nei periodi di coabitazione,. Nella forma di governo semipresidenziale si procede all'elezione diretta del Parlamento e del presidente della Repubblica. Il caso più tipico e paradigmatico è dato dalla quinta Repubblica francese (l'attuale dal 1958).
In Francia il corpo elettorale elegge: l'Assemblea legislativa e il Presidente della repubblica. L'Assemblea legislativa accorda la fiducia al Governo e il Presidente della repubblica nomina l'esecutivo. Il Capo dello stato ha il controllo sulla politica estera, possiede significativi poteri di indirizzo politico (che di solito appartengono invece all'esecutivo e non al Presidente della Repubblica) e importanti prerogative in materia militare e d'emergenza. Il potere esecutivo monopolizza con il proprio indirizzo l'attività legislativa, eppure ed è qui molto rilevante, il Consiglio dei ministri che non dipende dal Capo dello stato, ma è legato al parlamento da un rapporto fiduciario.
Attualmente adottano la forma semipresidenziale stati come Algeria, Armenia, Egitto, Francia, Portogallo, Romania, Russia, Siria, Taiwan, Tunisia, Ucraina.

Dittatura

Forma di governo autoritaria, dove il potere politico appartiene a un singolo organo (monocratico o collegiale ristretto) che si presenta il più delle volte superiore alle stessi leggi o alla costituzione. Potere il più delle volte imposto con la forza sui consociati, che fa sì che venga svolta un'opera di repressione del dissenso politico e dell'opposizione. Forme di dittatura sono rinvenibili in ogni tempo storico: dai romani (si pensi alla dittatura di Cesare), nominato dai consoli su proposta del senato, alle dittature moderne (specie conseguenti alle rivoluzioni borghesi) fino ad arrivare alle dittature del Novecento.

Governo presidenzialista

forma che presenta una netta preminenza presidenziale, con la presenza però di collegamenti fra esecutivo e legislativo. Possiamo individuare forme di presidneizalismo nei modelli ibero-americano. In tutti questi casi il Capo dello stato è eletto con voto popolare, e viene dotato di poteri forti (tra cui quello di scioglimento della assemblea, che invece non è previsto nella forma presidenziale) e che non subisce il contrappeso di un forte potere giudiziario; sono differenti le forme di collaborazione e di condizionamento tra i vari poteri (tra cui differiscono le forme di responsabilità politica del presidente), per cui in questi stati il tipico sistema dei pesi e contrappesi è quasi completamente azzerato.

Governo neoparlamentare

Consiste in un esperimento politico attuato nello stato di Israele tra il 1992 e il 2001 e mai più replicato. Prevedeva infatti l'elezione diretta del primo ministro da parte del corpo elettorale, che esprimeva la propria preferenza contestualmente alle elezioni del parlamento. Questo sistema implicava una forte relazione fiduciaria fra parlamento e governo; e a quest'ultimo spettava il potere di scioglimento anticipato dell'assemblea che, però, comportava le conseguenti dimissioni dello stesso esecutivo, secondo la formula aut simul stabunt aut simul cadent.

Consociativismo

Negli ultimi anni la dottrina si è interessata anche a questa forma di governo che garantisce una rappresentanza ai diversi gruppi etnici che compongono un paese profondamente diviso per caratteri culturali, linguistici, sociali…

Viene spesso adottato per gestire i conflitti che sorgono in comunità nazionali profondamente divise e che ancora sono alla ricerca del proprio percorso costituzionale, di recentissima formazione.

Bibliografia essenziale:

L. Mezzetti, Manuale breve di diritto costituzionale, Giuffrè editore

G. De Vergottini, Diritto costituzionale comparato, Cedam

A. Barbera, C. Fusaro, Corso di diritto costituzionale, il Mulino


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