E' stato assolto dalla Corte di Cassazione un editore che aveva minacciato di rivelare dossier "scottanti". Il fatto non costituisce reato secondo Piazza Cavour che ha così annullato una condanna precedentemente inflitta dai giudici di merito. Il motivo? "L'espressione" utilizzata dall'editore "non e' oggettivamente tale da tradursi nella prospettazione di un male futuro. O meglio, puo' esserlo ma solo nella misura in cui la disponibilita' di un dossier in mani a terzi sia per pregressi comportamenti illeciti o manchevolezze poste in essere dal destinatario, oggettivamente capace di tradursi nella prospettazione di un male futuro e di spiegare, quindi, capacita' intimidatoria per le possibili conseguenze pregiudizievoli scaturenti dalla minacciata e paventata divulgazione del relativo contenuto". Questa condizione secondo la Corte manca nel caso in questione e ciò "rende l'affermazione meramente ipotetica, temeraria e provocatoria inidonea all'integrazione degli estremi della minaccia". Nella vicenda in esame, infatti, il soggetto che avrebbe dovuto essere spaventato dalla presentazione di un dossier scottante "non aveva scheletri nell'armadio" e quindi non poteva essere "intimorito dall'espressione".
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