I genitori non debbono solo provvedere ad una adeguata educazione dei propri figli ma debbono anche vigilare su di loro in modo adeguato rispetto all'età. Per questo se i figli si fanno male mentre praticano uno sport nel dopo-scuola saranno proprio i genitori a dover risarcire i danni.
E' quanto afferma una sentenza della Terza Sezione Civile della Corte di Cassazione (9509/2007) che ha respinto il ricorso di un padre e di una madre, precedentemente condannati a risarcire con più di 9.000 euro un ragazzino minorenne che era stato ferito involontariamente durante una partita di tennis dal figlio dodicenne dei due ricorrenti.
Durante la competizione, infatti, il piccolo tennista "veniva colpito da un colpo di racchetta da tennis sferratogli dal minore [...] in maniera imprevedibile, subendo la frattura coronale dell'incisivo centrale e laterale superiore di sinistra e ferita lacero contusa del labbro inferiore".
Di qui la richiesta di risarcimento dei danni morali, patrimoniali e non richiesti per 'culpa in educando e in vigilando'.
I Giudici di Piazza Cavour nel confermare la condanna al risarcimento hanno spiegato che nella fattiscpecie i genitori debbono ritenersi responsabili perché non hanno "dimostrato" di avere impartito al figlio minore una educazione adeguata e perché non hanno vigilato adeguatamente su di lui.
In sostanza, secondo la Corte i due genitori avrebbero "dovuto offrire la prova liberatoria richiesta ai genitori dall'art. 2048 c.c. e, cioe' di non aver potuto impedire il fatto illecito commesso dal figlio minore. Prova che si concretizza, normalmente, nella dimostrazione, oltre di avere impartito al minore un'educazione consona alle proprie condizioni sociali e familiari, anche di avere esercitato sul medesimo una viglianza adeguata all'eta'".
Nel caso in esame invece, osserva la Corte, nei giudizi di merito era stato accertato che il ragazzo "si era introdotto in un ambiente nel quale non era autorizzato ad accedere, non rivestendo la qualita' di socio del Circolo del Tennis, che aveva praticato il tennis a muro senza la presenza e vigilanza di alcun maestro, che pur essendo all'epoca del fatto appena dodicenne si era recato solo ed autonomamente da Mondello a Palermo dove risideva il circolo del tennis".
E' quanto afferma una sentenza della Terza Sezione Civile della Corte di Cassazione (9509/2007) che ha respinto il ricorso di un padre e di una madre, precedentemente condannati a risarcire con più di 9.000 euro un ragazzino minorenne che era stato ferito involontariamente durante una partita di tennis dal figlio dodicenne dei due ricorrenti.
Durante la competizione, infatti, il piccolo tennista "veniva colpito da un colpo di racchetta da tennis sferratogli dal minore [...] in maniera imprevedibile, subendo la frattura coronale dell'incisivo centrale e laterale superiore di sinistra e ferita lacero contusa del labbro inferiore".
Di qui la richiesta di risarcimento dei danni morali, patrimoniali e non richiesti per 'culpa in educando e in vigilando'.
I Giudici di Piazza Cavour nel confermare la condanna al risarcimento hanno spiegato che nella fattiscpecie i genitori debbono ritenersi responsabili perché non hanno "dimostrato" di avere impartito al figlio minore una educazione adeguata e perché non hanno vigilato adeguatamente su di lui.
In sostanza, secondo la Corte i due genitori avrebbero "dovuto offrire la prova liberatoria richiesta ai genitori dall'art. 2048 c.c. e, cioe' di non aver potuto impedire il fatto illecito commesso dal figlio minore. Prova che si concretizza, normalmente, nella dimostrazione, oltre di avere impartito al minore un'educazione consona alle proprie condizioni sociali e familiari, anche di avere esercitato sul medesimo una viglianza adeguata all'eta'".
Nel caso in esame invece, osserva la Corte, nei giudizi di merito era stato accertato che il ragazzo "si era introdotto in un ambiente nel quale non era autorizzato ad accedere, non rivestendo la qualita' di socio del Circolo del Tennis, che aveva praticato il tennis a muro senza la presenza e vigilanza di alcun maestro, che pur essendo all'epoca del fatto appena dodicenne si era recato solo ed autonomamente da Mondello a Palermo dove risideva il circolo del tennis".
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