La Corte di Cassazione chiarisce i limiti dell'esenzione IMU per gli enti religiosi: solo per attività non commerciali


La Corte di Cassazione ha recentemente accolto il ricorso del Comune di Trento in merito all'obbligo di pagamento dell'IMU da parte di un istituto religioso, riaprendo la questione relativa all'esenzione dell'imposta municipale unica per gli enti religiosi.

Il contesto della vicenda

Il caso trae origine dalla richiesta del Comune di ottenere il pagamento dell'IMU per un immobile utilizzato dall'istituto per attività scolastiche. L'ente religioso aveva contestato tale richiesta, invocando il diritto all'esenzione previsto dalla normativa per gli enti non commerciali.


In primo grado, la Commissione Tributaria aveva accolto le ragioni dell'istituto, esentandolo dal pagamento dell'imposta. Tuttavia, il Comune ha impugnato la decisione e la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la precedente sentenza e rinviando la causa alla Commissione Tributaria per un nuovo esame.

Il quadro giurisprudenziale

La vicenda si inserisce in un contesto complesso e delicato, riguardante l'applicazione dell'IMU agli enti religiosi. La giurisprudenza della Corte di Cassazione, infatti, ha già stabilito in passato che le attività svolte da tali enti sono soggette all'imposta qualora abbiano carattere commerciale.


Con la sentenza n. 14225/2015, la Cassazione ha chiarito che le scuole paritarie gestite da enti religiosi, che prevedono il pagamento di una retta, devono corrispondere l'IMU, poiché svolgono attività di natura commerciale. A livello europeo, la Corte di Giustizia dell'Unione Europea, con una pronuncia del 2018, ha inoltre stabilito che l'Italia deve recuperare l'ICI non versata dalla Chiesa per attività non esclusivamente di culto.

Le implicazioni della sentenza

La recente decisione della Cassazione riafferma il principio secondo cui l'esenzione dall'IMU è limitata agli immobili destinati esclusivamente ad attività non commerciali, quali il culto religioso. Qualora un immobile sia utilizzato, anche solo parzialmente, per attività di carattere commerciale, l'esenzione non trova applicazione.


Questa pronuncia potrebbe influenzare altre controversie simili, fornendo un orientamento chiaro sui criteri per l'esenzione fiscale degli enti religiosi. L'obiettivo è tracciare una linea netta tra le attività di culto e quelle aventi scopo economico.

Conclusioni

La decisione della Corte rappresenta un ulteriore tassello nella complessa definizione del regime fiscale applicabile agli enti religiosi. Evidenzia l'importanza di un'interpretazione rigorosa della normativa vigente, per garantire il rispetto dei principi di equità e trasparenza fiscale.


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