I disastri bellici del '900 indussero gli Stati a concordare delle regole comuni atte a prevenire o eliminare eventuali controversie ed evitare così il flagello delle guerre mediante una preventiva composizione pacifica


Venne così realizzata la Carta delle Nazioni Unite nella quale è espressamente vietata "la minaccia o l'uso della forza" (art. 5), definita "crimine internazionale supremo". Alla forza, è possibile ricorrere solo dietro autorizzazione specifica del Consiglio di Sicurezza.
Questa Carta costituisce il documento fondante del diritto internazionale. Sulla sua base sono stati realizzati altri importanti Trattati: per la messa al bando degli esperimenti nucleari, la Convenzione sul genocidio, la Convenzione sulle armi biologiche, la Convenzione sul diritto del mare, ecc.
Sono stati altresì realizzati fondamentali organismi internazionali complementari, come la Corte internazionale di Giustizia, la Corte penale internazionale ed altri, tutti finalizzati a creare una rete di norme e istituzioni atti ad evitare nelle relazioni fra Stati eventi traumatici e tragici.
Questo risultato però, come possiamo constatare ogni giorno, non è stato raggiunto.
L'osservanza di questo insieme di regole, ovviamente privo di un corrispondente apparato di cogenza, è rimesso al senso di responsabilità e di correttezza dei singoli Stati, con i connessi rischi.
Naturalmente, "Rinunciare allo Stato di Diritto nelle relazioni internazionali significa condannare l'umanità ad una prospettiva di sofferenza e distruzione" (M. d'Escoto) e, per l'appunto, avviene che questi principi e queste regole di corretta convivenza non sono rispettati da tutti. Vi sono alcuni Stati che agiscono come meglio credono, privilegiando il loro "interesse nazionale", spesso neppure definito con chiarezza.
Già dichiarare preminente l'interesse nazionale nei rapporti con gli altri membri della collettività internazionale è indice di cieca irresponsabilità, e proprio ciò che il diritto internazionale voleva evitare.
Questi Stati anomali, che badano solo al loro tornaconto e fanno ciò che fa loro comodo, sono: Stati Uniti, Regno Unito e Israele.
Se i parametri applicati nel processo di Norimberga fossero oggi applicati, i relativi governi dovrebbero da tempo essere giudicati colpevoli e condannati.
In questo poco lodevole gruppetto primeggiano gli Stati Uniti il cui elenco di crimini di guerra è senza fine. Indecenti i proditori bombardamenti, causa di milioni di morti, di Nicaragua, Grenada, Cuba, El Salvador, Panama, Repubblica Dominicana, Somalia, Libia, Sudan, Montenegro, Serbia, Kosovo, Bosnia, Siria, Libano, Iraq, Kuwait, Iran, Yemen, Pakistan, Afghanistan, Giappone, Cambogia, Vietnam, Laos, Indonesia, Corea del Nord.
A propria discrezione, gli Stati Uniti sono intervenuti con la forza per rovesciare governi legittimamente eletti, come in Iran con Mossadeq e in tanti altri casi soprattutto in America Latina. Hanno eseguito brutali controinsurrezioni, tra cui spicca per efferatezza il caso della Grecia del dopoguerra, dove hanno demolito la resistenza antinazista e ripristinato l'ordine precedente al costo di 160 mila vite umane. In Italia, hanno imposto che tutti i Prefetti fascisti rimanessero al loro posto.
Oggi, invocano un ordine internazionale "basato sulle regole", ma l'unica regola che sono disposti a rispettare è il loro proprio interesse, che li spinge sfacciatamente a interferenze globali.
Gli Stati Uniti, secondo un recente sondaggio a livello mondiale, vengono considerati una minaccia per la pace e il più autentico "stato canaglia" esistente.
In effetti non si contano i casi di interferenze in altre nazioni per cercare, anche con delitti veri e propri, di instaurare regimi "amici" o evitarne di sgraditi. Inquietante il caso, in Italia, della irrisolta eliminazione, dopo le minacce di Kissinger, di Moro e, successivamente, di Piersanti Mattarella, che intendeva proseguirne il progetto politico (associare al governo il Partito Comunista). Ma casi analoghi si riscontrano in tutto il globo (vedi, particolarmente atroce, il caso di Gheddafi).
Possiamo anche ricordare la strage di S.Salvador, universalmente dimenticata. Sei intellettuali gesuiti, vennero trucidati nella Università Cattolica, dove insegnavano, dal battaglione Atlacatl, i cui membri erano stati addestrati presso la Kennedy Special Warfare School nella Carolina del Nord.
A Falluja, in Iraq, i marines, entrati nel Policlinico, misero i pazienti legati sul pavimento e poi li trascinarono fuori violando grossolanamente la Convenzione di Ginevra. Il pretesto fu che l'ospedale era una centrale di propaganda poichè diffondeva notizie false sul numero delle vittime dell'intervento americano.
Da ultimo, hanno rovesciato in Ukraina un governo legittimamente eletto e delegittimato in Romania esiti elettorali contrari alla adesione del Paese alla Nato.
Ufficialmente, tutti questi comportamenti illegali vengono esecrati e condannati dai vertici Usa, però solo nel caso che vengano compiuti da altri Stati, non graditi.
Gli americani si sono procurati l'immunità internazionale. Quando, nel 1946, aderirono alla Corte Internazionale di Giustizia, posero la riserva di non essere giudicati in base ai Trattati internazionali, cioè la Carta delle Nazioni Unite, le Convenzioni di Ginevra, ecc. Così, quando il Nicaragua denunciò gli Usa presso la Corte per le attività terroristiche svolte sul suo territorio finanziando e addestrando i Contras, le accuse vennero accantonate.
Eguale sorte ebbero le denunce della Serbia per i bombardamenti sui civili.
Il principio-guida che connota l'atteggiamento internazionale degli Stati Uniti (e degli altri due Stati sopra citati) è quello della forza: poichè tra noi io sono il più forte, faccio quello che voglio e stabilisco io le regole delle relazioni reciproche.
Praticamente, e giuridicamente, questi Stati, autoattribuendosi l'impunità derivante da una forza militare nei casi specifici superiore, si sono posti al di fuori della collettività internazionale, dalla quale tuttavia pretendono accoglienza e collaborazione. Il valore "etico" superiore per loro è soltanto il proprio crudo interesse materiale che, in definitiva, si traduce in vantaggi economici.

2.- E' da porre in rilievo che questi comportamenti criminali non hanno nulla a che fare con la volontà popolare. Emerge cioè il quesito della formazione delle decisioni dello Stato.
In una società democratica, come tale, dovrebbe essere il popolo a decidere sia le leggi, sia la politica estera.
In realtà, il sistema politico, anche quello "democratico", funziona senza la partecipazione dei cittadini. La politica interna ed estera vengono progettate e attuate da piccoli gruppi di interesse, da centri d'affari costituiti da rappresentanti di grandi aziende, banche, società di investimento, molto attivi a tutelare e incentivare i loro profitti. E' una sorta di concentrato del capitale con disponibilità molto elevate che consentono agevolmente di corrompere i vertici dei partiti e, quindi, di avere in mano le decisioni politiche interne ed esterne.
Gli orientamenti della maggioranza vengono semplicemente ignorati.
In una vera democrazia, come è ovvio, il ruolo guida nella formazione delle decisioni attinenti la collettività dovrebbe appartenere ai cittadini cui deono essere garantite partecipazione e dibattito.
"La politica è l'ombra proiettata sulla società dalle grandi imprese" (J.Dewey). "La differenza essenziale fra monarchia e repubblica consiste nel fatto che, nella prima, il mondo burocratico opprime e taglieggia il popolo per il profitto dei privilegiati in nome del sovrano. Nella repubblica, opprime e spoglia il popolo a profitto delle medesime tasche, ma in nome della volontà del popolo" (M. Bakunin, Stato e anarchia, Feltrinelli, 2009).
Le decisioni vengono prese dai ricchi, per favorire i ricchi.
Negli Stati Uniti questa impostazione politico-sociale è ai suoi massimi livelli e vi troviamo anche i relativi capiscuola e teorizzatori. Merita quindi esaminare dettagliatamente questa paradigmatica esemplificazione.
Il padre della Cosituzione americana, J. Madison (celebrato da un ritratto sulla cartamoneta) afferma esplicitamente che il potere politico deve essere consegnato e rimanere nelle mani dei ricchi e che è preciso compito del governo "proteggere le minoranze dei ricchi dalla maggioranza, che è malvagia e incapace" e che non opera per il bene del Paese. Proteggere i ricchi significa consegnare il potere nelle loro mani.
Occorre, diceva poi R. Niebuhr, consigliere per gli affari esteri, prendere atto "della stupidità dell'uomo medio" per cui è necessario fornire alla massa le "ipersemplificazioni emotivamente coinvolgenti" atte a "mantenere in riga la plebaglia" motivandola opportunamente.
Il senatore Tom Cotton dell'Arkansas ha candidamente dichiarato che, se una cosa è positiva per gli Stati Uniti, è ben più importante che sia legittima, democratica e moralmente corretta. "Fare del male agli altri per favorire noi stessi è legittimo". Gli Usa debbono appoggiare le dittature se queste fanno la volontà deggli Usa stessi. Non conta se un paese è democratico, ma se è filoamericano.
Ovviamente, più la ricchezza si concentra, più si accentra il potere. Non a caso, vengono emanate leggi che favoriscono il monopolio in ogni campo. La conseguenza è che il piccolo commercio va scomparendo e ciò, oltre a cancellare la facoltà di scelta del consumatore, abolisce la concorrenza, consentendo al più forte di fissare a piacere i prezzi dei beni, danneggiando il consumatore.
L'obbiettivo di fondo è sempre lo stesso: privatizzare, deregolamentare, controllare il potere esecutivo indebolendone le ramificazioni dedicate alle necessità sociali, in modo da abbassare la spesa pubblica. Far approvare normative che consentano una rete di prelievi dalla collettività sistematici ed estesi, come con le concessioni autostradali, la gestione dei servizi fondamentali, ecc.
E' una concezione sociale di stampo oscurantista che vede nella società due classi distinte: gli "uomini di qualità", cui spetta prendere le decisioni e gli "estranei, ignoranti e ficcanaso" (W. Lippmann), la cui funzione è di essere "spettatori interessati", ma non partecipanti.
Non importa cosa pensano i cittadini: non spetta a loro decidere, Anzi, devono essere tenuti lontani dalle decisioni.
Di fatto, con il sistema politico attuale, l'elettore, dopo il voto, manca completamente di canali che facilitino il dibattito e l'espressione della sua volontà.
Ne sono un esempio oggi le spese militari, il cui incremento è universalmente deprecato, preferendosi ovunque un aumento della spesa sociale, dell'istruzione, della sanità, della assistenza.
Ma sempre ed ovunque si assiste invece ad un incremento, a volte massiccio, delle spese militari, per i grandi benefici e profitti che l'élite economica ne trae.
In Italia è significativo l'esempio, in questo settore, della guerra in Ukraina. La grandissima maggioranza dei cittadini vorrebbe che si agisse decisamente a favore della pace, mentre invece il governo continua a inviare armi e sostegno finanziario.
3.- Questo alterato ordine politico-sociale che abbiamo messo in rilievo, si avvale, in tutto l' Occidente, di una articolata propaganda, in atto da molti decenni, intesa a plasmare l'opinione pubblica mondiale per evitare la rivoluzione delle masse, convincendole che le nazioni occidentali, integrate nel sistema liberistico, sono paladine della pace e della democrazia, quando hanno invece pesanti scheletri negli armadi per il feroce colonialismo messo in atto a suo tempo.
Questa propaganda è molto articolata e sofisticata, e dotata di travestimenti ideologici ed etici.
Sulla spinta di precisi interessi economici, è stato creato, nella opinione pubblica, un muro ideologico di separazione tra i "Buoni" e i "Cattivi". I primi sono i Paesi che hanno adottato il neolibrismo e le conseguenti strutture sociali.
I Cattivi sono invece i Paesi che, principalmente nell'Est europeo e in Asia non si sono adattati a farsi sfruttare le risorse di cui dispongono.
Uno degli espedienti più utilizzati dalla propaganda è poi la fabbricazione di un "nemico" al fine, da un lato, di compattare gli elettori e, dall'altro, avere l'occasione di proporsi come i salvatori,
In definitiva, è stato creato un mondo unipolare, nel quale è stato abolito qualunque confronto di idee. I cittadini del cosidetto Occidente, indottrinati e manipolati dalla propaganda, conoscono un'unica ideologia: il fondamentalismo di mercato.
Il lavaggio collettivo del cervello ha costruito nelle menti dei cittadini due "grandi nemici": Russia e Cina. E, in genere, tutti i Paesi contrari al sistema liberistico. Chi dissente è emarginato.
E' stato instaurato un sistema di censura (in alcuni casi preventiva). La libera critica nei media è fortemente inibita. Il giornalismo investigativo è solo un sogno.
I giornalisti non vengono interessati alla realtà dei fatti poichè il compito loro assegnato è diffondere e pubblicizzare le "informazioni" che vengono loro confezionate e fornite.
Le grandi (e piccole) testate dei media, dagli anni trenta tutte di proprietà di uomini d'affari che ne hanno cancellato l'indipendenza, lo spirito critico e l'impegno sociale, curano con estrema attenzione l'effettuazione di un approfondito controllo delle notizie da diffondere, conferendo loro una impostazione ideologica di fondo che depositi nei lettori delle convinzioni di base. Per fare un marginale esempio: viene comunemente adottata l'espressione "guerra a Gaza" quando, in realtà non si tratta affatto di una guerra (che presuppone uno scontro fra milizie armate) bensì di una operazione di pulizia etnica.
Comunque, sistematicamente, le notizie sgradite vengono radicalmente cancellate.
E' parere di A. Vltchek (importante giornalista e reporter) che i popoli occidentali siano i più indottrinati e i meno informati del pianeta.
Sul piano culturale, si può affermare che è stata formata una sorta di bolla unipolare dalla quale è escluso ogni confronto di idee, di ideali e di ideologie. Manca ad esempio qualunque cognizione di quella che è la visione del mondo esistente in Cina o Russia.
I popoli occidentali sono imbevuti della "ideologia di mercato" e questa solo concepiscono.
Non è così in Cina, Russia e altre nazioni dell'Est dove, nelle librerie, si trovano studi e ricerche sulla visione occidentale della società, offrendo potenzialmente una panoramica critica.
La propaganda occidentale cerca invece di insinuarsi in questi Paesi per tentare di dividere la società, magnificando l'ideologia liberista e cercando di fare proseliti.
Ma la Russia, in particolare, non è affatto quella tigre pronta ad aggredire che viene ad arte comunemente rappresentata. E lo ha dimostrato con decisioni importanti. Si è ritirata da Berlino, ha acconsentito alla riunificazione delle due Germanie, ha dissolto l'Unione Sovietica, consentendo che i Paesi aggregati diventassero autonomi. Da rilevare che la Russia non ha minimamente depredato i Paesi satelliti del blocco sovietico, come sarebbe invece avvenuto se, al suo posto, si fossero trovati gli Stati Uniti. Alcuni di quei Paesi, si noti, erano anche più ricchi della Russia di allora ed è un caso unico al mondo che il vertice del gruppo di nazioni collegate sia più povero dei Paesi "colonizzati".
L'apparato delle pubbliche relazioni ha tra i suoi principali obbiettivi le elezioni ed opera in modo approfondito per deviare gli orientamenti degli elettori diffondendo anche falsità e distorsioni della realtà così da spingerli a scelte inappropriate.
Questa deriva va ampliandosi e il basso tenore di vita delle masse va peggiorando sempre di più. Per schiacciare i gruppi popolari a tendenza nazionalistica e democratica, gli Stati Uniti usano d'abitudine stabilire approfonditi contatti con le gerarchie militari delle nazioni che vogliono controllare, cui prospettano l'ascesa al potere politico.
Nel contempo, cercano di prendere il controllo, come in Italia, dei servizi di intelligence. Se un qualsivoglia regime mette in pericolo i privilegi degli investitori, deve essere con ogni mezzo cancellato. Qualora invece questi privilegi vengano tutelati e protetti, allora i relativi regimi verranno aiutati, anche se colpevoli di assassinii e torture.
Certi interventi e certe decisioni politiche non vengono sottoposti ad un preventivo giudizio morale: interessa solo che ottengano esiti positivi per il capitale.
4.- Affinchè invece siano i cittadini a decidere in ordine ai loro interessi, restituendo legittimità all'ordine politico-sociale, è inanzitutto necessario abolire l'attuale sistema dei partiti, così come sono ora strutturati in modo verticistico e gerarchico, e la loro connessa rete di intrecci.
Indispensabile innanzitutto creare dei movimenti politici, assolutamente privi di caratteri gerarchici e di pretese ideologiche. Il tempo delle ideologie è passato.
Ogni decisione all'interno di questi movimenti deve essere sempre collettiva, anche eventualmente ricorrendo a ben controllati mezzi elettronici di comunicazione.
Ogni risoluzione, scelta o provvedimento deve comportare il coinvolgimento diretto di tutti i partecipanti i quali dovranno personalmente scegliere i loro rappresentanti nelle assemblee legislative, con i quali si dovrà instaurare e mantenere un rapporto continuativo.
In secondo luogo, un basilare fattore correttivo è costituito dalla radicale cessazione di ogni rapporto con fondi investimento e altri organismi finanziari analoghi.
Occorre disseccare le fonti del potere, Bisogna cioè interrompere il flusso di denaro che dalla collettività va ai centri finanziari. Una forma di prelievo sistematico e generalizzato.
Fondamentale acquisire la prassi di evitare l'acquisto di beni o servizi da fornitori legati a grandi catene di distribuzione, come agenzie immobiliari, centri di servizi, ecc., evitando anche i locali facenti parte di filiere: pizzerie, bar, ristoranti, hamburgherie, e così via.
Indispensabile estromettere il capitale privato (spesso straniero) dalle aziende che forniscono servizi alla collettività, dai trasporti ai rifiuti ai fornitori di gas, acqua (!), elettricità, ecc. Occorre rimuovere ogni privatizzazione, ripristinando la proprietà pubblica. Necessario altresì ridimensionare la sanità privata, che attira gli elementi migliori e abolire la rete di istituti per l'assistenza agli anziani, gestita da gruppi finanziari speculativi.

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