Buona lettura!
Fedeltà alla Costituzione, oggi
Enrico Cuccodoro
Costituzionalista
Coordinatore nazionale dell'Osservatorio Istituzionale per la libertà e la giustizia sociale "Sandro e Carla Pertini"
L'avvenuto passaggio dei Settantacinque anni della Carta costituzionale italiana, in direzione dello spazio in cui si riflette l'ordinamento di un'epoca con formidabili trasformazioni, ancor meglio e più incisivamente favorisce di poter volgere oculata segnalazione alla "cassetta degli attrezzi della democrazia e della politica", secondo l'efficace figurazione resa di recente dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Anche, esprime l'intenzione concreta e realista di concepirne l'ulteriore valenza di pagine bianche, intese ad accogliere altre aspettative di realizzazione e razionalizzazione giuridico-istituzionali e sociali, davvero aderenti allo spiritus Constitutionis. Talché, si è detto, essa "non è che un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Per animarla serve un popolo, serve una passione" (P. Calamandrei).
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In Italia, la Legge delle leggi fu frutto, per il "miracolo costituente", di una mirabile sintesi raggiunta tra le principali correnti ideali cristiano-sociali, laico-socialiste e liberali, testimoni della successione dal vecchio regime alla nuova forma repubblicana. Tuttavia, fu un radicale riscatto dal passato, poiché nelle parole di Aldo Moro Costituente del 13 marzo 1947, la Costituzione non poteva essere mai afascista: "cioè non possiamo prescindere da quello che è stato nel nostro Paese un movimento storico di importanza grandissima, il quale nella sua negatività ha travolto per anni le coscienze e le istituzioni".
Il transito degli oltre settant'anni significa, dunque, ripercorrere le tracce dell'applicazione del metodo costituzionale d'indagine per "la conformazione e il funzionamento degli assetti istituzionali" (G. Amato) al vertice dello Stato, lungo la traiettoria del processo politico, nazionale e locale territoriale, nella catena di potere accentrato e di maggiore invocazione alla coesione nei poteri distribuiti. Si compone, inoltre, la facies del sistema per le parti ed i soggetti tenuti insieme dal filo del pluralismo sociale ed istituzionale della statualità, aperta in direzione della comunità, delle formazioni sociali, del cittadino "attivo".
Come fu annotato decenni fa, anche adesso avvertiamo, tutti, come questo nostro tempo, difficile e sospeso, resta dilaniato da "cataclismi fisici e metafisici" (G. Capograssi), tali da impegnarci in favore del patrimonio comune che, di generazione in generazione, può opportunamente sedimentarsi verso la nostra Costituzione: bandiera di libertà, missione costante di impegno civile e morale, baluardo di democrazia per l'Italia e per l'identità che come Nazione ci distingue in Europa e nel mondo.
Repubblica e Costituzione, perciò, significa dovere sempre trattare della complessità che la forza di popolo è in grado di imputare nello statuto dei governanti per i governati alla "cittadella delle istituzioni", custodi di ragione del Paese: salus populi suprema lex esto.
In vista della indispensabile alleanza, si ricerca il supremo valore di unitaria aggregazione, esclusivo, quanto eccezionale vettore capace di collegare l'arcipelago della società civile alla stessa entità politica di comando legittimo. É per tali tendenze che si possono affermare tanto le esigenze di rinnovamento ponderato, quanto le espressioni potenziali di integrazione come risorse del c.d. "patriottismo costituzionale", nel comune proposito del "patto che ci lega" (E. Cheli).
La Costituzione fa intendere, con peculiare vivacità, il riannodarsi di almeno tre indirizzi di fondo, che sempre meritano adeguata meditazione: l'obiettività storica, la legittimità ermeneutica, e specialmente il cambiamento socio-culturale e politico. Poiché, essa appare, ancora oggi, imprescindibile, nel confronto sedimentato alla storia costituzionale del Paese, per vagliare la tenuta dell'intero patrimonio democratico in quanto, come si è sostenuto: "le Costituzioni degne di questo nome aspirano a valere attraverso generazioni" (G. Zagrebelsky). Ciò comporta anche intra-vedere un "testo" di norme e la sua intenzione reale, vale a dire secondo l'ordito dell'interpretazione costituzionale e per valori, dunque "si deve muovere dal testo e si deve ritornare al testo, ma ciò non significa che la 'lettera' faccia premio sullo 'spirito', come il corpo sull'anima" (F. Modugno).
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Queste annotazioni richiamano sia le più recenti modifiche che hanno interessato l'impianto della Costituzione, con variazioni degli artt. 9, 33, 41, 56-59 del testo, con approvazione avvenuta fra il 2020, 2021, 2022 e 2023; sia i propositi di ulteriore, sollecitata revisione degli artt. 59, 88 e 92-94 della Carta, ora all'esame delle Camere, incidenti in radice sulla natura procedurale e sostanziale della nostra forma parlamentare di governo.
Tanto la centralità delle Assemblee legislative, quanto la posizione costituzionale del Capo dello Stato sono e saranno oggetto di serrato confronto e aperta discussione, circa una "accentuazione" della figura cardine del Presidente del Consiglio nel quadro di evoluzione degli equilibri costituzionali attuali, forse orientando il superamento della tradizionale oscillazione riscontrata nel tempo fra Premiership e collegialità dell'Esecutivo di coalizione" (cfr., E. Cuccodoro, Lettera e spirito dei poteri. Idee di organizzazione costituzionale. Le discontinuità di crisi. Questioni costituzionali aperte, Napoli, 2016, tomo III, specie p. 111 ss e passim e bibliogr. ivi cit. p. 93 ss; inoltre v., E. Catelani, Poteri e organizzazione del Governo nel contesto degli ordinamenti pluralistici contemporanei, Pisa, 2017, p. 83 ss e passim; F. Clementi, Il Presidente del Consiglio dei Ministri. Mediatore o decisore" Bologna, 2023, passim).
Non già nell'idea dei promotori è prospettata una ragionevole eventualità di c.d. "sfiducia costruttiva" in caso di crisi governativa e di possibilità della "revoca del ministro", se in dissenso riguardo la linea d'indirizzo politico del Ministero, comunque nel prioritario favore del cambiamento, indispensabile quanto opportuno, della vigente legge elettorale per le elezioni delle due Camere. Bensì, si avanza una più problematica adozione di "premierato", mediante l'indicazione del voto popolare del Presidente del Consiglio all'atto di indizione dei comizi elettorali, poi con aggiuntive norme di scorrimento conseguenti, ove si determini l'ipotesi di mancata fiducia parlamentare (cfr., in partic., le condivisibili valutazioni di E. Balboni, Parola chiave: democrazia d'investitura, in lacostituzione.info, 26 gennaio 2024).
Tuttavia, come si è notato, è in campo l'assestamento circa quel panorama che il Presidente della Repubblica può notare e valutare dal suo osservatorio privilegiato del Paese in ordine ai fenomeni che riguardano le sfide democratiche, politiche, economiche e sociali. Quindi, in gioco si qualifica il costante esercizio delle sue diverse prerogative super partes, soprattutto, riferibili alla moral suasion, con interventi, gesti e moniti nello stile personale di utile, consolidato soft power del Capo dello Stato, custode e garante della Costituzione nelle molteplici "prestazioni di unità", "unificazione dei valori" e "bilanciamento razionalizzato tra poteri", fino all'arma dello scioglimento delle Camere, ex artt. 88-89 Cost, ove si configuri l'impasse nella governabilità, virtualmente risolubile solo con tale decretata extrema ratio (v., in partic., E. Cuccodoro, Il Capo dello Stato, protagonista neutrale, nel sistema costituzionale della crisi italiana, in Studi in onore di Francesco Gabriele, Bari, 2016, tomo I, specie p. 394 ss).
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Nel merito, giova rammentare, fra le notevoli considerazioni espresse in materia, il notevole richiamo pronunciato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha inteso rimarcare proprio la memoria all'ammonimento insito nelle puntuali parole del predecessore, Luigi Einaudi. "Dovere del Presidente della Repubblica evitare si pongano precedenti grazie ai quali accada o sembri accadere che egli non trasmetta al suo successore, immuni da ogni incrinatura, le facoltà che la Costituzione gli attribuisce". Ed ancora, egli ha poi aggiunto: "Sin dal suo messaggio alle Camere riunite in occasione del giuramento, giusto settant'anni or sono, il Presidente Einaudi ricordò il ruolo di 'tutore' dell'osservanza della legge fondamentale della Repubblica e sottolineò i principi solenni contenuti nella Costituzione". (Così, Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione dell'Anniversario del Giuramento e dell'entrata in carica del Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi; discorso pronunciato a Dogliani, il 12 maggio 2018, in riferimento a una "nota verbale", letta il 12 gennaio 1954, dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi per l'incontro con i presidenti dei gruppi parlamentari della DC, Aldo Moro e Stanislao Ceschi, a seguito delle dimissioni del Governo Pella).
(Sul punto cfr., E. Cuccodoro, Il Presidente di tutti. Prestazioni di unità, Roma, 2021, 27 ss; E. Cuccodoro, L. Leo, L'Italia del Presidente. Paese legale Paese reale, Maglie, 2022, passim; A. Pertici, Presidenti della Repubblica. Da De Nicola al secondo mandato di Mattarella, Bologna, 2022, p. 195 ss).
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Senza enfasi alcuna, pertanto, l'integrale valore di fedeltà alla Costituzione è segno della nostra sostanziata identità plurale, del peculiare raccordo fra le generazioni a presidio della libertà, dei diritti, della giustizia, contro ogni barbarie, prevaricazione e tirannia. Di sicuro, si possiede fra le nostre mani, non un "libro dei sogni"; ma pur nel bisogno di pienamente completarsi e attuarsi per lettera e spirito della sua energia programmatica quale forza che si amplifica e via via si espande, la Costituzione vive la storia della Nazione se le regole e i valori condivisi sono accolti dai cittadini e presenti nella esigenza di coesione della comunità, segno dei tempi della società più giusta e onesta del nostro Paese, anche più felice (L. Segre). Soprattutto, una "saggia Costituzione", che proprio va affermato con la fierezza delle parole di Sandro Pertini Costituente: "non ci è stata donata su un piatto d'argento da qualcuno…, non è caduta dal cielo, non è il frutto di una elaborazione di un gruppo di esperti dietro una scrivania. Essa è stata una conquista di tutto il popolo italiano, della sua storia, delle sue forze politiche; è scaturita direttamente dagli ideali e dalla cultura della Resistenza, dalla fede e dalle convinzioni di migliaia di morti antifascisti".
Ebbene, tutto ciò, al fine di stimolare la gioventù, le nostre ragazze, i nostri ragazzi, nel saper guardare lontano, consapevoli e forti in ragione dell'impegno ricevuto di piena cittadinanza: un affettuoso invito e incoraggiamento alla partecipazione democratica, sempre con umana comprensione di loro ragioni, proprie di questa età, pur nel dover riconoscere "il vuoto che c'è e che deve essere colmato", come nel genuino comunicare che fu attestazione di Aldo Moro e Sandro Pertini verso i giovani, i nuovi, migliori "alfieri" della Repubblica.
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