Neppure all'interno di una coppia "regolarmente" sposata, si può rivendicare il diritto a prestazioni sessuali. Imporre un amplesso quindi è sempre violenza sessuale.
E' quanto ricorda la Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione (Sent. 35408/2007) che ha così confermato la condanna a 4 anni di reclusione nei confronti di un "esuberante" marito che aveva più volte costretto la moglie a subire rapporti sessuali contro la sua volontà.
Secondo gli Ermellini, si deve considerare violenza sessuale "qualsiasi forma di costringimento psico-fisico idonea ad incidere sull'altrui libertà di autodeterminazione, a nulla rilevando l'esistenza di un rapporto di coppia coniugale o paraconiugale tra le parti". Nel caso esaminato dalla Corte l'apparente assenso al rapporto era dovuto al fatto che la donna "non aveva altra scelta che tentare di assecondarlo volta per volta, evitando di suscitare in lui ulteriori occasioni di ira gia' avutesi in passato".
E' quanto ricorda la Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione (Sent. 35408/2007) che ha così confermato la condanna a 4 anni di reclusione nei confronti di un "esuberante" marito che aveva più volte costretto la moglie a subire rapporti sessuali contro la sua volontà.
Secondo gli Ermellini, si deve considerare violenza sessuale "qualsiasi forma di costringimento psico-fisico idonea ad incidere sull'altrui libertà di autodeterminazione, a nulla rilevando l'esistenza di un rapporto di coppia coniugale o paraconiugale tra le parti". Nel caso esaminato dalla Corte l'apparente assenso al rapporto era dovuto al fatto che la donna "non aveva altra scelta che tentare di assecondarlo volta per volta, evitando di suscitare in lui ulteriori occasioni di ira gia' avutesi in passato".
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