"Il pasticcio dei dati sul Covid-19 è conseguenza della scelta di tenere segreti i dati disaggregati, altrimenti qualsiasi ricercatore avrebbe potuto accorgersi dell'errore. Chi ha i dati, li mandi su http://covidleaks.it". Questo l'appello di Marco Cappato, attivista politico e tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, sulla reale situazione della pandemia nel nostro Paese.
Cappato, quali sono i dati sulla pandemia e in cosa consistono invece i dati disaggregati?
Nei report quotidiani della Protezione civile possiamo leggere le informazioni sul coronavirus "aggregate", cioè sommate a livello nazionale o regionale. Non sono invece accessibili i dati grezzi, cioè le informazioni che sono inviate da ogni singola ATS alla propria Regione e dalla Regione all'ISS, e che riguardano i singoli pazienti e strutture sanitarie.
In che modo i dati disaggregati potrebbero aiutare i ricercatori a valutare meglio l'impatto della pandemia e influenzare le misure anticovid?
Pubblicare i dati disaggregati consentirebbe ogni sorta di analisi indipendente sullo sviluppo della pandemia. Si potrebbero condurre comparazioni territoriali di precisione (ad esempio confrontare la situazione di piccoli comuni in zone diverse dell'Italia) ed eventuali correlazioni con altri fattori (inquinamento, pendolarismo, densità abitativa, specifici ambiti professionali,...). Se i dati fossero pubblici sarebbero i ricercatori a decidere che utilizzo farne. E certamente potrebbero contribuire a dare maggiore trasparenza al sistema, per evitare risse invereconde sui dati, come quelle cui abbiamo assistito poco tempo fa tra Regione Lombardia e Governo.
Ha dichiarato che questi dati vengono tenuti nascosti. Perchè?
I dati disaggregati esistono, sono in possesso sia delle Regioni che del Governo, ma né gli uni né l'altro li pubblicano. Ciò equivale a nasconderli.
L'Associazione Coscioni ha chiesto chiarezza intorno ai numeri, che risposte ha ricevuto?
Non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Abbiamo letto di un'email inviata dall'ISS a regione Lombardia nella quale addirittura si rivendica la strategia di segretezza. Eppure a inizio novembre l'ex Presidente del Consiglio Conte aveva promesso di condividere i dati con la comunità scientifica.
Com'è la situazione in Europa? Analoga a quella italiana?
Il Regno Unito ad oggi ha uno dei sistemi più efficienti nella pubblicazione dei dati, ad esempio. Ovviamente ciò non basta a fermare una pandemia, ma almeno riduce il grado di conflittualità politica: si deve poter discutere e anche litigare sulle misure di governo della pandemia, non sui dati.
I dati disaggregati potrebbero servire a studiare meglio anche le varianti?
Chiaramente sì, mettere a disposizione della comunità scientifica il dettaglio dei decessi e contagi potrebbe ad esempio consentire di monitorare, nel caso delle varianti, se davvero agiscono su differenti tipologie di persone, con quali caratteristiche di età, sesso, o precedente stato di salute. Vengono diffusi pareri contrastanti su questo tema, ma l'unico modo per avvalorare un teoria è che si basi su un criterio scientifico al momento impossibile da utilizzare.
Cosa si può ambire ad ottenere con CovidLeaks?
Le segnalazioni anonime che sono state caricate finora sulla nostra piattaforma www.covidleaks.it dimostrano intanto l'esistenza dei dati disaggregati e il loro grado di dettaglio, a livello del singolo paziente. Per questo invitiamo chiunque per la propria professione abbia accesso a quelle informazioni di inviarcele. L'obiettivo è però che sia lo Stato a farlo, in modo da poter garantire la qualità dei dati stessi.
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