Un articolo di Stefano Sylos Labini e Giovanni Scanagatta su come riavviare l'economia attraverso lo strumento della moneta fiscale

Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo per i lettori di LIA (Law In Action) un articolo che è apparso sull'edizione domenicale del 6 aprile del prestigioso quotidiano L'Avvenire riguardante la tematica della Moneta Fiscale, tanto cara a uno degli Autori, Stefano Sylos Labini, che ci chiede oggi di divulgarla anche ai lettori della rubrica. Stefano Sylos Labini, del Gruppo Moneta Fiscale, è un habitué di questo quotidiano, mentre Giovanni Scanagatta è professore di Politica economica presso l'Università di Roma "La Sapienza".

Buona lettura con un ringraziamento a Stefano per la passione con cui approfondisce uno strumento che sarebbe utilissimo per riavviare la nostra economia.

Moneta Fiscale e investimenti per riavviare lo sviluppo della nostra economia

E' lo strumento più adatto per rimettere in moto la crescita del Paese

Giovanni Scanagatta* Stefano Sylos Labini**

I dazi di Trump impongono di sostituire la domanda estera con quella interna. Ma il Patto di Stabilità ci impedisce qualsiasi capacità di manovra. Per questi motivi è molto interessante richiamare l'esperienza della Germania negli anni '30.

Nel 1933 la Germania si trovava in una situazione economica disastrosa, con un crollo del prodotto interno lordo dell'8% nel biennio 1931-1932 e un tasso di disoccupazione del 25%.

Si trattava delle conseguenze economiche della crisi del 1929 e, soprattutto, del pagamento dei debiti di guerra imposto alla Germania con il Trattato di Versailles del 1919. I francesi erano in testa nell'imporre ai tedeschi queste pesantissime condizioni. Anche Keynes si era scagliato contro questa insipienza e poca lungimiranza dei vincitori della prima guerra mondiale che guardavano unicamente ai loro interessi nazionali.

La cifra per le riparazioni dei danni di guerra veniva quantificata in 33 miliardi di dollari, un peso insopportabile per la Germania che avrebbe dovuto comprimere i consumi e gli investimenti interni a tal punto da liberare tante risorse per le esportazioni, necessarie per ottenere la valuta per pagare i debiti imposti dal Trattato.

Queste condizioni economiche disastrose favorirono l'ascesa del nazismo che riuscì a mettere in moto una crescita formidabile nel periodo 1933-38 consentendo di arrivare alla piena occupazione e poi - purtroppo - di scatenare la seconda guerra mondiale.

Artefice di questo miracolo fu Hjalmar Schacht, Presidente della Banca Centrale tedesca e ministro dell'Economia. L'idea fu quella di creare il credito prima della moneta, anticipando la produzione futura di beni. In questo sistema venivano emesse cambiali-tratte dai fornitori dello Stato che erano accettate dalla società MEFO (Metallurgische Forschungsgesellschaft), una società formalmente privata ma controllata dallo Stato, con possibilità di scontarle presso la Banca Centrale al tasso del 4%. Le cambiali tratte scontate figuravano all'attivo del bilancio della Banca Centrale tedesca ed erano controbilanciate dalla creazione di moneta di base che figurava al passivo.

Ciò permise una spettacolare ripresa dell'economia e dell'occupazione, con settori trainanti rappresentati dall'edilizia, dall'automobile, dalla metallurgia e poi, in misura via via crescente, dal settore militare. La moneta fiduciaria in circolazione per le imprese si protrasse per quasi un quinquennio, raggiungendo nel 1938 il totale di 12 miliardi di marchi.

Possiamo considerare l'esperienza tedesca degli anni trenta come la madre della moneta fiscale sperimentata dall'Italia dalla pandemia. Si tratta, come è noto, di crediti fiscali trasferibili dilazionati su cinque o dieci anni, emessi a fronte di lavori di ristrutturazione nell'edilizia, scontabili presso il sistema bancario. La cessione del credito ha permesso di sfruttare lo sconto in fattura poiché una parte del pagamento veniva corrisposto alle imprese con gli sconti fiscali. In questo modo lo Stato ha potuto finanziare l'economia senza anticipare euro e le fasce meno abbienti hanno aumentato immediatamente il loro potere d'acquisto poiché potevano ridurre l'esborso in euro per i lavori di ristrutturazione.

I dati confermano gli effetti della moneta fiscale sulla dinamica degli investimenti nel settore dell'edilizia, sullo sviluppo economico e sull'andamento del rapporto debito/Pil che, dal picco della pandemia nel 2020, si è ridotto di quasi 20 punti percentuali nel 2023 passando dal 154,1 al 134,6%.

L'importo dei crediti d'imposta trasferibili emessi nel settore edile nel periodo 2020-2023 ha raggiunto circa 200 miliardi di euro, una cifra notevole ma dilazionata in cinque o dieci anni, consentendo di compensare la riduzione delle entrate fiscali prodotte dall'esercizio dei crediti d'imposta con maggiori entrate innescate dalla crescita economica. Inoltre, se consideriamo che ogni anno lo Stato italiano raccoglie circa 900 miliardi di euro tra entrate tributarie e contributi previdenziali, possiamo constatare l'ampia capacità di assorbimento del mercato degli sconti fiscali. Poiché i crediti fiscali emessi nel settore edilizio sono dilazionati su diversi anni, il loro impatto sulla crescita dell'economia va ben oltre il completamento dei lavori, andando ad esaurirsi nel momento in cui vengono portati in compensazione. Più i crediti fiscali circolano, maggiori saranno i benefici per l'attività economica e per le entrate dello Stato.

Nel 2024 la cessione del credito è stata eliminata a causa di errori macroscopici nella gestione di questo strumento che invece doveva essere messo a punto ed esteso anche al settore industriale e all'acquisto di beni di consumo a basso impatto ambientale: se gli incentivi fiscali rimangono fermi non hanno alcun impatto sull'economia finché non vengono esercitati per pagare meno tasse. È interessante sottolineare che i crediti d'imposta trasferibili sono ora utilizzati negli Stati Uniti per finanziare la transizione ecologica.

In un Paese come il nostro in cui oltre il 70% degli italiani è proprietario della casa in cui abita, rispetto a percentuali molto più basse degli altri paesi dell'Unione europea, è fondamentale puntare sulla valorizzazione del patrimonio immobiliare rendendolo sempre più compatibile con i requisiti di natura ecologica (green deal) ed è indispensabile rilanciare gli investimenti industriali. La moneta fiscale è lo strumento più adatto per rimettere in moto il processo di accumulazione, sviluppo e occupazione nel nostro paese.


*Professore di Politica economica e monetaria all'Università di Roma "La Sapienza"

**Gruppo Moneta Fiscale

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