di Valeria Zeppilli - Tra le possibilità che permettono di anticipare l'uscita dal lavoro e accedere alla pensione prima del raggiungimento dei requisiti ordinari va segnalata la cd. opzione donna, riservata, tuttavia, alle sole lavoratrici di sesso femminile.
Introdotta dalla legge Maroni del 2004 e prorogata di anno in anno sino a tutto il 2020, tale opzione permette il pensionamento a partire dai 58 o 59 anni di età a seconda dei casi, purché la donna abbia già accumulato un cospicuo numero di contributi e accetti di rinunciare a una parte dell'importo che le spetta a titolo di pensione.
Opzione donna: requisiti
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Più nel dettaglio, nel 2020 l'accesso all'opzione donna è consentito alle lavoratrici che, al 31 dicembre 2020:
- abbiano un'età anagrafica almeno pari a 58 anni o a 59 anni, a seconda che si tratti di dipendenti o di autonome
- abbiano un'anzianità contributiva almeno pari a 35 anni.
È evidente il vantaggio rispetto alle modalità ordinarie di accesso alla pensione, che attualmente prevedono il compimento di almeno 67 anni di età e l'accredito di almeno 20 anni di contributi.
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Opzione donna: contributi figurativi
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Per quanto riguarda il requisito contributivo, va precisato che possono essere a tal fine valutati i contributi versati o accreditati a qualsiasi titolo, quindi sia quelli obbligatori, che quelli figurativi, da ricongiunzione, volontari e da riscatto.
Non rientrano tuttavia nel calcolo i periodi di malattia, disoccupazione e/o prestazioni equivalenti (che continuano comunque a incidere nella determinazione dell'assegno).
Opzione donna e lavoro
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Al ricorrere dei predetti requisiti, per conseguire la pensione con opzione donna non è necessario cessare l'attività che la donna svolga come lavoratrice autonoma. Il beneficio è invece incompatibile con il rapporto di lavoro dipendente.