di Redazione - Deve essere "semplificato e reso più efficiente il sistema di esecuzione delle pene pecuniarie e della possibilità di convertirle in sanzioni limitative della libertà personale, perché attualmente, nella stragrande maggioranza dei casi, la riscossione non viene assicurata a causa della farraginosità del sistema. E ciò a differenza di quanto avviene in molti altri Paesi, in cui le pene pecuniarie costituiscono invece un'efficace alternativa alle sanzioni privative della libertà personale". È, questo, il monito contenuto nella sentenza n. 279/2019 depositata oggi (e sotto allegata).
- Non fondata la qlc su Testo Unico spese di giustizia
- Esecuzione pene pecuniarie
- Pene pecuniarie: monito al legislatore
Non fondata la qlc su Testo Unico spese di giustizia
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Con la decisione (relatore Francesco Viganò) la Corte costituzionale ha dichiarato non fondata la questione di legittimità sollevata da un magistrato di sorveglianza sull'articolo 238- bis del Testo unico in materia di spese di giustizia.
Esecuzione pene pecuniarie
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In linea generale, l'esecuzione delle pene pecuniarie è curata dall'agente della riscossione, tenuto a notificare al condannato una cartella esattoriale e a procedere, in caso di inadempimento, all'esecuzione forzata. Se l'esecuzione dà esito negativo, il magistrato di sorveglianza - verificata l'insolvibilità del condannato - procede alla conversione della pena pecuniaria in un periodo di libertà controllata oppure, a richiesta del condannato, in lavoro sostitutivo in favore della collettività.
La norma censurata davanti alla Corte dispone che il magistrato di sorveglianza debba procedere alla conversione non solo quando l'esecuzione forzata sia stata infruttuosa, ma anche se l'agente della riscossione non abbia svolto alcuna attività esecutiva nell'arco di ventiquattro mesi.
Obiettivo della norma è, dunque, evitare che la prolungata inerzia dell'agente della riscossione paralizzi la possibilità di convertire la pena pecuniaria nei confronti dei condannati inadempienti.
Pene pecuniarie: monito al legislatore
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Con la sentenza di oggi, la Corte ha escluso che questa disciplina si ponga in contrasto con i principi di uguaglianza e ragionevolezza, con il diritto di difesa e con la finalità rieducativa della pena. "Non esiste infatti alcuna necessità, sul piano costituzionale - si legge - che il condannato sia sottoposto ad un'infruttuosa esecuzione forzata, prima di poter essere assoggettato alle sanzioni di conversione previste dalla legge, purché sia stato regolarmente informato dall'ufficio del giudice dell'esecuzione dell'obbligo di pagare la pena pecuniaria e delle possibili conseguenze in caso di inadempimento".
Scarica pdf sentenza Corte Costituzionale n. 279/2019
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