La presenza di animali domestici all'interno dei condomini è una questione frequentemente oggetto di controversie tra vicini

Il diritto a detenere animali in condominio

L'art. 1138, comma 5, c.c., introdotto dalla riforma del condominio del 2012 (Legge 220/2012), stabilisce che il regolamento condominiale non può vietare la detenzione di animali domestici nelle singole unità abitative. Ciò significa che un regolamento contrattuale non può imporre un divieto generalizzato di possedere animali da compagnia, in quanto ciò inciderebbe sul diritto di proprietà del singolo condomino.

Tuttavia, tale disposizione si applica esclusivamente ai regolamenti condominiali di origine assembleare. Se il regolamento è di natura contrattuale (cioè approvato all'unanimità o predisposto dall'originario costruttore e accettato all'acquisto), può contenere limiti alla detenzione di animali, poiché essi rientrano nei patti liberamente sottoscritti tra le parti.

Limiti e obblighi del proprietario dell'animale

Sebbene il diritto di possedere animali domestici sia riconosciuto, il proprietario è tenuto a rispettare alcune regole per garantire la convivenza pacifica nel condominio. Tra i principali obblighi si segnalano:

• Rumori molesti: il proprietario deve evitare che l'animale arrechi disturbo, ad esempio con latrati continui o altri rumori eccessivi. In caso di disturbo prolungato e significativo, i vicini possono agire ai sensi dell'art. 844 c.c., che disciplina le immissioni intollerabili.

• Igiene e sicurezza: il condominio può prevedere norme per l'utilizzo degli spazi comuni, imponendo ad esempio l'uso del guinzaglio e della museruola per i cani nei corridoi, ascensori e cortili, o regole sulla raccolta delle deiezioni.

• Danni a cose o persone: il proprietario è responsabile per eventuali danni causati dall'animale, ai sensi dell'art. 2052 c.c., che prevede una responsabilità oggettiva a carico del detentore dell'animale, salvo prova del caso fortuito.

Spazi comuni e regolamento condominiale

Uno dei punti di maggiore conflittualità riguarda l'accesso degli animali alle parti comuni dell'edificio, come giardini, cortili e androni. Il regolamento può stabilire limiti all'uso di tali spazi, ma non può vietarne del tutto l'accesso agli animali domestici se ciò limiterebbe in modo eccessivo il diritto di proprietà del condomino.

La giurisprudenza ha spesso ribadito che eventuali restrizioni devono essere giustificate da esigenze concrete, come la sicurezza o l'igiene, e non possono essere discriminatorie. Inoltre, l'assemblea non può vietare l'ingresso degli animali domestici negli spazi comuni con una semplice delibera a maggioranza, poiché ciò inciderebbe sui diritti individuali dei proprietari.

Controversie e soluzioni possibili

Le liti condominiali legate alla presenza di animali domestici possono sfociare in contenziosi giudiziari, ma è consigliabile cercare una soluzione conciliativa prima di arrivare in tribunale. Tra gli strumenti a disposizione vi sono:

• Mediazione condominiale: il D.Lgs. 28/2010 ha reso obbligatoria la mediazione per le controversie condominiali, offrendo una via alternativa al contenzioso giudiziario.

• Intervento dell'amministratore: l'amministratore può richiamare il proprietario dell'animale al rispetto delle regole e, se necessario, convocare un'assemblea per discutere eventuali misure da adottare.

• Azione legale: nei casi più gravi, i condomini possono agire in giudizio per far cessare il comportamento lesivo, chiedendo il risarcimento del danno se vi sono elementi concreti di pregiudizio.

Conclusioni

Il diritto a possedere animali domestici in condominio è tutelato dalla legge, ma deve essere esercitato nel rispetto delle regole di civile convivenza. La chiave per evitare conflitti risiede nell'equilibrio tra i diritti individuali e le esigenze della collettività condominiale, favorendo sempre il dialogo e il buon senso.



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