Bar e ospedali sono come la casa e vanno considerati luoghi di privata dimora. E' quanto afferma la Corte di Cassazione in una sentenza (n. 43378/2008) relativa a un furto avvenuto in ospedale. La refurtiva? Un portafoglio con dentro un bigliettone da 100 euro che era stato sottratto ad una dipendente del nosocomio di Borgo Valsugana in provincia di Trento. Il furto era avvenuto nella sala del personale ospedaliero ed era costato la condanna del reo a tre mesi di reclusione e a 40 euro di multa per il reato di 'furto in abitazione'. Rivolgendosi alla Corte l'imputato ha tentato di alleggerire la sua posizione sostenendo che il furto non era avvenuto all'interno di una abitazione e che quindi si sarebbe trattato di un furto semplice. La Corte ha respinto il ricorso, spiegando che "ai fini della sussitenza del delitto di furto in abitazione per luogo destinato a privata dimora debba intendersi qualsiasi luogo in cui una persona si trattenga, in modo permanente oppure transitorio e contingente, per compiere atti di vita privata o attivita' lavorative". I "luoghi di privata dimora" spiegano gli Ermellini, posson essere anche gli esercizi pubblici come i bar "quando, cessato l'orario di apertura, il proprietario si trattenga all'interno". Corretta dunque la qualificazione del fatto operata dai giudici di merito su un furto che, evidenzia la Corte, ha avuto ad oggetto "beni personali che il dipendente dell'ospedale aveva lasciato nei locali della struttura".
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