I lettori di Law In Action apprezzano da sempre gli interventi di Stefano Sylos Labini che in questo saggio ci spiega i "legami" tra banche centrali, debito pubblico e moneta fiscale.
Buona lettura!
Banche centrali, debito pubblico e moneta fiscale
di Stefano Sylos Labini*
Le banche centrali sono una invenzione del sistema bancario privato che aveva bisogno di un prestatore di ultima istanza per fronteggiare le periodiche crisi finanziarie evitando di affidare l'emissione di moneta allo Stato. Infatti il ministero del Tesoro può creare direttamente moneta come è avvenuto con Abraham Lincoln, John F. Kennedy e Aldo Moro senza aver bisogno di emettere titoli del debito pubblico su cui lo Stato deve pagare un interesse. Alla lunga un sistema del genere non può reggere sia perché l'indebitamento pubblico ha raggiunto livelli esorbitanti nella maggior parte dei paesi avanzati sia perché si producono diseguaglianze insostenibili.
La Moneta Fiscale rappresenta un tentativo per restituire allo Stato la possibilità di aumentare il potere d'acquisto senza chiedere soldi in prestito sui mercati finanziari. L'embrione di questa idea fu elaborato con Giorgio Ruffolo nel libro Il film della crisi del 2012 dove portammo all'attenzione la politica economica di Hjalmar Schacht che, con le cambiali Mefo, rilanciò l'economia tedesca dopo la crisi del 1929. In seguito questa proposta è stata messa a punto nel 2014 dal Gruppo della Moneta Fiscale con lo strumento dei crediti fiscali trasferibili ad uso differito trovando la convinta adesione di Luciano Gallino.
Dunque due esponenti storici del socialismo liberale come Ruffolo e Gallino si erano schierati apertamente a favore della Moneta Fiscale e anche Jean-Paul Fitoussi stava dimostrando grande interesse tanto da organizzare una sessione al Festival dell'Economia di Trento del 2022 prima di lasciarci improvvisamente.
La determinazione con cui Mario Draghi ha cercato di stroncare la circolazione dei crediti fiscali è stata sorprendente. Nessuno nega che ci fossero molte cose che non andavano: il M5S ha sfruttato l'elaborazione teorica del Gruppo della Moneta Fiscale senza neppure consultarlo e l'ha applicata al settore edilizio commettendo errori grossolani. Le truffe potevano essere facilmente contrastate innanzitutto potenziando l'Agenzia delle Entrate: il problema non stava nei meccanismi di cessione ma nei criteri di assegnazione dei crediti fiscali. L'incentivo del 110% doveva essere al di sotto del 100% per spingere i committenti a negoziare sui contratti e doveva essere molto più alto in periferia che nelle zone benestanti proprio per sostenere le fasce meno abbienti.
Questi fenomeni hanno gettato discredito su un meccanismo molto potente che permette:
- allo Stato di finanziare l'economia senza anticipare euro e quindi senza chiedere soldi in prestito sui mercati finanziari;
- alle fasce meno abbienti di sfruttare lo sconto in fattura aumentando immediatamente il loro potere d'acquisto;
- alle imprese di accrescere la loro attività riducendo i costi fissi e il costo del lavoro per unità di prodotto;
- alle banche e alle imprese medio grandi di comprare a sconto un titolo a rischio zero che permetterà di pagare le tasse per un ammontare superiore a quello investito;
- all'economia di beneficiare di un afflusso di euro che deriva dalla conversione dei crediti fiscali sul mercato finanziario;
- allo Stato di mettere in moto una crescita robusta guadagnando tempo prima che ci sia un impatto in termini di minori entrate il che può consentire di abbattere il rapporto debito/Pil.
Con l'Inflation Reduction Act varato nell'estate del 2022 gli Stati Uniti hanno iniziato a puntare in modo deciso sui crediti fiscali trasferibili per finanziare la transizione ecologica mentre noi stiamo facendo a pezzi questo strumento.
E' un vero peccato ed è un dramma per i committenti e le piccole imprese edilizie che non riescono a monetizzare i crediti fiscali incagliati (si parla di cifre di decine di miliardi di euro). L'impossibilità di monetizzare i crediti fiscali sta deprimendo l'attività del settore edilizio e quindi sta riducendo il gettito fiscale: il fabbisogno del settore statale è raddoppiato rispetto all'anno scorso superando 90 miliardi di euro.
Le partecipate pubbliche che pagano decine di miliardi di tasse devono essere attivate dal governo per spingere sugli acquisti di crediti fiscali. In tal modo si può ridurre lo sconto finanziario e soprattutto si può creare quella fiducia che oggi è pesantemente incrinata. E' bene chiarire che non si tratterebbe di un'azione di beneficienza poiché queste imprese comprerebbero a sconto un titolo che alla scadenza ha un valore maggiore. Ciò è vitale non solo per i committenti e il settore edilizio ma per l'intera economia che sta soffrendo per i persistenti fenomeni inflazionistici e per la risalita dei tassi di interesse.
*Gruppo Moneta Fiscale
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