- Concetto di premierato e caratteri essenziali
- Il premierato nell'ordinamento italiano: alcune criticità
- Una non conclusione
Concetto di premierato e caratteri essenziali
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Con l'espressione Premierato o parlamentarismo a legittimazione diretta si intende mettere al centro della mappa istituzionale il Presidente del consiglio dei Ministri il quale viene designato direttamente dai cittadini unitamente alla elezione del partito di cui fa parte il medesimo (rectius la maggioranza al Governo).
Ciò soprattutto al fine di scongiurare fenomeni quali il rimpasto ovvero la creazione di cd Governi tecnici e/o rimpasti dell'ultimo minuto.
Viene in altri termini ripreso il concetto di democrazia rappresentativa e investitura istituzionale ex articolo 1 della nostra Costituzione il quale evoca quello di sovranità popolare cui fa da contrappeso quello di democrazia liberale. Questi concetti a loro volta fanno riferimento a norme procedurali risultanti da un accordo e/o compromesso in vista della risoluzione e/o mediazione degli interessi contrapposti dei diversi attori politicamente rilevanti all'interno del panorama politico/istituzionale.
Il premierato si basa sul sistema Presidenziale per eccellenza (di carattere britannico) il quale implica la coesistenza di 3 elementi fattoriali ovvero:
1) la coesistenza di un Capo dello Stato eletto direttamente dal popolo;
2) il doppio ruolo di Capo dello Stato e di Capo del Governo riunito in una medesima persona;
3) l'impossibilità per il Parlamento dotato della funzione legislativa di approvare una mozione di sfiducia che imponga le dimissioni dell'organo esecutivo (Governo).
Il premierato nell'ordinamento italiano: alcune criticità
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Nell'ambito della riforma italiana che caratterizza il premierato ruolo principale rivestono le cd formule elettorali che nell'assegnazione dei seggi privilegiano l'orientamento di maggioranza (anziché il metodo proporzionale come infra precisato).
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Se tuttavia si richiede che gli eletti debbano contare sulla maggioranza assoluta tutte le volte che i candidati sono più di due, è possibile che nessuno raggiunga la soglia e quindi che nessuno risulti eletto.
A questo problema si è ovviato con l'introduzione del doppio turno: nei collegi dove il primo turno di elezioni non ha prodotto l'assegnazione del seggio a maggioranza assoluta si procede (dopo un determinato lasso di tempo), ad un secondo turno in cui si dovrà necessariamente assegnare il seggio.
Se si vuole ottenere il risultato si dovrà ridurre il numero dei candidati a due, utilizzando lo strumento del ballottaggio cioè ammettendo, al secondo turno solo i due candidati piazzati meglio al primo.
Come supra precisato ne disegno di legge originario del premierato sono invece bandite le cosiddette formule proporzionali che sono volte a consentire una rappresentanza in parlamento di tutti gli orientamenti politici, in proporzione alla loro forza.
La maggior parte dei sistemi proporzionali adottano il voto di lista: candidati raggruppati su liste di partito sulle quali gli elettori devono esprimere il proprio voto.
Stabilito il principio per il quale i seggi devono essere assegnati in proporzione ai voti, resta da stabilire come effettuare il riparto (privilegiando anziché quella multipla del quoziente elettorale quelle dei resti e/o delle medie più alte).
La soluzione potrebbe essere allora quella di prevedere sistemi misti che combinano elementi derivati da sistemi elettorali ispirati a principi diversi. (per esempio possono essere accostati elementi di sistemi maggioritari e di sistemi proporzionali, collegi uninominali o plurinominali e cosi via).
Da qui si snoda l'importanza e il rinnovato ruolo della partitocrazia che andrebbe regolamentata ad hoc quanto a modalità e tipologie di decisioni da assumere anche e soprattutto a livello del singolo Statuto (da cui prende le mosse il singolo partito).
Il Presidente del Consiglio, che diventerebbe nominalmente Primo Ministro, dovrebbe essere frutto di una designazione popolare,attraverso il meccanismo elettorale maggioritario, che consente di indicare nel leader dello schieramento politico il candidato alla guida del Governo.
Ciò dovrebbe essere accompagnato altresì dalla possibilità di revoca o di mozione di sfiducia da parte dello stesso corpo elettorale della figura di Ministro eletta.
In poche parole tale possibilità dovrebbe essere teorizzata a livello costituzionale anche a livello normativo.
Da ultimo nei rapporti tra Capo dello Stato e Primo ministro (rectius Presidente del Consiglio) si paventa la concreta possibilità di un conflitto di interessi attuale e concreto tra le due anzidette figure.
Difatti il premier potrebbe far leva sulla sua legittimazione popolare per contestare l'esercizio da parte del presidente della Repubblica privo dei poteri di garanzia e moderazione; dai quali attriti il Presidente stesso potrebbe uscire perdente in mancanza di una sua diretta investitura popolare elettiva.
Una non conclusione
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La questione é allo stato attuale tutt'altro che risolta e presenta lacunosità e punti oscuri ancora da chiarire.
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