La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione (Sent. n. 39486/2006) ha stabilito che rischia la condanna per omissione di atti d'ufficio, l'infermiera che, accampando scuse, rifiuta di pulire i pazienti dell'ospedale nel quale presta la propria attività lavorativa.
I Giudici del Palazzaccio hanno infatti precisato che "le operazioni di pulizia del paziente rientrano nelle tipiche mansioni degli infermieri generici" e che "a norma dell'art. 6 d.p.d. 14 mar. 1974, n. 225 l'infermiere generico, su prescrizione del medico, provvede direttamente, tra l'altro, alle operazioni di pulizia del paziente […]".
La Corte ha poi aggiunto che non è detto che "la prescrizione del medico avvenga necessariamente di volta in volta per ogni intervento da effettuarsi sui pazienti, ben potendo essa essere impartita in via generale e sulla base di turni di servizio, come nella specie verificatosi".
Con questa decisione la Corte ha confermato la condanna di un'infermiera generica (alla reclusione di mesi sei e all'interdizione dai pubblici uffici), "rea" di essersi rifiutata di pulire un paziente appena sottoposto a intervento di chirurgia intestinale sostenendo di provare vergogna a causa della differenza di sesso.
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I Giudici del Palazzaccio hanno infatti precisato che "le operazioni di pulizia del paziente rientrano nelle tipiche mansioni degli infermieri generici" e che "a norma dell'art. 6 d.p.d. 14 mar. 1974, n. 225 l'infermiere generico, su prescrizione del medico, provvede direttamente, tra l'altro, alle operazioni di pulizia del paziente […]".
La Corte ha poi aggiunto che non è detto che "la prescrizione del medico avvenga necessariamente di volta in volta per ogni intervento da effettuarsi sui pazienti, ben potendo essa essere impartita in via generale e sulla base di turni di servizio, come nella specie verificatosi".
Con questa decisione la Corte ha confermato la condanna di un'infermiera generica (alla reclusione di mesi sei e all'interdizione dai pubblici uffici), "rea" di essersi rifiutata di pulire un paziente appena sottoposto a intervento di chirurgia intestinale sostenendo di provare vergogna a causa della differenza di sesso.
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