Azzardare un paragone con l'ex stagista di Bill Clinton, Monica Lewinski oggi può costare caro. Secondo la Cassazione infatti in tal modo si commette un reato di diffamazione che da anche diritto al risarcimento dei danni. La quinta sezione penale della Corte (sentenza 44887/2008) ha rilevato infatti che il paragone con la Lewinski e' 'gravemente offensivo' per una donna e su queste basi ha accolto il ricorso di una signora pugliese che era stata accusata da un avvocato di fare delle 'farneticazioni uterine' e di avere una 'natura lewinskiana'. La vicenda finiva davanti al giudice di pace che però aveva assolto l'imputato ritenendo che l'espressione non si dovesse considerare offensiva. In secondo grado il Tribunale bocciando la decisione del Giudice di Pace riconosceva che in effetti in quelle espressioni poteva ravvisarsi il reato di diffamazione. Anche la sentenza del Tribunale però non aveva soddisfatto la donna perché non aveva tenuto conto in pieno delle sue richieste avanzate come parte civile costituita. Insomma c'è voluto l'intervento della Cassazione per riconoscere finalmente alla donna il diritto ad essere integralmente indennizzata. La Corte non ha mancato di rimarcare come l'espressione 'farneticazioni uterine' è frutto di un retaggio maschilista e gravemente offensivo e che l'attribuzione di una 'natura lewinskiana' è gravemente lesiva della reputazione. Di tale connotazione di gravità dovrà tenere conto ora il Tribunale di Foggia 'ai fini della quantificazione del danno'.
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