di Gabriella Lax - La Corte dei conti si candida a giudice erariale affinchè il «giudice della spesa diventi anche giudice dell'entrata».
Ma gli avvocati non ci stanno e dall'Uncat arriva il secco "no" allo spostamento della giurisdizione tributaria ai giudici della Corte dei Conti.
- La Corte dei conti si candida a giudice erariale
- Uncat, «Inaccettabile spostamento giurisdizione tributaria a Corte Conti»
- Unicat: «Così non sarebbe garantita la terzietà nel processo»
La Corte dei conti si candida a giudice erariale
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Secondo la Corte dei conti serve una riforma urgente e imprescindibile della giustizia tributaria nel rispetto delle attribuzioni costituzionali della Corte medesima. Da questo angolo visuale, si legge in una nota del consiglio di presidenza che «la Corte dei conti intende offrire, quale Magistratura posta dalla Costituzione a salvaguardia degli interessi dell'Erario, il proprio contributo al migliore esercizio della giustizia tributaria stessa». In sostanza lo spunto è «concentrare in una stessa Magistratura la salvaguardia degli interessi dell'Erario e del Fisco» in modo da favorire lo «sviluppo funzionale dei rapporti esterni tra i terzi contribuenti e l'apparato pubblico, da un lato, e dei rapporti interni, tra i dipendenti preposti all'esercizio delle funzioni tributarie ed il relativo ante di appartenenza, dall'altro, era già prospettata negli Anni Settanta». Ancora, secondo il consiglio «L'attribuzione della giurisdizione tributaria al plesso giurisdizionale che già ha cognizione della contabilità pubblica, dovrebbe poter contribuire a rafforzare l'idea unitaria (sostanziale-processuale) dell'entrata pubblica come premessa logico-economica e giuridica essenziale della spesa, in rapporto alla quale valutare con maggiore attendibilità gli equilibri di bilancio, nel più ampio quadro del 'Coordinamento della Finanza Pubblica' e della 'Unità Economica' del Paese».
Uncat, «Inaccettabile spostamento giurisdizione tributaria a Corte Conti»
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Completamente avversa a questo di tipo di scelta è l'Uncat (Unione nazionale delle camere degli avvocati tributaristi) che definisce «inaccettabile» la risoluzione espressa dal Comitato di presidenza della Corte dei Conti, che «individua nella Corte dei Conti il giudice naturale cui affidare l'amministrazione della Giustizia tributaria». Per gli avvocati tributaristi «lo spostamento della giurisdizione tributaria ai giudici della Corte dei Conti, nella permanenza delle attuali Commissioni tributarie di merito, e l'autoriconoscimento di competenza specifica e di esperienze settoriali, idonee a compensare il supposto deficit da parte degli attuali amministratori della giustizia tributaria, desta sorpresa nella misura in cui il trapasso ai giudici contabili delle funzioni giurisdizionali tributarie appare apertamente orientato a preservare gli interessi dell'Erario e del Fisco a scapito - chiudono gli avvocati - dei cittadini contribuenti, della cui figura e della cui pari dignità processuale, più volte riconosciuta dalla Corte Costituzionale, non v'è alcun cenno nella risoluzione».
Unicat: «Così non sarebbe garantita la terzietà nel processo»
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Nel ribadire, con la garanzia dei principi costituzionali, la necessità di provvedere alla riforma della Giustizia tributaria secondo le linee proposte da Uncat ed approvate da tutta l'Avvocatura in sede congressuale, è la stessa Unione a dirsi assolutamente contraria ad un'eventuale curvatura del Governo e/o del Parlamento verso una scelta che affidi le sorti dei giudizi contenziosi tributari ad organi che abbiano contestuale competenza anche in altre giurisdizioni. Poiché la specialità e l'esclusività della giurisdizione tributaria costituiscono un patrimonio del nostro ordinamento giuridico che deve essere difeso in quanto assicura che l'esercizio della giurisdizione non sia condizionato da esigenze superiori e, comunque, distinte dai principi di capacità contributiva (art. 53), solidarietà (art. 2), tutela del diritto di difesa (art. 24) e giusto processo (art. 111).