- Cos'è il diritto al cibo
- Diritto e cibo in ambito internazionale
- Obblighi connessi al diritto al cibo
- Implicazioni del diritto al cibo
Cos'è il diritto al cibo
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Il diritto al cibo è il diritto di ogni individuo di accedere a cibo che sia disponibile in quantità sufficiente, adeguato dal punto di vista sia nutrizionale che culturale e fisicamente ed economicamente accessibile. Deve essere garantito senza alcuna discriminazione o limitazione.
Il diritto al cibo è stato riconosciuto come diritto umano universale, a livello sia internazionale che nazionale e regionale.
Nato dopo il secondo conflitto mondiale, tale diritto ha acquistato una notevole importanza nel corso degli anni, soprattutto in ragione dell'aumento demografico (specie nei paesi del Sud), della volatilità dei prezzi degli alimenti e della crisi finanziaria e alimentare. Fattore incisivo per il suo sviluppo è stato il cambiamento climatico che ha minacciato la produttività agricola di moltissimi paesi.
Diritto e cibo in ambito internazionale
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Di diritto al cibo si è parlato per la prima volta nel lontano 1948: lo ritroviamo all'interno dell'articolo 25 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, dove si sancisce il diritto di ogni individuo ad avere un tenore di vita che deve essere sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della propria famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione
Nel 1966 la Convenzione (o Patto) Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali (ICESCR), entrata in vigore nel 1976, ha riconosciuto, all'articolo 11, il diritto di ognuno ad uno stile di vita adeguato che includa un adeguato accesso al cibo e il diritto fondamentale ad essere libero dalla fame. Ad oggi, 169 Paesi hanno ratificato la Convenzione, impegnandosi a intraprendere percorsi che ne facilitino l'attuazione e assicurino la tutela dei diritti per ogni individuo.
I Paesi sono tenuti ad adottare, individualmente o anche attraverso la cooperazione internazionale, tutte le misure concrete che sono necessarie per migliorare i metodi di produzione, conservazione e distribuzione delle derrate alimentari, per sviluppare e riformare i regimi agrari secondo le nuove conoscenze e tecnologie (migliorando anche l'uso delle risorse naturali), e per assicurare un'equa distribuzione delle risorse alimentari mondiali in relazione ai bisogni dei singoli Paesi, sia importatori che esportatori.
Obblighi connessi al diritto al cibo
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I Paesi che hanno ratificato la Convenzione e che, quindi, hanno riconosciuto il diritto al come diritto fondamentale universale, si impegnano a rispettare tre sotto-obbligazioni:
- l'obbligo di rispettare il diritto al cibo, ovvero di non interferire con il godimento del diritto, né direttamente né indirettamente;
- l'obbligo di proteggere il diritto al cibo, ovvero di assicurare che imprese, gruppi di individui o altre entità non deprivino gli individui dell'adeguato accesso al cibo;
- l'obbligo di realizzare il diritto al cibo, ovvero di facilitare il godimento del diritto in maniera proattiva, usando risorse nazionali e internazionali.
Va infine ricordato che il cibo deve essere anche culturalmente accettato; ovvero, si deve tener conto, per quanto possibile, dei valori soggettivi, culturali e/o religiosi dei popoli o degli individui.
Implicazioni del diritto al cibo
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Il diritto al cibo comporta una serie di altri concetti giuridici di notevole importanza come la sovranità alimentare e la sicurezza alimentare.
Per sovranità alimentare si intende il diritto dei popoli a definire i propri sistemi agricoli e il proprio cibo secondo metodi sostenibili e culturalmente appropriati.
Il concetto di sovranità alimentare nasce nel 1996 alla fine del World Food Summit (WFS). Esso si basa sul riconoscimento del diritto al cibo che riguarda tutti gli individui, ma valorizza i sistemi di produzione sostenibili e localizzati in modo da accorciare la distanza tra produttore e consumatore.
L'idea/concetto di localizzazione implica che i produttori locali siano in grado di avere il controllo del proprio territorio, applicando le nuove tecnologie unitamente al sapere tradizionale in modo da aumentare la resilienza dei piccoli produttori di fronte alle crisi climatiche e finanziarie (come la crisi alimentare e finanziaria del 2007-2008).
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