Omicidio colposo per il medico negligente
Responsabile del reato di omicidio colposo la dottoressa che:
- per imperizia, in un paziente in stato saporoso con assenza di risposta al dolore, sostituendo il sondino nasogastrico lo posiziona nella trachea invece che nell'esofago, perforando il bronco con conseguente passaggio di materia alimentare nello spazio pleurico destro;
- per negligenza non sottopone il paziente ai controlli previsti dalle linee guida e delle buone prassi per accertarsi del corretto posizionamento del sondino. Decisione che, presa in appello nei termini indicati, viene confermata dalla Cassazione con la sentenza n. 39015/2022 (sotto allegata).
Colpa grave discostarsi dalle linee guida
La sentenza è di particolare interesse per la motivazione sulla imperizia e sul grado della colpa della dottoressa. La Cassazione infatti, seguendo e approvando il ragionamento della Corte di merito, rileva che l'imperizia e la negligenza che hanno condotto alla condanna della dottoressa non possono certo ritenersi di grado lieve.
Giurisprudenza di legittimità oramai consolidata afferma che: "nel giudizio sulla gravità della colpa, intesa quale "deviazione ragguardevole rispetto all'agire appropriato, rispetto al parametro dato dal complesso delle raccomandazioni contenute nelle linee guida di riferimento deve tenersi conto delle specifiche condizioni del soggetto agente, del suo grado di specializzazione, della situazione specifica in cui si è trovato ad operare e della natura della regola cautelare violata"
Nel caso di specie, evidenzia la Cassazione "i giudici di merito hanno valutato la posizione dell'imputata e i profili di c.d. personalizzazione del rimprovero: in ragione dell'esercizio della professione all'interno di struttura per neurolesi (la dottoressa) non poteva ignorare le linee guida che nel caso concreto dovevano essere scrupolosamente osservate proprio per le condizioni specifiche del paziente."
Corretto infine il giudizio di non rilevanza delle prassi interne del centro neurolesi in cui operava la dottoressa in quanto le stesse sono risultate difformi rispetto alle Linee Guida accreditate e prive di un fondamento scientifico.
Congrua pertanto la pena della reclusione di 8 anni, con il beneficio della sospensione condizionale, stante la gravità dei fatti e il grado grave della colpa attribuita alla dottoressa, sul quale ha pesato anche il non corretto posizionamento del sondino quando ha intubato il paziente per trasferirlo in un altra struttura ospedaliera.
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Scarica pdf Cassazione n. 39015/2022