Il giudizio di primo grado
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Il Giudice di primo grado, conclusa la causa davanti il Tar, ritiene che l'Amministrazione abbia fatto buon uso della discrezionalità di cui dispone, dal momento che il giudizio di probabilità di abuso dell'arma viene ancorato ad una vicenda penale e, più in dettaglio, sulla tensione psicologica derivante dalla qualità di indagato e dai conseguenti accertamenti tributari subiti, che giustificherebbero una particolare cautela nel rilascio del titolo abilitativo.
Il giudizio di secondo grado
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Il Giudice di secondo grado, però, esprime una diversa valutazione del fatto (cfr. sentenza Consiglio di Stato, sez. terza, n. 6172/2019) e giunge a conclusioni diverse dai colleghi di prime cure, accogliendo l'appello dell'interessato ed annullando l'atto impugnato in primo grado.
Vediamo perchè.
Il reato fiscale è privo di qualsiasi collegamento, diretto e/o indiretto, con l'uso delle armi.
In questa saggia valutazione, merita una notazione l'aspetto della tensione psicologica che sarebbe derivata dall'avere (la persona) rivestito la qualità di indagato.
La soluzione del caso
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Ebbene, sostiene il Supremo Consiglio, si tratta di un argomento utilizzato dalla parte pubblica che non regge.
Se si parla di indagini risalenti del tempo, magari neppure sfociate in un vero e proprio procedimento penale, manca per forza di cose quella carica di novità dell'accadimento che, in astratto, potrebbe essere idonea a colpire la psiche del soggetto oltre il limite di una comprensibile preoccupazione.
Inoltre, perché il tipo di reato, benché grave, non coinvolge rapporti personali o situazioni tali da alimentare sentimenti avversi nei confronti di familiari, di estranei o, in generale, dei consociati.
Infine perché la tensione psicologica, ricollegabile all'avvio delle indagini penali, non ha innescato alcun episodio che possa configurarsi come allarme.
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