La storia di Francesco
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Francesco, nome di fantasia, è un ragazzo poco più che trentenne che, già al compimento dei 20 anni, a sua insaputa, stava accumulando diversi debiti a causa una attività a lui intestata ma, di fatto, gestita dal padre.
Potrebbe sembrare un caso surreale, o forse l'unico caso accaduto in Italia ad un ragazzo appena maggiorenne, tuttavia questa vicenda, che oggi narriamo, è più comune di quanto possiamo immaginare.
Altri casi, molto simili a quello trattato dalla scrivente avvocato, sono stati raccontati anche dalle Iene, ma questa storia ha un lieto fine.
Oggi il ragazzo può dirsi libero dai debiti generati dal padre, seppur dovrà pagare, in favore di tutti i suoi creditori, per i prossimi tre anni, una somma di circa euro 200,00 al mese, per 36 rate; una somma irrisoria se si considera che i debiti erano di oltre 200.000 euro.
Debiti generati dal padre
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La storia di Francesco è la storia di una famiglia che si separa, come tante, la storia di un padre che non paga il mantenimento né alla moglie nè al figlio.
A distanza di anni però il padre convince il piccolo Francesco, una volta compiuta la maggiore età, a trasferirsi da lui, facendogli credere che con lui sarebbe stato meglio, considerando che lui aveva un lavoro mentre la madre era disoccupata.
Una situazione precaria quella che viveva Francesco con la madre, una situazione di ordinaria povertà, che aveva indotto il ragazzo, ad accettare l'invito del padre e ad andare a vivere con lui.
Ma il progetto del padre era un altro: egli aveva in mente di avviare un'attività di impresa, nello specifico di aprire un albergo, intestando l'attività al figlio.
E così fece! Chiese tutti i finanziamenti che lo Stato concedeva ai giovani, sottoscrisse contratti con numerosi fornitori, emise assegni scoperti, intestati al figlio che, sulle carte, risultava essere titolare della sua impresa.
In poco meno di due anni, il padre aveva accumulato debiti, in capo al figlio, per oltre 200.000 euro, con lo Stato, i fornitori e le banche ma, fortunatamente, la famiglia della madre si accorse della frode e fece chiudere l'attività intestata al figlio.
Questo accadeva nel 2014, anno in cui la partita IVA intestata al ragazzo veniva chiusa, tuttavia i debiti, in capo al ragazzo, permanevano oltre la chiusura ed aumentavano di anno in anno per via degli interessi.
Apertura liquidazione controllata
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Fortunatamente Francesco veniva a conoscenza nel 2022 dell'esistenza della legge salva suicidi, e contattava la scrivente per verificare la fattibilità della procedura di sovraindebitamento.
Esaminati i documenti e le prove offerte dal ragazzo per dimostrare che lui era effettivamente estraneo a tutta l'attività imprenditoriale gestita dal padre, si decideva di aprire una procedura di liquidazione controllata.
Tuttavia, va precisato che la fattibilità della procedura non era determinata dalla estraneità ai debiti in capo al ragazzo, bensì dallo stato di squilibrio economico tra le obbligazioni assunte ed il patrimonio prontamente liquidabile per farvi fronte. Certo l'estraneità del ragazzo, a tutte le vicende occorse, sottolinea ancor di più la sua meritevolezza al fine di ottenere, la cancellazione dei debiti accumulati, ma se anche fosse stato lo stesso ad accumularli in luogo del padre, ciò non avrebbe precluso l'avvio della procedura.
La brutta storia ha, dunque, un lieto fine vista la sentenza (in allegato) di apertura della liquidazione controllata del tribunale di Pescara.
Scarica pdf sentenza Trib. Pescara 2023Esperta di diritto amministrativo, bancario e gestione della crisi d'impresa (sovraindebitamento). Iscritta anche nell'albo del Ministero della Giustizia nel registro dei gestori della crisi del sovraindebitamento.
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