I crediti di imposta quali meccanismi potenti da applicare anche al settore industriale. E' quanto si ricava dall'interessante analisi svolta da Giovanni Scanagatta, professore di politica economica e monetaria all'Università di Roma, e da Stefano Sylos Labini, del gruppo Moneta Fiscale. Una disamina di estrema attualità per i lettori di Law in Action.
Buona lettura!
Crediti d'imposta trasferibili per l'industria
di Giovanni Scanagatta* e Stefano Sylos Labini**
Qualche giorno fa il Presidente di Confindustria Carlo Bonomi dal palco del forum della Piccola industria ha sollecitato il Governo sottolineando che in manovra mancano gli stimoli agli investimenti industriali mentre altri imprenditori hanno chiesto di rilanciare i crediti d'imposta. In precedenza, Federico Fubini, Vicedirettore del Corriere della Sera, aveva preso coscienza che il PNRR si è trasformato in una palude arrivando a pensare che il modo migliore per finanziare gli investimenti industriali sia quello dei crediti di imposta.
Con il PNRR che si è arenato, una manovra che deve far fronte ai vincoli di bilancio sul deficit e sul debito e tassi d'interesse in rialzo che restringono il credito bancario alle imprese, la strada maestra per stimolare gli investimenti industriali in macchinari, nuove tecnologie, impianti ad elevata efficienza energetica ed energia rinnovabile, formazione e ricerca e sviluppo, è quella dei crediti d'imposta trasferibili a terzi. In questo modo le imprese possono utilizzare immediatamente gli incentivi fiscali sfruttando lo sconto in fattura che permette di ridurre l'esborso in euro necessario per finanziare gli investimenti industriali.
Lo sconto in fattura, che si regge sulla possibilità di monetizzare i crediti fiscali, si è dimostrato un meccanismo potente in grado di aumentare la domanda nel settore edilizio. Ora dovrebbe essere applicato al settore industriale.
Per fare questo bisognerebbe:
a) potenziare l'Agenzia delle Entrate affinché possa fare controlli preventivi per evitare le truffe;
b) rendere cedibili senza limiti i crediti fiscali in modo da farli circolare il più possibile;
c) creare un mercato di scambio molto liquido attivando le partecipate pubbliche nell'acquisto di crediti fiscali. Non bisogna ripetere gli errori fatti nel settore edilizio dove oggi è urgente monetizzare rapidamente i crediti fiscali incagliati.
Con i crediti fiscali trasferibili ad uso differito (scaglionati su un arco di cinque o dieci anni) lo Stato può finanziare l'economia senza anticipare euro e quindi senza chiedere risorse in prestito sui mercati finanziari. Nel momento in cui lo Stato non assume l'impegno di rimborsare i crediti fiscali in euro, l'impatto sul bilancio pubblico si avrà solo nel momento in cui tali crediti saranno esercitati per pagare meno tasse e non all'emissione: il Sistema Europeo di Contabilità (SEC 2010) considera questi crediti come "non pagabili". Dunque, quando i crediti fiscali vengono emessi, non servono coperture preventive: i conti si faranno ex post mettendo a confronto le minori entrate prodotte dall'esercizio degli sconti fiscali e il maggiore gettito fiscale che deriva dalla crescita degli investimenti delle imprese. In questo quadro può essere opportuna una clausola di salvaguardia pronta a scattare qualora il gettito fiscale aggiuntivo prodotto dalla crescita degli investimenti e dell'occupazione non riuscisse a compensare le minori entrate degli sconti fiscali.
Lo strumento dei crediti fiscali trasferibili è stato lanciato dagli Stati Uniti con l'Inflation Reduction Act (IRA) varato nell'agosto del 2022 per finanziare la transizione ecologica. Esso si sta dimostrando una misura molto efficace se consideriamo che il Pil degli Stati Uniti è cresciuto del 4,9% nel terzo trimestre del 2023. IRA, che ha una durata decennale, è il maggiore programma di stimolo pubblico nel settore energetico degli Stati Uniti e utilizza massicciamente lo strumento dei crediti fiscali dando un forte impulso all'espansione del relativo mercato.
Per concludere, lo strumento dei crediti fiscali trasferibili consente allo Stato di finanziare l'economia senza anticipare risorse e alle imprese di aumentare immediatamente il proprio potere d'acquisto per modernizzare il sistema di produzione. In una fase in cui i vincoli di bilancio impediscono di attuare manovre espansive e gli alti d'interesse disincentivano gli investimenti, questo strumento può essere di grande aiuto per l'industria italiana per l'aumento della sua competitività.
*Professore di Politica economica e monetaria all'Università di Roma
**Gruppo Moneta Fiscale