La Corte di Cassazione lancia un monito a tutti i colleghi di merito: gli immigrati non sono cittadini di serie B e in caso di morte per incidente stradale i familiari hanno diritto di chiedere e ottenere il risarcimento danni anche se sono residenti all'estero. Se si dovesse ragionare diversamente, spiega la Corte, 'ne conseguirebbe che la vita di uno straniero senza congiunti in Italia varrebbe molto meno di quella del cittadino italiano, pur essendogli attribuiti in vita gli stessi diritti, perché verrebbe escluso alcun rilievo alla sua valenza spirituale, che si traduce nei tanti doveri e diritti di relazione che ad altri soggetti vengono riconosciuti come produttivi di effetti giuridici dopo la morte'. Sulla scorta di questo principio la quarta sezione penale dela Corte ha accolto il ricorso di 9 familiari di un cittadino straniero morto a seguito ad un incidente stradale. La Corte d'Apello aveva negato ai familiari dela vittima il risarcimento del danno per la morte del loro congiunto sulla base del fatto che essi non erano residenti in Italia. Contro la decisione i familiari si sono rivolti alla Suprema Corte e Piazza Cavour ha accolto il loro ricorso sottolineando che negare il risarcimento equivarrebbe a negare il diritto di un immigrato ad essere 'tenuto in considerazione anche dopo la morte per la perdita che i suoi congiunti subiscono anche sotto il profilo economico'. In sostanza, concludono i Supremi Giudici, 'la perdita della vita umana non troverebbe alcuna forma di risarcimento, nonostante il rapporto del cittadino con lo Stato italiano non sia stato occasionale, ma dovuto ad una richiesta di lavoro di cui lo Stato italiano si è giovato'.
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