Un esame del quadro normativo e giurisprudenziale relativo alle infezioni contratte in ambiente ospedaliero, analizzando i profili di responsabilità delle strutture sanitarie e gli oneri probatori delle parti coinvolte

Le infezioni nosocomiali rappresentano un problema significativo nel contesto sanitario, con importanti implicazioni giuridiche.

Questo articolo vuole esaminare il quadro normativo e giurisprudenziale relativo alle infezioni contratte in ambiente ospedaliero, analizzando i profili di responsabilità delle strutture sanitarie e gli oneri probatori delle parti coinvolte.

Inquadramento normativo

La legge Gelli (art. 1) richiama l'art. 32 della Costituzione, sottolineando l'importanza della sicurezza delle cure come parte integrante del diritto alla salute. In questo contesto, la sicurezza non si limita più al solo "rischio clinico" legato alle attività propriamente cliniche, ma si estende a tutte le attività sanitarie, socio-sanitarie, assistenziali, organizzative e gestionali connesse.

Definizione e criteri di identificazione

Le infezioni correlate all'assistenza sono definite come "infezioni che si possono contrarre durante il ricovero in ospedale o la permanenza in una struttura sanitaria" (OMS). I criteri per identificare un'infezione come nosocomiale includono:

- Criterio temporale: il numero di giorni trascorsi dopo le dimissioni

- Criterio topografico: insorgenza dell'infezione nel sito chirurgico interessato dall'intervento

- Criterio clinico: specificità dell'infezione e misure di prevenzione necessarie

Responsabilità della struttura sanitaria

La giurisprudenza ha stabilito che la responsabilità della struttura sanitaria per le infezioni nosocomiali non è di natura oggettiva. La struttura, però, per essere dichiarata esente da responsabilità ha l'onere di dimostrare di aver adottato tutte le cautele previste dalle normative vigenti per prevenire l'insorgenza di patologie infettive e di aver applicato i protocolli di prevenzione nel caso specifico.

Onere probatorio

Il paziente ha l'onere di provare il nesso di causalità tra l'aggravamento della situazione patologica (o l'insorgenza di nuove patologie) e la condotta del sanitario. La struttura, invece, deve dimostrare di aver adottato tutte le cautele previste per prevenire l'insorgenza di patologie infettive.

Misure di prevenzione

La sentenza della Cassazione n. 6386/2023 elenca 13 misure di prevenzione che la struttura deve dimostrare di aver adottato, tra cui:

a) Protocolli di disinfezione, disinfestazione e sterilizzazione

b) Modalità di raccolta, lavaggio e disinfezione della biancheria

c) Smaltimento dei rifiuti solidi e liquidi

d) Caratteristiche della mensa e degli strumenti di distribuzione di cibo e bevande

e) Preparazione, conservazione e uso dei disinfettanti

f) Qualità dell'aria e degli impianti di condizionamento

g) Sistema di sorveglianza e notifica delle infezioni

Responsabilità soggettive

La sentenza citata specifica che non si tratta di responsabilità oggettiva.

I soggetti responsabili includono:

- Il Dirigente apicale: ha l'obbligo di indicare le regole cautelari e il dovere di sorveglianza

- Il Direttore sanitario: deve organizzare gli aspetti igienico e tecnico-sanitari

- Il Dirigente della struttura complessa: esecutore finale dei protocolli e delle linee guida

I compiti del CTU

Il Consulente Tecnico d'Ufficio non deve solo accertare il nesso di causa tra ricovero e infezione e quantificare i danni, ma deve anche verificare l'esistenza dei protocolli e la loro corretta attuazione secondo gli indici descritti.

Danni risarcibili e criteri di liquidazione

I danni risarcibili sono equiparabili alle altre fattispecie e includono la sofferenza umana e la perdita di chance. Per la liquidazione si applicano criteri di proporzionalità matematica e equità.

Il costo sociale e le statistiche

L'Italia risulta essere il paese europeo con il più alto numero di morti connesse alle infezioni correlate all'assistenza provocate da germi multi-resistenti agli antibiotici. Si contano circa 11.000 morti all'anno (1/3 di tutti i decessi) e 16 milioni di giorni di degenza aggiuntivi. Diversi sono i casi giurisprudenziali che hanno affrontato la questione sulle "infezioni nosocomiali".

Recenti decisioni giurisprudenziali hanno evidenziato l'importanza di un'analisi approfondita delle misure di prevenzione adottate dalla struttura e sono proprio le recenti pronunce che offrono un quadro di riferimento, una guida, per le strutture sanitarie nella prevenzione delle infezioni nosocomiali, fornendo ai pazienti una maggiore tutela e incentivando le stesse strutture a migliorare costantemente le proprie pratiche di prevenzione e la concreta attuazione dei protocolli. La gestione giuridica delle infezioni nosocomiali richiede un delicato bilanciamento tra la tutela del paziente e la necessità di non gravare eccessivamente sulle strutture sanitarie.

La giurisprudenza ha delineato un quadro che di fatto, pur non prevedendo una responsabilità oggettiva, impone alle strutture sanitarie un elevato standard di diligenza nella prevenzione e gestione di queste infezioni.


Avv. Ylli Pace

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