di Lucia Izzo - La legge di Bilancio 2018 ha stabilito un aumento della platea degli aventi diritto all'Ape Social e dei soggetti a cui è consentito andare in pensione con 41 anni di contributi (c.d. lavoratori precoci).
In particolare, ne è uscito esteso l'elenco delle c.d. professioni gravose: i lavoratori delle 15 categorie sono dispensati per il 2019 dall'adeguamento dell'età pensionabile per le quali l'uscita dal mondo del lavoro rimarrà fissata a 66 anni e sette mesi. Di conseguenza a tali lavoratori sarà consentito andare in pensione anticipatamente con l'ape sociale.
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Pensione lavoratori gravosi
Tuttavia, a partire da quest'anno, i lavoratori che svolgono attività "gravose" vedono allontanarsi l'arrivo della pensione di tre mesi rispetto allo scorso anno. Si tratta di una conseguenza dovuta all'introduzione delle finestre mobili operata dal D.L. n. 4/2019 (conv. in legge n. 26/2019).
Si tratta dei lavoratori appartenenti a 15 categorie, dagli operai dell'industria estrattiva, dell'edilizia e della manutenzione degli edifici fino ai conduttori di convogli ferroviari, mezzi pesanti e camion, passando per insegnanti della scuola dell'infanzia e personale delle professioni ospedaliere con lavoro in turni.
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Nei loro confronti, nel biennio 2019-2020, non viene applicato lo scatto di cinque mesi, consentendo loro di poter ancora andare in pensione a 66 anni e sette mesi se hanno raggiunto un minimo di 30 anni di contributi e qualora le attività gravose siano state svolte per almeno 7 anni negli ultimi 10 prima del pensionamento.
Le finestre mobili introdotte dal dl n. 4/2019
Qui si è innestato l'art. 15 del D.L. n. 4/2019 che ha stabilito che, a decorrere dal 1° gennaio 2019 e con riferimento ai soggetti la cui pensione è liquidata a carico dell'AGO e delle forme sostitutive ed esclusive della medesima, nonché della gestione separata di cui all'art. 2, comma 26, della L. n. 335/95, l'accesso alla pensione anticipata è consentito se risulta maturata un'anzianità contributiva di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Ancora, è stabilito che il trattamento pensionistico decorre trascorsi tre mesi dalla data di maturazione dei predetti requisiti.
Il decreto legge, inoltre, ha congelato fino al 31 dicembre 2026 gli adeguamenti alla speranza di vita, indipendentemente dall'attività svolta. Di conseguenza, dal momento in cui si matura il diritto al pensionamento e quello in cui effettivamente si andrà in pensione dovrà trascorrere una finestra trimestrale.
Non ha trovato dunque attuazione l'ipotesi, avanzata durante l'iter di conversione del provvedimento, di cancellazione delle finestre per i lavoratori che svolgono attività gravose: pertanto, chi svolge tali attività, per evitare di restare senza entrate per un trimestre, dovrà lavorare sino a raggiungere i 43 anni e 1 mese di contributi, anziché quelli sufficienti con le vecchie regole (42 anni e 10 mesi).
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