Il Demanio marittimo: bene pubblico in evoluzione
Nel nostro ordinamento, il demanio marittimo è regolato dalla Legge n. 399 del 1998, che prevede che le concessioni su queste aree possano essere rilasciate per attività di tipo commerciale, come gli stabilimenti balneari. Tuttavia, l'affidamento di tali concessioni non è privo di sfide giuridiche. Le problematiche sorgono principalmente per la gestione delle concessioni demaniali marittime, che si caratterizzano per la difficoltà di conciliare l'uso pubblico dei beni con il diritto di sfruttamento economico da parte di soggetti privati.
In Italia, il modello prevalente fino a pochi anni fa prevedeva una gestione diretta da parte dello Stato o degli enti locali, con la possibilità di concedere a terzi l'uso di una parte del demanio marittimo per un periodo determinato. Sebbene tale sistema fosse ben consolidato, nel corso degli anni sono emersi problemi legati alla mancanza di concorrenza e alla trasparenza nelle procedure di concessione.
Le criticità legate alle concessioni: la visione dell'UE
Negli ultimi anni, l'Unione Europea ha sollevato dubbi sulla compatibilità del sistema italiano con i principi di concorrenza e non discriminazione sanciti dal Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea (TFUE). La Commissione Europea, infatti, ha ripetutamente criticato l'Italia per aver continuato ad affidare le concessioni senza procedura di gara, favorendo de facto i gestori storici, senza permettere l'ingresso di nuovi operatori.
Il parere della Commissione Europea (procedura di infrazione n. 2016/0143) ha messo in luce che, secondo la normativa europea, le concessioni demaniali marittime dovrebbero essere oggetto di procedure di gara competitive per garantire la trasparenza, l'uguaglianza di trattamento e il principio di concorrenza. L'assenza di gare d'appalto è stata considerata inadeguata, in quanto consente il perpetuarsi di una gestione monopolistica che va a discapito degli altri operatori economici, limitando l'accesso al mercato.
Tale critica è rafforzata dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea, che ha stabilito che le concessioni su beni pubblici, come quelle relative al demanio marittimo, devono essere oggetto di una procedura di gara aperta, a meno che non sussistano motivi straordinari che giustifichino l'esclusione di tale procedura.
Il caso italiano: proroghe e concessioni storiche
Una delle principali problematiche che emergono in Italia riguarda le proroghe delle concessioni storiche, che sono state più volte oggetto di ritardi e ritorni giuridici. Fino al 2017, infatti, molte concessioni demaniali marittime venivano prorogate automaticamente senza una nuova gara, alimentando il sistema di continuità gestionale che ha favorito i concessionari storici.
A seguito delle pressioni europee, il legislatore italiano è stato costretto ad adeguarsi, introducendo nuove norme con la Legge di Bilancio 2018, che prevede la necessità di procedura di gara per il rinnovo delle concessioni marittime, con l'esclusione della proroga automatica. Tuttavia, resta ancora aperta la questione delle proroghe temporanee e delle concessioni transitorie, che sollevano dubbi sulla compatibilità con i principi di concorrenza.
La proposta di riforma: equilibrio tra concorrenza e sostenibilità
Per evitare di incorrere nuovamente in procedimenti di infrazione, l'Italia potrebbe adottare un sistema di concessioni competitive che contempli periodi di transizione, permettendo ai gestori storici di continuare a gestire i beni in un contesto di giustizia e uguaglianza, ma con la garanzia che, al termine della concessione, si apra una gara pubblica.
Una soluzione intermedia potrebbe consistere nell'introduzione di criteri oggettivi che giustifichino le proroghe, basati non solo su fattori economici ma anche sulla qualità della gestione e sull'innovazione che il concessionario ha introdotto nel corso della sua gestione. In questo modo, pur mantenendo una certa continuità gestionale, si potrebbe al contempo garantire la libera concorrenza e l'accesso al mercato per nuovi operatori.
Una riforma necessaria
L'evoluzione normativa in materia di concessioni demaniali marittime deve affrontare con serietà le problematiche relative alla trasparenza, alla concorrenza e alla tutela dei beni pubblici, rimanendo comunque coerente con i principi di sostenibilità ambientale e equità sociale. Una riforma che favorisca una gestione equilibrata dei beni pubblici, senza penalizzare i gestori storici ma al contempo garantendo l'ingresso di nuovi operatori, è auspicabile non solo per evitare le sanzioni europee, ma anche per migliorare il sistema di gestione e valorizzazione del nostro patrimonio marittimo.
In questa ottica, è fondamentale che il legislatore italiano continui a lavorare per coniugare i principi costituzionali e europei con le necessità di utilizzo razionale e sostenibile dei beni pubblici, garantendo il rispetto delle normative comunitarie e il rispetto delle esigenze economiche e sociali.