La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione (Sent. n. 35862/2008) ha stabilito che è da considerarsi sempre aggressione il comportamento violento del marito e ciò anche se questo viene provocato da comportamenti aggressivi della moglie. In particolare, gli Ermellini hanno precisato che "il reato di maltrattamenti ben può evidenziarsi anche in un contesto familiare caratterizzato da forti tensioni ascrivibili ad entrambi i protagonisti della vicenda, tra i quali viene a crearsi un clima di reciproca insofferenza e intollerabilità, considerato che anche una tale situazione deve essere comunque gestita con equilibrio, nel rispetto delle regole di civile convivenza e della dignità fisica e morale della persona e non legittima reazioni che insistono su condotte abitualmente proiettate alla aggressione, alla mortificazione e all'umiliazione della controparte".
La Corte ha poi aggiunto che "la provocazione del soggetto passivo […] e, in astratto, compatibile con il reato di maltrattamenti, ma non è causa di esclusione dello stesso, che può essere attenuato nelle conseguenze sanzionatorie in relazione soltanto ai singoli episodi ai quali la stessa inerisce, evenienza questa estranea al caso in esame, non avente ad oggetto l'aspetto penale della vicenda".
La Corte ha poi aggiunto che "la provocazione del soggetto passivo […] e, in astratto, compatibile con il reato di maltrattamenti, ma non è causa di esclusione dello stesso, che può essere attenuato nelle conseguenze sanzionatorie in relazione soltanto ai singoli episodi ai quali la stessa inerisce, evenienza questa estranea al caso in esame, non avente ad oggetto l'aspetto penale della vicenda".
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