D'ora in avanti i professori dovranno fare particolare attenzione ad evitare "argomenti spinti" durante le lezioni. La Corte di Cassazione infatti ha equiparato alla violenza sessuale le "confidenze intime" che un professore fa alle sue allieve. La Corte (sentenza n.46360/2008) ha confermato la condanna ad un anno e quattro mesi di reclusione per il reato previsto e punito dall'art. 609 bis C. P. nei confronti di un professore di scuola media che durante le lezioni aveva fatto delle "confidenze sulle sue esperienze sessuali, coniugali ed extraconiugali". Le alunne si erano sentite turbate dagli argomenti trattati dal loro insegnate. Ne era seguita una denuncia con la conseguente condanna per violenza sessuale inflitta in primo grado e in appello. Il docente si era poi rivolto alla Corte facendo leva sulle discordanze delle diverse testimonianze rese nel processo. I Giudici di Piazza Cavour hanno però respinto il ricorso ha sottolineando che i giudici di merito avevano legittimamente ravvisato nelle confidenze intime alle studentesse il reato violenza sessuale attraverso "un discorso giustificativo logico, corretto ed esaustivo". I primi giudici del resto erano pervenuti alla sentenza di condanna sulla base "della stessa ammissione dell'imputato, il quale aveva dichiarato di avere trattato con le ragazze alcuni argomenti 'troppo spinti' in tal modo offrendo conferma egli stesso al racconto delle minori che avevano detto di aver ricevuto dal professore confidenze sulle sue esperienze sessuali".
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