Un nuovo saggio di Stefano Sylos Labini del Gruppo Moneta Fiscale sull'anacronistico blocco dei crediti fiscali in Italia
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Il blocco dei crediti fiscali in Italia: una decisione anacronistica
Stefano Sylos Labini La Securities and Exchange Commission (Sec), l'autorità di vigilanza sui mercati finanziari degli Stati Uniti, ha autorizzato la quotazione di un nuovo prodotto di investimento in bitcoin, aprendo la strada agli scambi di un fondo indicizzato Etf (Exchange-traded fund) che consente agli investitori di trarre profitto dagli sviluppi del bitcoin senza investire direttamente il proprio denaro nella valuta. L'annuncio segnala una netta inversione di rotta da parte della Sec che, per anni, ha opposto resistenza agli asset cripto ritenendoli troppo rischiosi e soggetti a frode e manipolazione del mercato. In Italia, invece, è stata bloccata la circolazione dei crediti fiscali del settore edilizio. Si tratta di crediti che potevano essere scambiati attraverso lo sconto in fattura oppure cedendoli in cambio di euro in banca o ad altre imprese che desideravano comprarli. Naturalmente lo sconto in fattura per funzionare doveva essere associato alla cessione del credito e quindi alla possibilità di monetizzare rapidamente e con un basso sconto finanziario i crediti fiscali. Ciò significa che i crediti fiscali dovevano circolare liberamente nell'economia. La motivazione addotta dal governo Draghi era di contrastare le truffe che si stavano diffondendo nel settore edilizio. Si trattava di una motivazione assolutamente infondata perché le truffe si consumano al momento dell'assegnazione e non delle successive cessioni. Per la precisione, le truffe si realizzano nel momento in cui i crediti fiscali vengono assegnati a fronte di documenti falsi e cioè a fronte di lavori, immobili e imprese inesistenti. La cessione dei crediti fiscali è un evento successivo che nulla ha a che fare con le truffe che si sono realizzate in precedenza. In più, va sottolineato che è l'Agenzia delle Entrate che genera e deposita i crediti fiscali nei cassetti fiscali di chi ne fa richiesta, dunque AdE conosce il nome e il codice fiscale dei beneficiari. Le truffe possono essere realizzate perché committenti, architetti, commercialisti e imprese certificano spese in lavori e acquisti di impianti che non vengono effettuati e implicano la responsabilità dell'Agenzia delle Entrate che assegna i crediti fiscali senza fare verifiche preventive dei documenti che vengono presentati. Dunque per contrastare le truffe servono maggiori documenti e maggiori controlli, non certo il blocco della circolazione dei crediti fiscali. Una volta assegnati i crediti fiscali circolano perché il mercato in modo libero e autonomo decide di venderli e di acquistarli. Attaccare la cessione dei crediti fiscali per contrastare le truffe significa sbagliare bersaglio. Se consideriamo per esempio le pensioni di invalidità, a volte vengono assegnate a fronte di documenti falsi a soggetti che stanno in ottima salute. Una volta ottenuti in modo illegittimo, gli euro circolano per fare acquisti di vario genere: nessuno si sognerebbe di bloccare la circolazione di questi euro oppure di sequestrarli come invece sta accadendo nel caso dei crediti fiscali. Il soggetto che va perseguito è colui il quale ha ottenuto gli euro in modo fraudolento non chi a sua volta li ha presi cedendo merci e offrendo servizi. Il governo di centrodestra ha confermato l'abrogazione del meccanismo dello sconto in fattura/cessione del credito relativo ai bonus edilizi e all'ecobonus. Di conseguenza solo chi ha i soldi da anticipare per fare i lavori e acquistare gli impianti, ed ha la capienza fiscale per sfruttare le detrazioni, sarà avvantaggiato da questa misura. In una fase recessiva con elevata inflazione e alti tassi di interesse questo è un errore enorme. Ci priviamo infatti di uno strumento che consente allo Stato di finanziare l'economia senza anticipare euro e ai redditi bassi di aumentare immediatamente il proprio potere d'acquisto. Il nuovo Patto di Stabilità che è stato approvato nelle scorse settimane dopo un accordo tra Germania e Francia sulla testa dell'Italia va in direzione opposta alla centralizzazione della spesa per finanziare un grande piano di investimenti pubblici a livello europeo proposta da Mario Draghi sulle colonne dell'Economist il 6 settembre 2023, mentre le nuove regole imporranno agli stati più indebitati un pesante percorso di rientro che farà affondare la crescita dell'economia spingendo al rialzo il rapporto debito/Pil. Arrivati a questo punto sarebbe bene prenderne atto e puntare su uno strumento come la Moneta Fiscale che può dare più autonomia e flessibilità agli Stati nazionali. Draghi lo sapeva bene: per questo ha cercato di stroncare la cessione dei crediti fiscali e quindi la possibilità di creare Moneta Fiscale che avrebbe minacciato il suo disegno federalista e ha scatenato un attacco frontale alla prima applicazione di Moneta Fiscale nel settore edilizio. La generosità dell'incentivo al 110%, le truffe, il buco enorme nei conti pubblici sono stati gli argomenti usati da Draghi e poi ripresi da Giancarlo Giorgetti, ministro dell'Economia del governo di centrodestra, per infangare e screditare lo strumento dei crediti fiscali trasferibili. Che ci fossero parecchie cose da mettere a punto era chiaro a tutti, ma l'azione di Draghi non era volta a migliorare bensì a spazzare via uno strumento che può dare ossigeno alla nostra economia evitando di chiedere soldi in prestito sui mercati finanziari. Per concludere, mentre nel mondo si legalizzano gli scambi di prodotti finanziari ad alto rischio come le criptovalute, l'Italia blocca la circolazione di titoli di Stato a rischio zero per il mercato. Siamo sempre dalla parte sbagliata della storia.Altri articoli che potrebbero interessarti:
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