Don Armando Matteo, esperto di problematiche giovanili, scrive in una delle sue rubriche: "Spesso noi adulti non ci accorgiamo che con il nostro egoismo, che ci porta a ripiegarci solo su noi stessi e sulla nostra piccolissima tribù, con la nostra disattenzione per il bene comune e la custodia della Terra, stiamo consumando la cosa più preziosa per i giovani e per i nostri ragazzi: la possibilità di proiettarsi serenamente nel futuro, l'opportunità di anticipare mentalmente le conseguenze di ogni loro gesto, la leva grazie a cui sfuggire alla prepotenza nullificante del presente (dove tutto è possibile, nulla è veramente possibile). Ladri di futuro, questo siamo diventati noi adulti". Il diritto al futuro non è scritto in un testo normativo ma inscritto in ogni elemento vivo, perché i primi "beni culturali e ambientali" da proteggere e promuovere sono i bambini e i ragazzi.
I giovani sono sempre più demotivati perché subito e in tutto accontentati, deprivati dei sogni, destabilizzati nelle relazioni familiari, demoralizzati nelle prospettive, destrutturati nel pensiero e nei valori, come emerge da uno dei tanti studi in materia: "Il «giovane medio» è de-ideologizzato, si concepisce come una monade, ama la solitudine, rimane volentieri nella propria camera, preferisce giocare solo piuttosto che in una squadra. Percepisce che il mondo politico lo considera uno spettatore e non un attore. I pochi che scelgono di impegnarsi, lo fanno grazie all'esperienza del volontariato, che è rimasto l'anticamera più sana per accedere al mondo politico. La maggior parte dei giovani, però, oltre a essere disillusa, non cresce coltivando una mens politica; i temi pubblici non sono più oggetto di dialogo e di dibattito tra giovani"[1]. Vari sono gli articoli della Costituzione
che si possono riferire ai giovani, tra cui gli artt. 2 (svolgimento della personalità) e 3 (eguaglianza senza distinzione di condizioni personali). Anche l'art. 4 della Costituzione si può riferire ai giovani: "Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società". Lo si può declinare al mondo giovanile perché questo periodo della vita è fatto di scelte, perché bisogna favorire le loro scelte di lavoro e perché le professioni e i soggetti che si occupano dei giovani (in primo luogo la scuola) concorrono in modo notevole e insostituibile al progresso materiale e spirituale della società. Lo stesso vale per l'art. 9 perché i giovani sono destinatari e fattori dello sviluppo della cultura, della ricerca scientifica e tecnica, del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione. Si parla specificatamente dei giovani negli articoli 31 e 37 della Costituzione, come fase della vita e come forza lavoro.Il criminologo e educatore francese François Gervais scrive: "I giovani desiderano imparare e si dà loro un diploma. I giovani rivendicano maggiore libertà e si dà loro un'automobile. I giovani cercano l'amore e si dà loro un preservativo come protezione. I giovani amano pensare e si dà loro un sapere. I giovani sono in cerca di speranza e viene imposta loro la performance. I giovani desiderano scoprire il senso della loro vita e si dà loro una carriera. I giovani sognano la felicità e si danno loro i piaceri del consumismo. I giovani sono complicati? È vero soprattutto quando attraversano quel periodo in cui rivendicano la differenza per aiutarci a non dimenticare mai la nostra gioventù, quel periodo scomodo che noi chiamiamo adolescenza"[2]. Ai giovani non bisogna dare (o non solo dare) ma per e con i giovani bisogna fare. Bisogna fare nel presente affinché questo diventi le radici del loro passato e il tronco del loro futuro che si ramificherà e porterà frutti, come si legge al n. 25 dell'"Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile" (Risoluzione adottata dall'Assemblea Generale dell'ONU il 25 settembre 2015): "Ci impegneremo ad assicurare ai bambini e ai giovani un ambiente stimolante per la piena realizzazione dei loro diritti e la messa in pratica delle loro capacità". In quest'obiettivo dell'Agenda sono significative tutte le parole usate (locuzioni che richiamano la terminologia e i principi della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia), in particolare: "impegnarsi", etimologicamente "dare o mettere in pegno", pertanto "obbligarsi a fare, promettere"; "assicurare", cioè "rendere sicuro", senza timore, senza preoccupazione, senza rischio, quella sicurezza che si declina in fiducia, in responsabilità; la non trascurabile distinzione tra "bambini" e "giovani", perché bisogna consentire ai bambini di essere tali per diventare, poi, giovani altrettanto tali; "ambiente", "ciò che circonda", e il primo ambiente è la famiglia, come descritta in maniera qualificante nel Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia. La prima che deve essere "giovane", etimologicamente "forte, che difende, che respinge", è la famiglia. "Ambiente" che deve essere "stimolante", aggettivo che richiama il concetto e il compito dell'educazione con l'obiettivo della piena realizzazione dei "loro" diritti e messa in pratica delle "loro" capacità, ovvero diritti e capacità che sono propriamente dei bambini e dei giovani che devono sentirli, esercitarli e viverli come tali senza bruciare o evitare tappe.
Il giurista gesuita Francesco Occhetta precisa: "Si diventa adulti non soltanto per l'anagrafe, ma per scelta. E perché questo avvenga, da «insegnanti» - il cui etimo ricorda un «mettere dentro» - occorre diventare «educatori», e ciò nel senso più alto del termine, del «tirare fuori» risorse, innovazioni e valori. È questo il valore aggiunto delle buone pratiche educative già esistenti in molte famiglie, scuole, oratori, che non omologano i giovani, ma li «lasciano andare»". "Risorse", ciò che è dentro, "innovazioni", ciò che cambia, e "valori", ciò che vale e cui si mira, che corrispondono alle capacità, inclinazioni naturali e aspirazioni dei figli, di cui agli artt. 147 e 315 bis comma 1 cod. civ. Occorre "[…] un'Unione in cui i giovani ricevano l'istruzione e la formazione migliori e possano studiare e trovare un lavoro in tutto il continente" (dal Pilastro europeo dei diritti sociali, 17 novembre 2017, n. 7). I giovani sono sempre stati "problematici" (etimologicamente "problema" è "ciò che si getta o mette avanti, ciò che si presenta", e i giovani sono ontologicamente così), mentre quelli che oggi sono cambiati sono gli adulti cui si richiede una prova di adultità: "I giovani sono inclini ai desideri e portati a fare ciò che desiderano. Tra i desideri del corpo sono inclini soprattutto a quelli erotici e sono incontinenti al riguardo. Sono mutevoli e presto sazi nei loro desideri e, come desiderano intensamente, così cessano rapidamente di desiderare; infatti le loro volontà non sono forti, ma sono come la sete e la fame dei malati. E sono impetuosi, facili all'ira e al seguire l'impulso. E sono succubi dell'impetuosità; per la loro ambizione, non sopportano la mancanza di riguardo, bensì s'adirano se ritengono di avere subito un'ingiustizia. E sono ambiziosi, e ancor più desiderosi di successo; la giovinezza infatti desidera la superiorità, e la vittoria è una superiorità" (il filosofo Aristotele in Retorica II, 12, IV sec. a.C.).
L'illustre professor Enrico Medi diceva: "L'uomo è più grande delle stelle. Ecco la nostra immensa dignità immensa grandezza dell'uomo, della vita umana. Giovani, godete di questo dono che a voi è stato dato e che a noi fu dato. Non perdete un'ora sola di giovinezza, perché un'ora di giovinezza perduta non ritorna più. Non la perdete in vani clamori, in vane angosce, in vani timori, in folli pazzie, ma nella saggezza e nell'amore, nella gioia e nella festa, nel prepararvi con entusiasmo e con speranza. Da una cosa Iddio vi protegga: dallo scetticismo, dal criticismo e dal cinismo; il giovane sprezzante di tutte le cose è un vecchio che è risorto dalla tomba. Guai se la giovinezza perde il canto dell'entusiasmo". Entusiasmo, letteralmente "essere ispirato in Dio": non ci si cura di sollecitare l'entusiasmo e la dimensione spirituale dei e nei giovani. Nell'art. 4 comma 2 della Costituzione si parla di "progresso spirituale della società" e nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia di "benessere o sviluppo spirituale del fanciullo" (artt. 17, 23 27 e 32): obbligo degli adulti.
I giovani hanno bisogno di speranza, sono speranza. Speranza potrebbe avere la stessa origine etimologica di sperma: perché i giovani, nuova vita, hanno bisogno di fonte di vita e di spirito di vita. Speranza espressa giuridicamente nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia nelle espressioni "ideali", "spirito" (nel Preambolo), "valori" (art. 29).
Se si dà un ruolo ai giovani e si ripone in loro la fiducia, essi rispondono a gran voce. La giovinezza è una ricchezza ma occorre che qualcuno ne rilevi e riveli il valore: questa è la responsabilità dell'adultità. Ricordando che la Repubblica "Protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tali scopi" (art. 31 comma 2 Costituzione).
Lo psicologo e psicoterapeuta Fulvio Scaparro afferma: "Chi colpisce una comunità in ciò che ha di più prezioso, i bambini in primo luogo, deve ricevere una risposta dall'intera collettività. Insieme siamo più forti. Insieme troviamo più coraggio. Insieme recuperiamo speranza". Forza, coraggio, speranza: i giovani sono questo, desiderano questo, hanno diritto a questo. Insieme si può e si deve farlo, innanzitutto con la positività, con l'esempio ed anche con la giusta severità.
F. Scaparro aggiunge: "Il nostro Paese ha il merito di avere una legislazione che, almeno in linea teorica, protegge i più giovani e li considera sempre meritevoli di un aiuto affinché possano riscattarsi quando sono autori di reati. Conoscendo gli effetti deleteri del carcere sui più giovani, la detenzione va limitata a reati penali particolarmente gravi. Un bene comune danneggiato va invece risarcito: con il denaro, certo, ma soprattutto con il lavoro dell'autore del danno, affinché capisca che quel bene è anche suo". "Saranno previste norme relative alla tutela, all'orientamento e alla supervisione, alla consulenza, all'affidamento familiare, a programmi di formazione educativa generale, professionale, nonché a soluzioni alternative al trattamento istituzionale, al fine di garantire che i fanciulli vengano trattati in modo adeguato al loro benessere e proporzionato sia alla loro specifica condizione sia al reato commesso" (art. 40 ult. par. Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia). Anziché investire nelle varie forme di prevenzione primaria, secondaria e terziaria, è bene puntare e investire ogni risorsa, soprattutto personale ed emozionale, nella primaria e insostituibile prevenzione che è l'educazione, ricominciando da quella genitoriale e familiare.
Molti giovanissimi e giovani sembrano "arrabbiati" col mondo intero; anziché portare luce portano buio, già nel modo di vestire. Anche perché sono circondati da adulti sempre più egocentrati: preoccupazioni di lavoro, ultimo modello del cellulare o dell'automobile, sedute dall'estetista o altro ancora.
"Dopo un film di qualità, noi diventiamo sempre altri da quello che eravamo. Fecondiamo la nostra biografia di altre trame. Mettiamo alla prova i nostri valori" (il bioeticista Paolo Marino Cattorini,). La visione di un film di qualità (o anche la vita esemplare di qualcuno) da parte dei giovani, possibilmente insieme a genitori o educatori, può essere un'ottima esperienza di educazione etica ed estetica per prendere spunto per fare della propria vita il miglior film di qualità in cui la trama s'intreccia con quella altrui in una fitta rete di relazioni reali e speciali (la cosiddetta identità narrativa, sempre più sfilacciata): così, innanzitutto e al di sopra di tutto, la famiglia.
I giovani, nel presente verso il futuro: la vita!
[1] Dallo studio "La condizione giovanile in Italia. Rapporto Giovani 2018" dell'Istituto Giuseppe Toniolo, Bologna, ed. il Mulino, 2018
[2] F. Gervais in "Il piccolo saggio. Parole per maturare", ed. San Paolo, Cinisello Balsamo, MI, 2014
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