Linea dura della Cassazione contro l'abitudine di fare regali per gli 'aiutini' ottenuti ai concorsi. Una pratica di questo tipo, secondo la Corte (sentenza 46065/2008) non è affatto un gesto di cortesia ma una vera e propria retribuzione di un atto corruttivo. Gli ermellini, hanno così confermato la condanna per corruzione nei confronti di due commissarie del concorso per l'assegnazione a cattedre di scuola elementare per aver alterato la procedura di assegnazione di un candidato alla commissione cui doveva presentarsi per sostenere gli esami orali. In particolare era stata pilotata l'assegnazione del candidato alla commissione di cui faceva parte il commissario che aveva accettato di favorirne la valutazione. Le due done avevano ricevuto in regalo dal padre del candidato dei gioielli di valore. Già in primo grado il Tribunale aveva inflitto una condanna per corruzione ad 1 anno e 6 mesi di reclusione, alle due commissarie d'esame e al padre dell'aspirante maestro e il verdetto era stato confermato in appello. In Cassazione gli imputati avevano sostenuto che i doni sarebbero stati delgi omaggi di pura cortesia. La Corte, che ha respinto i ricorsi, ha evidenziato che "l'indicazione, fornita dal componente di una delle commissioni di esame di concorso pubblico a un candidato, dell'espediente da seguire per eludere il risultato del sorteggio della commissione di assegnazione e ottenere un sorteggio suplletivo apparente, con estrazione diretta ed enunciazione, indipendentemente da quello effettivamente estratto, del numero corrispondente alla commissione di cui il commissario stesso e' componente, non costituisce un mero consiglio, penalmente irrilevante, bensi' il suggerimento di un metodo illegale da seguire in vista dello scopo concordato".
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