Roma (Adnkronos) - Il sesso e' una 'realta' positiva' a patto che quando si e' in pubblico resti 'nel proprio ordine naturale' e non sconfini. Nel rispetto del 'comune senso del pudore'. Ad addentrarsi nella materia dell'eros, i giudici della Corte di Cassazione che fissano i limiti entro i quali deve rimanere la liberta' sessuale. A sollecitare il loro intervento. i guai giudiziari del regista Tinto Brass coinvolto in un procedimento penale conseguente al lancio pubblicitario del suo film 'Fermo posta Tinto Brass' del settembre '95. Il regista, giunto al Lido di Venezia con le cinque attrici del film che arrivarono 'nude' e 'seminude', per presentare l'ultima fatica cinematografica ai media, alla presenza anche 'di persone comuni e di minori', non si era limitato 'a mimare alcune scene sul corpo delle ragazze, ma palpeggio' ripetutamente i seni, i glutei, i genitali delle stesse ed ancor piu' si spinse' oltre. Il tutto documentato da fotografie e immagini che rimasero agli atti della polizia. La vicenda e' finita in un'aula di giustizia dove a Brass (e alle attrici) veniva contestato il reato di atti osceni in luogo pubblico (previsto dall'art. 527 c.p.). Imputazione che il Tribunale di Venezia, con sentenza del gennaio 2000, modificava nel piu' tenue reato di atti contrari alla pubblica decenza. Rilevante nel fare decidere i giudici in questa direzione la spiegazione addotta dallo stesso Brass che aveva avuto modo di sostenere che 'nei confronti della materia sesso ed erotismo c'e' un certo pregiudizio o preconcetto da parte di certe elite culturali che non riconoscono valenze di nobilta' culturale alla materia'.
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