Ciò che per noi non costituisce una minaccia, può diventarlo per per un immigrato. E' quanto evidenzia una sentenza della quinta sezione penale della Corte di Cassazione (n. 46405/2007) che invita ad una maggiore tolleranza nei confronti degli extracomunitari spesso preoccupati per possibili interventi repressivi. La "manifestata volonta' di chiamare la polizia - scrive la Corte - se appare irrilevante per un cittadino italiano che non si sia macchiato di alcun reato, potrebbe costituire una minaccia quando venga rivolta nei confronti di un cittadino extracomunitario, che, anche se estraneo a quel fatto specifico, spesso si trova in condizioni di difficolta' e, comunque, di preoccupazione per l'intervento repressivo della pubblica autorita'". Nella sentenza la Corte si è occupata del caso di una sorvegliante di un supermercato che i giudici di merito avevano condannato per sequestro di persona ai danni di una cittadina extracomunitaria. La donna era stata accusata di aver riposto nella borsetta un rossetto prelevato da un banco di vendita e percio' "dopo che quest'ultima ebbe superato la linea delle casse", la sorvegliante "la invito' a seguirla in altro locale del supermercato per i necessari controlli". I controlli però diedero esito negativo e l'immigrata veniva trattenuta nel supermercato in attesa dell'arrivo della polizia mai convocata. Il giudizio di primo grado si concludeva con una sentenza di assoluzione, mentre in grado d'appello la sorvegliante veniva condannata per il reato di sequestro di persona in quanto, in assenza di refurtiva, la donna era stata ingiustamente trattenuta nel supermercato. La nostra concittadina si era rivolta alla Cassazione sostenendo che il suo comportamento era finalizzato a indurre l'immigrata a confessare il reato. La Suprema Corte, ha respinto il ricorso evidenziando che la limitazione della liberta' fisica dell'immigrata non fu motivata. Nella motivazione si legge che "la manifestata volonta' di chiamare la polizia, effettuata dopo l'esito negativo dei controlli, o meglio l'invito ad attendere l'arrivo della polizia, mai in realta' sollecitato, se appare irrilevante per un cittadino italiano che non si sia macchiato di alcun reato, potrebbe costituire minaccia se e' rivolto nei confronti di un cittadino extracomunitario". La Corte spiega inoltre che l'esito negativo dei controlli avrebbe dovuto consigliare alla sorvegliante "un atteggiamento diverso non essendovi piu' alcun motivo per trattenere" l'immigrata nei locali del supermercato. Sarà ora un'altra sezione della Corte d'Appello a riesaminare il caso per verificare se sussista anche l'ipotesi di violenza privata nei confronti della donna costretta "a confessare il preteso e presumibilmente inesistente furto".
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