L'andamento del mercato
I dati recentemente presentati durante l'XI Forum Wine monitor di Nomisma rivelano che, dopo il ridimensionamento sensibile dei consumi mondiali di vino registrato nel 2023, il 2024 ha confermato il trend negativo. Nel mercato interno, l'inflazione e il cambiamento delle abitudini di consumo (la maggior parte dei consumi di vino è ancora sostenuto dagli over 60) hanno fatto registrare una riduzione degli acquisti di vino di quasi il -2% nel canale della grande distribuzione.
Tuttavia, sul fronte degli scambi internazionali si sono registrate variazioni positive per Stati Uniti, Canada, Cina e Brasile. Inoltre, l'export vinicolo dall'Italia è cresciuto in nuovi mercati come l'Est Europa e l'America Latina.
Il Vinitaly
In tale contesto di mercato è logico che il roboante annuncio dell'imposizione dei dazi anche sui vini da parte degli Stati Uniti abbia creato allarme tra gli addetti ai lavori che dal 6 al 9 aprile si incontrano al Vinitaly, il Salone internazionale del vino e dei distillati giunto alla sua 57 esima edizione.
L'evento, per i produttori e i consorzi di tutela delle DOP e delle IGP, sarà sicuramente l'occasione per incontrare i buyers e gli addetti ai lavori e, al netto di ogni allarmismo e dei sensazionalistici annunci provenienti da oltre oceano, individuare le migliori strategie per affrontare i problemi del comparto vitivinicolo.
L'enoturismo
Una delle soluzioni alla crisi del settore è certamente rappresentata dall'Enoturismo. Le più recenti ricerche (si vedano i Report redatti da Roberta Garibaldi, presidente di Associazione italiana Turismo Enogastronomico), infatti, rivelano che il consumatore non intende più il vino come prodotto di consumo quotidiano, bensì come prodotto da degustare in cantina, in modo da fare un'esperienza articolata e complessa che lo metta in connessione con un intero territorio e la sua cultura. In particolare, il numero di turisti italiani che ha visitato i luoghi del vino è passato dal 60% del 2021 al 77% del 2025. E le potenzialità del settore sono ancora molte.
Per tale motivo, per la prima volta quest'anno si svolgerà il Vinitaly Tourism un'evento che ospiterà 64 cantine, 16 buyer tra tour operator, agenzie di viaggio, online travel agency provenienti da Stati Uniti, Germania, Spagna e Italia e 174 matching b2b in formato speed date, e conferenze sul tema.
La normativa in materia di enoturismo
Ma come si organizza un'attività enoturistica" L'enoturismo per la prima volta è definito nella legge n. 205 del 27 dicembre 2017 dove l'art. 1 comma 502 stabilisce che «Con il termine « enoturismo » si intendono tutte le attività di conoscenza del vino espletate nel luogo di produzione, le visite nei luoghi di coltura, di produzione o di esposizione degli strumenti utili alla coltivazione della vite, la degustazione e la commercializzazione delle produzioni vinicole aziendali, anche in abbinamento ad alimenti, le iniziative a carattere didattico e ricreativo nell'ambito delle cantine. »
In attuazione di quanto previsto dal comma 504 dell'art.1, il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e del Turismo ha adottato il Decreto del 12 marzo 2019 con il quale ha dettato le Linee guida e gli indirizzi in merito ai requisiti e agli standard minimi di qualità per l'esercizio dell'attività enoturistica.
Il Decreto precisa che l'attività enoturistica, è giuridicamente considerata attività agricola connessa, ai sensi del terzo comma dell'art. 2135 c.c. ove sia svolta dall'imprenditore agricolo, singolo o associato.
Da un punto di vista fiscale allo svolgimento dell'attività enoturistica si applicano le disposizioni valide per gli agriturismi dettate dall'articolo 5 della legge 30 dicembre 1991, n. 413.
Esplicando la definizione di enoturismo in precedenza riportata, il Decreto Ministeriale precisa che sono considerate attività enoturistiche, tutte le attività formative ed informative rivolte alle produzioni vitivinicole del territorio e la conoscenza del vino, con particolare riguardo alle indicazioni geografiche (DOP, IGP) nel cui areale si svolge l'attività, quali, a titolo esemplificativo, le visite guidate ai vigneti di pertinenza dell'azienda, alle cantine, le visite nei luoghi di esposizione degli strumenti utili alla coltivazione della vite, della storia e della pratica dell'attività vitivinicola ed enologica in genere; le iniziative di carattere didattico, culturale e ricreativo svolte nell'ambito delle cantine e dei vigneti, ivi compresa la vendemmia didattica; le attività di degustazione e commercializzazione delle produzioni vitivinicole aziendali, anche in abbinamento ad alimenti.
L'art. 2 stabilisce che l'abbinamento ai prodotti vitivinicoli aziendali finalizzato alla degustazione deve avvenire con prodotti agro-alimentari freddi preparati dall'azienda stessa, anche manipolati o trasformati, pronti per il consumo, nel rispetto delle discipline e delle condizioni e dei requisiti igienico-sanitari previsti dalla normativa vigente e, prevalentemente, legati alle produzioni locali e tipiche della regione in cui è svolta l'attività enoturistica: DOP, IGP, STG, prodotti di montagna, prodotti che rientrano nei sistemi di certificazione regionali riconosciuti dalla UE, prodotti agroalimentari tradizionali presenti nell'elenco nazionale pubblicato ed aggiornato annualmente dal Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, della regione in cui è svolta l'attività enoturistica.
L'attività di degustazione non può in alcun modo trasformarsi in ristorazione.
Il Decreto in esame stabilisce, altresì, che un'attività enoturistica deve rispondere ad una serie di standard qualitativi, tra i quali è compresa l'apertura settimanale o anche stagionale di un minimo di tre giorni, all'interno dei quali possono essere compresi la domenica, i giorni prefestivi e festivi, un sistema di prenotazione delle visite, preferibilmente informatico, una cartellonistica informativa chiara. Inoltre, l'azienda che voglia svolgere attività enoturistica deve mettere a disposizione materiale informativo in almeno tre lingue che riguardi la propria attività e i prodotti tipici locali, nonché le attrazioni e bellezze turistiche, artistiche, architettoniche e paesaggistiche del territorio.
Naturalmente l'azienda deve avere ambienti dedicati e adeguatamente attrezzati per l'accoglienza e per la tipologia di attività in concreto svolte, e personale addetto all'accoglienza e alle degustazioni, adeguatamente formato. A tal proposito lo stesso Decreto prevede che le Regioni organizzino la formazione teorico-pratica per le aziende e per gli addetti.
Sulla base di tali linee guida ciascuna Regione, con tempistiche molto diverse (si pensi che la Campania ha approvato la legge sull'enoturismo solo a dicembre 2024) ha provveduto ad adottare una legge per l'attività di Enoturismo, individuando in modo specifico, i soggetti che possono svolgerla, gli adempimenti burocratici da effettuare e implementando strumenti di vigilanza e controllo e sanzioni per il mancato rispetto delle norme.
Conclusioni
Il potenziale dell'enoturismo, dunque, è alto, soprattutto per il rilancio economico delle aree rurali interne del Paese che sono afflitte dal fenomeno della desertificazione produttiva e umana. Tuttavia, ancora una volta, si evidenziano limiti, anche organizzativi e logistici (come, ad esempio, i trasporti e la viabilità), che possono essere superati solo attraverso azioni di sistema che permettano di attrarre flussi turistici e attraverso il supporto di professionisti competenti.
Dott.ssa Alfonsina Biscardi
Consulente per le attività degli studi legali