Rischia il carcere il marito che per percepire un Rdc più elevato dichiara il falso
Per la sentenza della Cassazione n. 5440/2023 (sotto allegata) è reato ai sensi dell'art. 7 Dl 4/2019 dichiarare falsamente che la moglie separata è ancora convivente per percepire un importo del reddito di cittadinanza più elevato.
Vediamo come si sono svolti i fatti.
Un imputato viene condannato anche in sede di appello per il reato contemplato dal dl n. 4/2019, che ha istituito il reddito di cittadinanza, perché, per ottenere senza averne diritto il beneficio economico, lo stesso ha reso dichiarazioni false, indicando come parte del nucleo familiare la moglie da cui in realtà è legalmente separato.
Il difensore tenta di convincere la Cassazione che il suo assistito versa comunque in una condizione tale da dover percepire il suddetto aiuto statale e che lo stesso era in buona fede visto che ha incluso, poi escluso e infine incluso la moglie nel nucleo familiare. Motivazione viziata comunque anche in ordine al dolo specifico del reato e alla rilevanza delle false dichiarazioni.
Ricorso che però viene rigettato dalla Corte di Cassazione. Dalla sentenza impugnata emerge che l'imputato ha indicato nella DSU una situazione di convivenza quando era da più di un anno che la moglie non abitava più con lui.
Non rilevano i tentennamenti dell'imputato nel considerare la moglie parte o meno del nucleo familiare, perché a rilevare è il fatto che la moglie alla fine è stata inclusa nella dichiarazione relativa alla composizione del nucleo familiare, al fine di percepire un reddito di cittadinanza più elevato.
L'art. 7 comma 1 del dl n. 4/2019 si riferisce infatti anche alle ipotesi in cui vengono presentare dichiarazioni o documenti falsi per ottenere un importo del beneficio più elevato rispetto a quello spettante, condotta che non può certo considerarsi innocua.
Scarica pdf Cassazione n. 5440/2023• Foto: 123rf.com