La prima sezione penale della Corte di Cassazione (sentenza 12716/2008) ha stabilito che la demenza senile risulta, in certi casi, incompatibile con il regime penitenziario ed ha così accolto il ricorso di un indagato di Palermo che chiedeva di sostituire la custodia in carcere con gli arresti domiciliari proprio per le sue condizioni di salute mentale. I giudici della Corte hanno così disposto un nuovo processo per riesaminare la vicenda sottolineando che 'la demenza necessita di una valutazione particolare onde verificare se il detenuto possa rendersi conto di cio' che accade e della sua condizione di costrizione fisica, anche ai fini di valutarne la pericolosita' ai fini della sussistenza delle esigenze cautelari'. In precedenza il Tribunale della libertà aveva negato la sostituzione della custodia in carcere sul presupposto che la demenza potesse essere curata in carcere. Di diverso avviso la Corte di Cassazione che nella motivazione evidenzia come la possibilita' effettuare adeguate cure deve essere esaminata anche in concreto, "al fine di verificare se le doglianze della difesa sull'inerzia della struttura carceraria siano effettive e quale ne sia il motivo'.
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