Per la Cassazione anche il lavoratore autonomo ha diritto a un minimo vitale in caso di sequestro dei conti correnti, il giudice deve però valutare caso per caso

Sequestro conti correnti e rispetto del "minimo vitale"

[Torna su]

Non è riconducibile al minimo vitale non sequestrabile la richiesta del commercialista, indagato per diversi reati tributari. Il voler disporre di 10.000 euro al mese per svolgere la professione e di 3000 euro mensili per la famiglia sono valori ben lontani dal minimo vitale che viene garantito ai lavoratori dipendenti. Questo non significa che anche i lavoratori autonomi non debbano vedere soddisfatte le loro richieste e che per loro il minimo vitale non debba essere valutato diversamente. Del resto la Cassazione, anche di recente, ha affermato che il giudice deve valutare il minimo vitale, caso per caso, in base alle allegazioni che provano la complessiva situazione patrimoniale e reddituale della persona i cui beni sono stati sottoposti a vincolo. Anche il lavoratore autonomo quindi ha diritto a un suo minimo vitale. Queste le precisazioni contenute nella Cassazione n. 795/2022 (sotto allegata).

La vicenda processuale

In sede di appello il Tribunale respinge la richiesta di sequestro eseguito a scopo di confisca per equivalente dei conti correnti intestati all'indagato, in quanto non priva il soggetto del minimo vitale anche perché può continuare a svolgere la sua attività e può aprire nuovi conti. Non rientra in ogni caso nelle minime esigenza di vita la necessità di gestire un'attività professionale.

Il sequestro impedisce il lavoro proprio e dei dipendenti

[Torna su]

A mezzo difensore il soggetto raggiunto dal sequestro dei conti ricorre in Cassazione affidandosi a due motivi.

  • Con il primo motivo ritiene che il provvedimento di sequestro violi l'art. 2 della Costituzione e il protocollo 1 Cedu, perché non è stato rispettato il principio di proporzionalità nell'applicazione della misura cautelare. Il ricorrente a causa del sequestro ha infatti subito il blocco di tutte le sue disponibilità economiche tanto che non può riscuotere le competenze della sua attività professionale, con conseguente privazione dei mezzi di sussistenza per se e la sua famiglia.
    Il soggetto ritiene quindi che nel suo caso sia stato violato il principio di solidarietà che impone di garantire all'indagato il minimo vitale. Il Tribunale inoltre, non valutando le sue dichiarazioni dei redditi, non ha compreso che l'indagato trae i suoi guadagni solo dall'attività professionale di commercialista, che il sequestro impedisce totalmente.
  • Con il secondo motivo ritiene violati anche gli articoli 2, 4 e 36 della Costituzione perché a causa del sequestro non è più in grado di pagare gli stipendi ai propri dipendenti, in violazione con quanto sancito dalla stessa Cassazione, ossia che "la proporzionalità della misura cautelare deve essere valutata oltre che in relazione alle esigenze di vita strettamente personali, anche avendo riguardo alle esigenze lavorative proprie e altrui".

L'avvocato nella memoria depositata in seguito fa presente anche che il Tribunale ha omesso di considerare che la moglie è in cassa integrazione e percepisce solo 500 euro al mese, cifra insufficiente per le necessità delle 4 persone che compongono la famiglia dell'indagato.

Anche il lavoratore autonomo ha diritto al suo "minimo vitale"

[Torna su]

La Cassazione rigetta però il ricorso ritenendo le censure sollevate del tutto infondate.

Prima di tutto gli Ermellini ricordano che il minimo vitale che deve essere garantito in caso di pignoramento riguarda la materia civile e si riferisce a crediti da lavoro subordinato o parasubordinato. Nel caso di specie si verte in un'ipotesi di lavoro autonomo e, come ha precisato una recente sentenza "in tema di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente, i limiti di pignorabilità previsti dall'art. 545 cod. proc. civ., come modificato dall'art.13, comma 1, lett. I), del d.l. 27 giugno 2015, n. 83, convertito con modifiche dalla I. 6 agosto 2015, n. 132, non si applicano agli emolumenti percepiti dall'amministratore di una società di capitali."

Attenzione, precisa però la Cassazione, questo non significa che se l'indagato è un lavoratore autonomo non vi siano dei limiti da rispettare quando si procede al sequestro funzionale alla confisca per equivalente. Occorre infatti rispettare anche in questi casi i limiti imposti dai principi di proporzionalità e solidarietà, oltreché di coerenza.

Dopo avere richiamato la normativa e i principi in materia di sequestro dello stipendio o della pensione dei lavoratori dipendenti gli Ermellini precisano che, in effetti "solo l'interessato può evidenziare se, e in che misura, sussiste l'esigenza di un limite al sequestro al fine di assicurargli il c.d. "minimo vitale". L'individuazione di un limite di questo tipo al sequestro, infatti, non è oggettivamente determinabile, ma richiede un'analisi della complessiva situazione patrimoniale e reddituale della persona i cui beni sono stati sottoposti a vincolo."

Di recente è stato precisato al riguardo che: "il giudice deve procedere a motivata verifica, sulla base delle allegazioni sottoposte al suo vaglio, della proporzionalità del sequestro preventivo di somme di denaro nella disponibilità dell'indagato con riguardo alla loro provenienza in funzione del quantum necessario a soddisfare le esigenze minime di vita."

Passando quindi all'analisi del caso di specie, la Cassazione ritiene che l'impugnazione sia infondata perché il ricorrente adduce esigenze che sono ben diverse dal minimo vitale e perché la richiesta non è corredata da prove idonee. Non si possono infatti ricondurre al minimo vitale, le richieste relative al pagamento dei suoi collaboratori, così come di poter disporre di 3000 euro al mese per le esigenze della famiglia e di 10.000 euro mensili per lo svolgimento della propria attività.

Trattasi di "richieste del tutto al di fuori dei parametri valutabili ai fini del dissequestro di somme già presenti sul conto corrente al momento dell'apposizione del vincolo." Da tenere presente inoltre, ricordano gli Ermellini, che è possibile aprire un altro conto corrente per fare fronte alle esigenze familiari e lavorative.

Leggi anche Cassazione: no al sequestro se sul conto c'è solo la pensione sotto soglia

Scarica pdf Cassazione n. 795/2022

Foto: 123rf.com
Altri articoli che potrebbero interessarti:
In evidenza oggi: