I lettori di questa rubrica conoscono bene il tema della moneta fiscale perché il caro Stefano Sylos Labini è già intervenuto su queste colonne virtuali.
E' ora in uscita per "Il Ponte Editore" un meraviglioso saggio, "La battaglia della Moneta Fiscale", che non può mancare nella libreria del dotto e del curioso, dell'economista e del (documentato) uomo della strada.
La presentazione di Stefano parte dalla conoscenza di un personaggio indimenticabile, Jean-Paul Fitoussi.
Buona lettura.
Jean-Paul Fitoussi e la Moneta Fiscale
di Stefano Sylos Labini
Ho avuto la fortuna e il piacere di conoscere Jean-Paul lo scorso novembre a Roma. JPF voleva approfondire il tema della Moneta Fiscale e, grazie all'indicazione di una comune amica di Parigi, mi chiamò per parlarne a quattrocchi.
Fui particolarmente contento di conoscerlo anche perché JPF era stato uno dei promotori del Manifesto contro la disoccupazione nell'Unione europea che fu lanciato da Franco Modigliani nel 1998. Avevo seguito l'elaborazione di quel documento perché mio padre era in contatto continuo con Franco. Una delle proposte fondamentali del Manifesto era la riforma dello statuto della Banca Centrale Europea che, al pari della Federal Reserve, doveva avere anche l'obiettivo dell'occupazione accanto alla lotta all'inflazione. Si trattava di un tema cruciale che purtroppo non è stato sostenuto dagli allievi di Franco Modigliani, tra cui Mario Draghi. JPF lo firmò ma, da keynesiano qual era, mantenne delle riserve sulle politiche dell'offerta che non lo convincevano.
Ci incontrammo sotto casa di JPF in via del Governo Vecchio e andammo in una trattoria lì vicino per conversare con un buon bicchiere di vino rosso, affettati e pizza bianca. JPF aveva compreso le potenzialità della Moneta Fiscale e voleva capirne di più. Così mi sottopose ad una sequenza di domande che mi misero a dura prova perché ad ogni spiegazione seguiva la richiesta di altri chiarimenti.
Cercai di spiegargli che quando gli sconti fiscali sono trasferibili a terzi e quindi possono circolare nell'economia, diventano un mezzo di pagamento ad accettazione volontaria che non mette in discussione l'euro come moneta unica a corso legale.
Dunque la Moneta Fiscale nasce nel momento in cui esiste la possibilità di cedere senza limiti un titolo che ha le seguenti caratteristiche:
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dà il diritto a ridurre le obbligazioni fiscali e previdenziali da parte di famiglie e imprese nei confronti dello Stato;
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non impegna lo Stato né a pagare somme al portatore né a convertirlo in moneta a corso legale;
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è ad accettazione volontaria ed è aggiuntivo e non sostitutivo rispetto all'euro;
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è ad uso differito e viene assegnato a famiglie e imprese in modo gratuito ossia senza contropartite.
Che un titolo del genere poi sia utilizzato come mezzo di pagamento è una libera scelta del mercato che in modo autonomo e su base puramente volontaristica decide di farne tale uso.
Ecco perché la Moneta Fiscale non può essere considerata moneta "statale" e in realtà non è neppure una vera e propria moneta: lo Stato emette un titolo fiscale caratterizzato da specifici diritti del portatore; il settore privato ne fa una moneta decidendo di accettarlo come mezzo di pagamento per acquistare merci e servizi oppure per negoziarlo in moneta a corso legale.
La Moneta Fiscale viene assegnata sotto forma di sconti fiscali trasferibili a terzi in modo gratuito, e cioè senza contropartite, alle famiglie e alle imprese. In questa prima fase di applicazione si è puntato ad un meccanismo di assegnazione gratuito solo se c'è la decisione di effettuare lavori di ristrutturazione edilizia o interventi per l'efficienza energetica, dunque l'assegnazione delle detrazioni fiscali da parte dello Stato è vincolata ad una decisione di spesa preesistente.
Con lo sconto in fattura una parte dei pagamenti viene effettuata dal committente all'impresa con le detrazioni fiscali. Così il committente riduce l'esborso che dovrà sostenere in euro aumentando immediatamente il suo potere d'acquisto. L'impresa a sua volta può monetizzare i crediti fiscali in banca con uno sconto finanziario per avere subito la liquidità di cui ha bisogno.
Queste detrazioni sono spalmate su un certo numero di anni nel caso del superbonus, dei vari bonus edilizi e dell'ecobonus: ciò significa che ogni anno sarà possibile esercitarne solo una certa parte per scontare le tasse. Di conseguenza le minori entrate nelle casse dello Stato saranno diluite consentendo di guadagnare tempo per avviare una crescita del Pil e quindi del gettito fiscale tale da compensarle.
Quando i crediti fiscali vengono esercitati e quindi sono riconsegnati allo Stato per ottenere lo sconto sulle tasse dovute, concludono il loro ciclo di vita: è evidente infatti che nelle casse dello Stato devono entrare euro e non titoli fiscali. Naturalmente sono possibili nuove emissioni di titoli che sostituiscono quelli che hanno esaurito il loro corso.
La circolazione dei crediti fiscali ha permesso di dare una spinta potente alla ripresa dell'economia italiana nel 2021. Il Cresme ha stimato un incremento del 17% degli investimenti in edilizia e un contributo di 1,6 punti sulla crescita del prodotto interno lordo. La marcata ripresa dell'economia è stata decisiva per interrompere l'aumento del rapporto tra debito pubblico e reddito nazionale, che, alla fine del 2021, è sceso su valori prossimi al 150 per cento dal 156 per cento raggiunto nel 2020. Si tratta di un livello nettamente inferiore di quanto previsto all'inizio dello scorso anno confermando che solo la crescita dell'economia può permettere di ridurre il peso del debito.
E' innegabile che, creando crediti fiscali ex nihilo ed essendo questi crediti monetizzabili in banca con uno sconto che varierà in funzione del tempo (approssimandosi la scadenza lo sconto si azzera), abbiamo messo in piedi un meccanismo che permette di creare euro sfuggendo al controllo della BCE.
Di qui le feroci reazioni di Eurostat, delle strutture tecniche nazionali e dello stesso governo, che ha tentato di bloccare in tutti i modi la cedibilità senza limiti delle detrazioni fiscali dei bonus edilizi e dell'ecobonus. Gli argomenti usati dalle strutture europee e nazionali sono stati imbarazzanti. Si è sostenuto infatti che se le gli sconti fiscali circolano cambia la loro natura contabile e si trasformano da titoli non pagabili a titoli pagabili (rimborsabili in euro alla scadenza) che vanno contabilizzati per l'intero importo come maggiore debito pubblico all'emissione. In tal caso la manovra sarebbe immediatamente stroncata dalla Commissione europea.
Ma le cose stanno in un modo completamente diverso perché quello che conta è l'impegno che lo Stato prende quando emette il titolo e non quello che succederà al titolo dopo l'emissione. Se lo Stato stabilisce che non rimborserà in euro il titolo alla scadenza, non pagherà sia se il titolo rimane bloccato nelle tasche dei beneficiari sia se viene scambiato contro merci e servizi sia se viene monetizzato in banca per scambiarlo contro euro. Il titolo nasce come non payable tax credit e muore come non payable tax credit che non ha impatto sui conti pubblici finché non viene esercitato per conseguire lo sconto fiscale.
Non solo, ma quando lo Stato emette queste detrazioni fiscali sfugge al controllo dei mercati poiché si tratta di titoli ben diversi da quelli del debito pubblico che vengono venduti in asta. Pertanto il mercato e anche le autorità europee potrebbero non sapere con precisione l'ammontare delle detrazioni che vengono emesse dallo Stato italiano anno per anno. Anche questa possibilità è vista con estrema preoccupazione dall'Europa che perderebbe il completo controllo sulle finanze pubbliche del nostro paese.
Se venisse costituito un sistema di accettazione su larga scala coinvolgendo in primis le grandi imprese partecipate dallo Stato come ENI e ENEL, le Poste, le Ferrovie dello Stato, e se venissero stipulati accordi con le imprese della grande distribuzione e dei servizi, diventerebbe possibile effettuare pagamenti direttamente con gli sconti fiscali riducendo la necessità di andare in banca per avere euro a sconto. Con carte fiscali elettroniche e con la possibilità di frazionare gli sconti fiscali al centesimo di euro sarebbe possibile comprare la benzina, l'elettricità, i biglietti del treno, ecc., direttamente con la moneta fiscale. E se venisse applicato un tasso di interesse opportunamente regolato, si potrebbe sostenere la parità tra euro e sconti fiscali tra l'emissione e la scadenza.
In un tale scenario, è possibile che la Moneta Fiscale, essendo caratterizzata da uno status inferiore all'euro, abbia una velocità di circolazione molto più elevata, come accade per il Sardex, un meccanismo di compensazione tra crediti e debiti all'interno di un circuito commerciale privato su scala regionale, che ha una velocità di circolazione dieci volte superiore all'euro. C'è chi pensa che si realizzerebbe la legge di Gresham per cui uno degli obiettivi di coloro che operano sui mercati finanziari sia quello di liberarsi della "moneta cattiva" vendendola ad altri. Ciò è possibile poiché chi ha la Moneta Fiscale potrebbe disfarsene rapidamente per acquistare merci e servizi: sarebbe una benedizione perché il problema dell'euro è proprio quello di circolare lentamente anzi di rimanere addirittura bloccato nei conti correnti di chi può permettersi il lusso di risparmiare.
La bassa crescita dell'Italia deriva dalla caduta della domanda interna che deve essere rivitalizzata in tempi rapidi e in modo consistente. A ciò si è aggiunta la guerra in Ucraina che sta comprimendo il potere d'acquisto delle famiglie e delle imprese e sta riducendo le esportazioni.
La situazione è drammatica: dobbiamo battere nuove strade per sostenere la nostra economia e, come ci ha insegnato Jean-Paul Fitoussi, per proteggere le categorie sociali più vulnerabili.
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