Avvocato, la recente normativa nega il diritto di praticare lo sport (anche all'aperto) ai minori privi del cd super green pass. È costituzionale?
Una norma che neghi il diritto a praticare sport, sia a livello amatoriale che agonistico -e/o, comunque, formativo o, addirittura, curativo- ai minori, non solo è incostituzionale (perché contraria, tra gli altri, agli artt. 2, 3, 13 e 32 Cost.), ma lede significativamente ed irrimediabilmente la loro crescita psicofisica; e tale danno diventa ancor più grave quando questo assurdo divieto coinvolga minori diversamente abili ovvero ragazzi per i quali lo sport è, contemporaneamente, "cura".
Ma un tale divieto è contrario finanche alla normativa nazionale (la legge n.280/2003: Disposizioni urgenti in materia di giustizia sportiva); per non parlare della sua contrarietà alle raccomandazioni dell'O.M.S. (che intendono lo sport come componente essenziale della persona umana), alla Convenzione ONU del 1989 (ove è scritto che gli Stati riconoscono il diritto del minore di godere del miglior stato di salute possibile), alla Carta Olimpica, alla Carta europea dello sport, alla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, alla Carta internazionale dello sport e dell'educazione fisica dell'Unesco del 1978 (nella quale il diritto allo sport è individuato come un diritto dell'uomo e dei popoli, capace di contenere diritti ancora più ampi, quali quello di solidarietà, di pace, di sviluppo, di equilibrio ecologico e, soprattutto, di autodeterminazione dei popoli).
Secondo l'ALI si assiste ad interpretazioni "distorte ed estensive" della normativa emanata per far fronte alla pandemia, perché?
I numerosi decreti legge
emanati dal governo giustificati, tutti, dalla lotta alla pandemia e dall'esigenza di ridurre la diffusione del contagio da Sars-CoV-2 (solo da ultimi, il D.L. 30.12.2021, n.229 ed il D.L. 7.1.2022, n.1), non contengono una sola norma che imponga ai minori l'obbligo di vaccinarsi. Di qui, la risposta alla sua perplessità: subordinare la pratica dello sport (anche) ai minori all'effettuazione di una prestazione sanitaria, non fa diventare tale prestazione obbligatoria per poter praticare lo sport? In sostanza si tratta di una mistificazione della portata obbligatoria di una imposizione, ma è ancor più grave che ciò discenda da un'interpretazione distorta ed estensiva di obblighi previsti da una normativa governativa già di per se confusionaria, giustificata da una situazione emergenziale che, ormai, dura illegittimamente da due anni e lasciata alla più libera interpretazione dei soggetti che, quella normativa, sarebbero tenuti a far osservare; soggetti (proprietari o responsabili delle strutture sportive) che, spesso, non sono neanche formati e/o abilitati al trattamento dei dati sensibili dei minori che accolgono (e questa costituisce l'ennesima circostanza altrettanto grave).Avete preparato diverse diffide, a quale scopo?
Gli scopi delle nostre diffide sono molteplici. Il primo, che prescinde dal merito (e forse più importante), è quello di soddisfare, senza alcuno scopo di lucro (preciso che questi atti sono scaricabili gratuitamente, in word, dal sito degli Avvocati Liberi: www.avvocatiliberi.legal e sono facilmente compilabili), le istanze di tantissimi genitori che avevano premura di non rimanere inerti di fronte a questa assurda, ennesima ingiustizia e che nulla c'entra con la
lotta al Covid-19; genitori smarriti, sconfortati, lasciati a loro stessi e vogliosi di combattere per la normale crescita psicofisica dei loro figli; perché siano posti nelle migliori condizioni per raggiungere i loro sogni (molti di questi ragazzi, infatti, sono agonisti ed hanno rilievo nazionale, tanto da far parte del "giro" olimpico), oltre che per assicurare loro una continuità di cure (in molti casi, infatti, la pratica dello sport costituisce una vera e propria cura per alcuni minori).
Le ulteriori finalità di queste diffide, ovviamente, sono quelle più attinenti a tale tipologia di atti, quelle che sono note nella pratica legale e, cioè, tese a scardinare un sistema di divieti abnorme e dannoso anche in via stragiudiziale, senza necessità di adire il magistrato e, quindi, senza costi, confidando sui destinatari delle stesse e sulla loro capacità di discernimento tra cosa è vietato e cosa no e, perché no, tra cosa è bene per i ragazzi che accolgono presso le loro strutture e cosa è male per loro. Nel clima di terrore di cui la normativa governativa dell'emergenza si è avvalsa per imporre diffusi ed incomprensibili divieti per coloro che non intendono cedere al ricatto della vaccinazione, pensiamo che il fine migliore sia cercare di smuovere le coscienze di coloro che ancora non hanno ben presente la condizione di assoluta vessazione in cui, al pari di tutti gli italiani (minori e adulti), sono costretti a vivere (tra l'altro, ad oggi -e da mesi- ormai, senza alcuna giustificazione, visto l'evidente attenuarsi del contagio e della malattia che ne scaturisce).
Il passo successivo è il ricorso alla giustizia?
Laddove, tale tentativo non dovesse sortire gli effetti sperati, allora non sarebbe più evitabile ricorrere al giudice competente per ottenere la declaratoria giudiziale delle istanze avanzate e, quindi richiedere la disapplicazione della disciplina draconiana ed il risarcimento dei danni conseguiti all'imposto divieto (danni maggiori o minori, ovviamente, a seconda delle qualità del ragazzo, delle sue condizioni di salute, del suo stato fisiche), la rescissione del contratto intervenuto con la struttura (la diffida, infatti, è inviata ex art.1454 c.c.), la ripetizione dei ratei corrisposti inutilmente e gli accessori di legge previsti per ogni voce indennitaria.
Quali altre iniziative ha messo in campo l'ALI?
L'associazione, ormai da oltre un anno e mezzo, ha promosso innumerevoli iniziative di carattere giudiziale, stragiudiziale, sociale e divulgativo, volte a contrastare quelli che considera veri e propri abusi ad opera della legge emergenziale (e non solo) nei confronti dei diritti naturali, universalmente riconosciuti alle persone in quanto esseri umani, oltre che della dilagante tendenza ad estendere analogicamente, a casi non espressamente previsti dalla legge, le restrizioni ai diritti fondamentali imposte da norme eccezionali e provvisorie, di rango primario.
Abbiamo pubblicato le più rilevanti in questi link http://avvocatiliberi.legal/category/storico-di-avvocatiliberi/ e http://avvocatiliberi.legal/edizioni-dei-mille/contributi-video/.
Ce ne illustra qualcuna?
Al mero fine di farle un rapido e sommario elenco, segnalo le seguenti: la denuncia delle manifestazioni razziali e discriminatorie mediante dichiarazioni di vari esponenti della politica, degli esperti, dei giornalisti sui canali dell'informazione; la denuncia contro il governo per reati contro la personalità dello stato e della pubblica amministrazione; i ricorsi e segnalazione al garante della privacy per le modalità di controllo dei green pass e del trattamento dei dati personali; le diffide ai governatori delle Regioni con isole, di permettere l'imbarco ai cittadini con il solo green pass base. Ma anche iniziative per la tutela dell'attività forense (manifestazione, diffide e messa a disposizione di modello di ricorso), a tutela della scuola e dei minori e servizi legali di assistenza ai cittadini obbligati alla vaccinazione. E non da ultimo l'autocertificazione per sostituire i casi in cui è obbligatoria l'esibizione del green pass base.
Vi state occupando anche dei lavoratori sospesi?
Sì, sia della gestione delle situazioni che escludono l'accesso ai luoghi di lavoro che dei casi di esenzione o differimento.
Abbiamo in essere la redazione di un ricorso contro l'AIFA per le autorizzazioni condizionate, oltre a giudizi sugli obblighi vaccinali. Impossibile essere completi in questa situazione caotica, ma, non senza sforzi - e barcamenandoci tra gli impegni professionali e quelli connessi alla vita sociale e familiare di ciascuno - stiamo cercando di tenere il passo cercando di informare i cittadini sulle possibilità (e sulle alternative) per una gestione in autonomia ed in economia della nuova quotidianità dell'emergenza (che, proprio perché quotidiana, non è più tale!).
D'altronde la domanda di giustizia è enormemente superiore all'offerta, e oggi nessun avvocato, nemmeno un gruppo numeroso come il nostro, riuscirebbe a soddisfarla secondo i tradizionali schemi del rapporto con il cliente, anche alla luce dell'enorme tragedia sociale che ha investito milioni di cittadini che non possono più lavorare, non possono più vivere in maniera dignitosa, non possono più provvedere al proprio sostentamento e non possono, perciò, sopportare le spese per un giudizio in tribunale.
Lo scopo è quello di evitare quanto più possibile il processo, di gestire l'esigenza di tutela e di reazione nell'ambito della stessa società civile, cercando la soluzione primaria dello sfruttamento dell'istituto dell'autotutela.
Con il link che le indico di seguito, potrà farsi un'idea compiuta delle nostre pubblicazioni, che mettono a disposizione delle persone, senza onere alcuno, atti, documenti, ricorsi, diffide, lettere, denunce, etc. da utilizzare alla bisogna (ed ormai ne hanno bisogno in tanti, praticamente tutti) http://avvocatiliberi.legal/category/risorse-per-il-cittadino/
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