Nel caso in cui il ricovero in ospedale avvenga in una camera a pagamento, la visita medica non si paga. E' quanto sottolinea la Corte di Cassazione (prima sezione civile sent 18453/2007) dando ragione ad un paziente che si era visto addebitare "con le spese di degenza in una camera speciale imposta dalla carenza di posti nelle corsie ordinarie gratuite, anche il corrispettivo delle prestazioni dei medici in regime libero professionale".
Secondo la Corte, occorre fare riferimento al il D.Lgs 502 del '92 per il quale "va tenuta distinta la richiesta di ricovero in camera a pagamento da quella di ricovero in regime libero-professionale".
Per la Cassazione, viola tale legge "la predisposizione della Usl di una clausola contrattuale per la quale colui che la sottoscrive, nell'impegnarsi a pagare la camera, deve necessariamente obbligarsi anche a corrispondere il compenso per l'assistenza libero professionale dei medici ospedalieri, perche' tale conseguenza - spiegano gli Ermellini - a differenza di quanto si afferma nella premessa della dichiarazione che il ricoverato ha sottoscritto, non puo' ritenersi automatica e obbligatoria, in base alle previsioni della normativa vigente".
La norma, spiega la Corte, prevere "la istituzione di camere a pagamento, con richiesta dell'assistenza a carico del Servizio Sanitario Nazionale, che deve esere offerta, insieme e in alternativa a quella libero professionale, dei presidi ospedalieri ai pazienti".
Giusta la sentenza, commenta Carlo Lusenti, segretario nazionale dei medici ospedalieri dell'Anaao 'La norma di comportamento piu' diffusa e' che al paziente che voglia pagare siano offerte due possibilita': comprare solo un miglior trattamento alberghiero o 'acquistare' anche la scelta del professionista'.
Anche Teresa Petrangolini, segretario generale di 'Cittadinanzattiva-Tribunale per il diritto del malato', ha commentato positivamente la Sentenza della Corte.
Secondo la Petrangolini, che ha rilasciato un'intervista ad AdnKronos Salute, il cittadino che sceglie il ricovero a pagamento ha diritto anche a un preventivo dettagliato e non può essere obbligato a pagare altre prestazioni mediche per il solo fatto di aver scelto una stanza a pagamento. Spesso, siega la Petrangolini "manca l'informazione ai pazienti, che in molti casi si trovano a pagare, oltre al comfort alberghiero richiesto, anche altre prestazioni'. "Per evitare sorprese - continua - i cittadini devono imparare a tutelarsi e pretendere un preventivo con tutte le voci, che deve essere sempre sottoscritto. E deve essere ben chiaro che il servizio alberghiero non c'entra con la prestazione del medico'.
Secondo la Corte, occorre fare riferimento al il D.Lgs 502 del '92 per il quale "va tenuta distinta la richiesta di ricovero in camera a pagamento da quella di ricovero in regime libero-professionale".
Per la Cassazione, viola tale legge "la predisposizione della Usl di una clausola contrattuale per la quale colui che la sottoscrive, nell'impegnarsi a pagare la camera, deve necessariamente obbligarsi anche a corrispondere il compenso per l'assistenza libero professionale dei medici ospedalieri, perche' tale conseguenza - spiegano gli Ermellini - a differenza di quanto si afferma nella premessa della dichiarazione che il ricoverato ha sottoscritto, non puo' ritenersi automatica e obbligatoria, in base alle previsioni della normativa vigente".
La norma, spiega la Corte, prevere "la istituzione di camere a pagamento, con richiesta dell'assistenza a carico del Servizio Sanitario Nazionale, che deve esere offerta, insieme e in alternativa a quella libero professionale, dei presidi ospedalieri ai pazienti".
Giusta la sentenza, commenta Carlo Lusenti, segretario nazionale dei medici ospedalieri dell'Anaao 'La norma di comportamento piu' diffusa e' che al paziente che voglia pagare siano offerte due possibilita': comprare solo un miglior trattamento alberghiero o 'acquistare' anche la scelta del professionista'.
Anche Teresa Petrangolini, segretario generale di 'Cittadinanzattiva-Tribunale per il diritto del malato', ha commentato positivamente la Sentenza della Corte.
Secondo la Petrangolini, che ha rilasciato un'intervista ad AdnKronos Salute, il cittadino che sceglie il ricovero a pagamento ha diritto anche a un preventivo dettagliato e non può essere obbligato a pagare altre prestazioni mediche per il solo fatto di aver scelto una stanza a pagamento. Spesso, siega la Petrangolini "manca l'informazione ai pazienti, che in molti casi si trovano a pagare, oltre al comfort alberghiero richiesto, anche altre prestazioni'. "Per evitare sorprese - continua - i cittadini devono imparare a tutelarsi e pretendere un preventivo con tutte le voci, che deve essere sempre sottoscritto. E deve essere ben chiaro che il servizio alberghiero non c'entra con la prestazione del medico'.
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