"C'erano una volta i parenti, quelle figure affettive che con regolarità si andavano a trovare di domenica o nelle «feste comandate», come si diceva all'epoca. Poi il mondo è cambiato - scrive il pedagogista Daniele Novara -: alla società più o meno dispotica dei legami di sangue, si è sostituita una società più liquida, diceva Baumann, più narcisistica, dico io, dove conta emergere individualmente piuttosto che sentirsi parte di un progetto comune". Nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia si parla di "comunità" per tre volte (nel Preambolo a proposito delle responsabilità della famiglia all'interno della comunità, nell'art. 5 ove si richiamano le responsabilità della comunità nei confronti del fanciullo e nell'art. 23 dove si sottolinea la partecipazione attiva alla vita della comunità da parte del fanciullo con disabilità): la prima comunità da ripristinare e in cui il bambino possa esercitare e vivere i propri diritti è la comunità parentale.
Anche i sociologi Chiara Giaccardi e Mauro Magatti scrivono: "La famiglia nucleare isolata da tutto il resto appartiene al passato, è sopravvissuta perché manteneva una rete di relazioni parentali che per un po' hanno resistito. La famiglia nucleare che sta nel suo appartamento isolata da tutto e tutti è destinata a non stare in piedi. La famiglia è un nodo di relazioni e può essere sana se stabilisce relazioni con altre famiglie, con i vicini e i parenti più prossimi, nonni, zii, oppure con forme di coabitazione in comunità o di ospitalità temporanea". La dimensione relazionale ed espansiva della famiglia emerge nella legislazione degli anni recenti, tra cui l'art. 315 bis cod. civ., in particolare il secondo comma che recita: "Il figlio ha diritto di crescere in famiglia e di mantenere rapporti significativi con i parenti". Anche l'obbligo di assistere moralmente il figlio (artt. 147 e 315 bis cod. civ.) indica che i genitori devono accompagnare, aprire il figlio alla vita e nella vita.
Il pedagogista Novara ribadisce: "I bambini oggi sembrano diventati un possesso esclusivo dei genitori. Gli zii, ma anche i nonni, ci ricordano invece che per educare bene occorre una comunità". Infanzia adorata e dorata: per alcuni un ricordo da custodire, per molti un sogno mancato da cullare. Non si deve dimenticare che l'infanzia rappresenta la base, le fondamenta, le radici della vita di ognuno, per cui minare o contaminare l'infanzia è deturpare tutta la vita. L'infanzia è fatta pure della rete relazionale parentale e ciò è insito anche nel concetto di "pieno ed armonioso sviluppo della personalità" (dal Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia).
D. Novara afferma: "I nonni rappresentano un serbatoio affettivo che riversa sui nipoti quell'amore incondizionato che non è stato del tutto possibile durante gli anni della crescita dei propri figli. Difficile pretendere dai nonni un vero impegno educativo, che pur c'è stato quando erano loro stessi genitori.
Gestire i bambini anche otto ore al giorno è impegnativo. Necessita di qualcosa in più, di una specifica preparazione che non è possibile pretendere dagli stessi". I nonni devono fare i nonni e si deve consentire loro di fare i nonni. Sono figure necessarie, insostituibili e complementari. Non devono fungere da baby sitter, da educatori di nido, da zii o da altro. "La responsabilità di allevare il fanciullo e di garantire il suo sviluppo incombe in primo luogo ai genitori" (art. 18 par. 1 Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia), per cui i nonni, quali "serbatoio affettivo", contribuiscono affettivamente ed effettivamente all'atmosfera di felicità, amore e comprensione di cui hanno bisogno i bambini per il pieno ed armonioso sviluppo della loro personalità (dal Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia). I nonni hanno perciò un loro peso specifico e una loro responsabilità: "I genitori o le altre persone aventi cura del fanciullo hanno primariamente la responsabilità di assicurare, nei limiti delle loro possibilità e delle loro disponibilità finanziarie, le condizioni di vita necessarie allo sviluppo del fanciullo" (art. 27 par. 2 Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia).In un racconto si legge: "Il mio papà ha un papà che ha pochi capelli d'argento e gli somiglia. I suoi capelli non sono sempre stati così. Una volta erano tanti, ricci e neri, come i miei. Il papà di mio papà è mio nonno e tanto, tanto tempo fa è stato un bambino. Aveva piccole mani, piccoli piedi e grandi grandissimi pensieri, proprio come me"[1]. I nonni: origini della storia, radici dell'albero (forse il più simbolico è l'ulivo), stazione di partenza del viaggio. Il valore dei nonni si ricava pure dall'art. 29 lettera c della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia ove si legge: "[…] inculcare al fanciullo il rispetto dei genitori, della sua identità, della sua lingua e dei suoi valori culturali, nonché il rispetto dei valori nazionali del Paese i cui vive, del Paese di cui è originario e delle civiltà diverse dalla propria".
I nonni vivono una dualità: sono "genitori-bis", sono due coppie di nonni (quelli materni e quelli paterni), si trovano spesso in una situazione di generazione "doppio sandwich" (occuparsi della generazione precedente e quella successiva e di altri congiunti infermi), danno un inestimabile contributo familiare ed extrafamiliare. Ruolo riconosciuto nell'art. 1 della legge 159/2005 "Istituzione della Festa nazionale dei nonni": "È istituita la «Festa nazionale dei nonni» quale momento per celebrare l'importanza del ruolo svolto dai nonni all'interno delle famiglie e della società in generale". La nonnità è un diritto dei bambini e non degli adulti, un patrimonio immateriale che consente ai bambini di vivere una dimensione altra dell'infanzia e che consente di attingervi risorse quando si diviene adulti per rimanere bambini, il meglio che si è stati.
La nonnità è un'arte della vita per i nonni che riescono a esprimerla e viverla e per i nipoti che riescono a coglierla e tesaurizzarla. Le figure dei nonni contribuiscono a "preparare appieno il fanciullo ad avere una vita individuale nella società, ed allevarlo nello spirito degli ideali" (dal Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia) perché offrono altri esempi (anche se negativi da cui discostarsi) rispetto a quelli dei genitori, perché hanno avuto più esperienze e hanno più tempo a disposizione.
Novara spiega: "I bambini oggi sembrano diventati sempre di più un possesso esclusivo dei genitori, ecco che questa figura [la zia] ci ricorda che per educare occorre una comunità. E non si tratta della scuola o della squadra di calcio, ma anche di tutte quelle figure affettive che permettono ai figli di riconoscere una solidarietà famigliare, un intreccio di storie anche genealogiche, una conoscenza delle radici dei propri genitori. La zia, assieme ovviamente ai nonni, è un pezzo di questa storia, un frammento di un legame più ampio e più vasto. Riscoprirla per dei momenti di condivisione, nelle vacanze o in occasioni di varia natura, fa bene ai nostri figli e non costa nulla". Nell'art. 5 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia si parla di "famiglia allargata" (da intendersi nonni e altre figure adulte di riferimento) di cui il bambino ha bisogno pure per maturare il rispetto dei genitori, della sua identità, della sua lingua e dei suoi valori culturali (ex art. 29 lettera c Convenzione).
"[…] ritengo la zia una figura educativa di spicco nella crescita dei bambini e anche dei ragazzi - aggiunge Novara -. È importante permettere già dai 3-4-5 anni delle forme di allontanamento protetto: dormendo fuori casa, condividendo con i cuginetti una stanza, un cortile, un giardino, un giro in bicicletta o una vacanza al mare o in montagna". "Riconosciuto che il fanciullo per il pieno ed armonioso sviluppo della sua personalità deve crescere in un ambiente familiare, in un'atmosfera di felicità, amore e comprensione" (dal Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia): il bambino ha bisogno di un ambiente familiare che non è solo la famiglia in senso stretto ma anche le altre figure parentali e affettive.
Spesso si ritengono i figli proprietà privata e non si accettano consigli e interventi educativi da parte di nonni e zii nemmeno su abbigliamento (idoneo in base alla stagione o al momento) o alimentazione adeguata (per esempio riprovare a far mangiare frutta o verdura dopo un primo rifiuto da parte del bambino altresì per educarlo al gusto), frutto di buonsenso ed esperienze. Si dimentica che si è tutti interconnessi e corresponsabili gli uni degli altri, financo a distanze chilometriche e in maniera anonima. Si preferisce rivolgersi a figure professionali quali l'orientatore esistenziale o il pedagogista clinico o altre ma non accogliere le diverse opinioni di nonni e zii che forniscono orizzonti diversi e più ampi della vita contribuendo all'orientamento e ai consigli di cui si parla nell'art. 5 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia e anche della libertà del fanciullo di ricercare, ricevere e diffondere informazioni e idee di ogni genere, a prescinderne dalle frontiere, come previsto nell'art. 13 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia.
Da una sentenza del Tribunale di Como del 2019 si ricava che va tutelato il diritto del minore a conservare i legami affettivi anche con soggetti non consanguinei e che l'idoneità genitoriale va valutata anche con riferimento alla capacità di preservare al figlio la continuità delle relazioni parentali attraverso il mantenimento della trama familiare, al di là di egoistiche considerazioni di rivalsa genitoriale (nel caso di specie, la madre aveva dedotto e fatto accertare la non paternità biologica del marito; il tribunale, anche in considerazione dell'esigenza di tutela del legame affettivo della minore con il padre - indipendentemente dalla consanguineità - ha disposto la collocazione prevalente della bambina presso il padre)[2]. Esiste il "[…] il diritto del fanciullo di conservare la propria identità, nazionalità, nome e relazioni familiari, quali riconosciuti per legge senza interferenze illegali" (art. 8 par. 1 Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia) e possono essere "interferenze illegali" anche "le condotte evitanti e destabilizzanti" di un genitore contro l'altra figura genitoriale o ramo parentale o relazioni consolidate.
"La memoria non è ciò che ricordiamo, ma ciò che ci ricorda" (lo scrittore messicano Octavio Paz, premio Nobel): così dovrebbe essere la famiglia, non solo quella nucleare ma quella parentale.
In special modo i nonni: quei nomi interiori che ci porteremo dentro per sempre, quei nodi col passato cui ci sentiremo sempre legati, qualcosa di profondamente nostro che ci cullerà nella notte dei tempi oltre tutto, nonostante tutto.
[1] Cosetta Zanotti nel racconto "Il mio papà"
[2] Sentenza Tribunale di Como, 13 marzo 2019, Pres. est. Donatella Montanari, pubblicata il 25/06/2019
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