di Gabriella Lax - L'imposta introdotta dal governo sui "money transfer" è discriminatoria nei confronti degli stranieri residenti in Italia. Ad affermarlo è l'Autorità garante della concorrenza e del mercato nel bollettino n. 7 del 18 febbraio 2019.
Agcm su "money transfer", imposta discriminatoria
Agcm ha richiesto la modifica del decreto legge in materia fiscale del 23 ottobre 2018 che riguarda i "money transfer", utilizzati dagli stranieri residenti in Italia per mandare soldi alle loro famiglie.
La tassa sui money transfer, ricordiamo, è stata introdotta dal 1° gennaio 2019 e consiste nel versamento dell'1,5% del valore di ogni singola operazione effettuata, a partire da un importo minimo di 10 euro, sui trasferimenti di denaro, escluse le transazioni commerciali, effettuate verso Paesi non appartenenti all'Unione europea e da istituti di pagamento che offrono servizi di rimessa di somme di denaro.
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Una tassa che, secondo l'analisi dell'Antitrust «ingiustificatamente discriminatoria» perché riguarda solo i money transfer e non le banche, italiane o di altri paesi, o le Poste. Per il Garante è probabile che gli effetti dell'imposta ricadranno soprattutto sugli stranieri che usano i money transfer per inviare soldi alle famiglie nei paesi d'origine, facendo così venir meno il grado di trasparenza sulle condizioni economiche di questo servizio, già non molto chiare perché influenzate da commissioni e tassi di cambio.
Alla luce delle sue valutazioni, l'Agcm chiede che si intervenga affinché la norma citata possa essere modificata, per eliminarne gli effetti discriminatori tra operatori attivi nell'offerta di servizi di rimessa di denaro e per ripristinare le condizioni per un corretto confronto competitivo.
Scarica pdf Bollettino Agcom 8 febbraio 2019• Foto: 123rf.com